Le misure anti fake news dell'Europa saranno efficaci?

03 maggio 2018 / Di Andrea Lamperti / 0 Comments

L’Unione Europea si è pronunciata aspramente contro la pratica della diffusione di fake newsDa qui, le attese misure “anti fake news”, che presentano in particolare indicazioni e restrizioni per i diversi social network, oltre ad aiuti per i media tradizionali a sostenere l'informazione di qualità. Inoltre, viene indicata la nascita della prima piattaforma europea per la certificazione delle notizie che dovrà notificare la bontà delle informazioni e l’implementazione di un “codice di buone pratiche”, che verrà stilato entro l’estate 2018. Al momento, questo codice resta però ad adozione volontaria e non ha valore giuridico vincolante. Nei prossimi mesi, la Commissione Ue ne valuterà la sua applicazione e i possibili benefici, prima di farlo diventare a tutti gli effetti una nuova normativa.

Ad oggi, tra le misure suggerite vengono inserite la possibilità per gli utenti di verificare facilmente le fonti dei contenuti e di segnalare le possibili notizie false, la riduzione delle opzioni di targeting mirato per il marketing politico, la trasparenza dei contenuti politici sponsorizzati, l’aumento degli sforzi da parte delle piattaforme online nella chiusura di profili falsi, troll e bot che diffondono contenuti fake.

A valle di queste indicazioni e dei fatti che si sono susseguiti negli ultimi mesi in relazione alla “privacy digitale” e alle modalità di informazione, rimangono aperte alcune questioni:

  • come tutti gli enti terzi, bisognerà capire chi governerà e giudicherà l’operato di questa nuova piattaforma europea per la certificazione delle notizie. La storia (e non solo la politica o il mondo digitale) è piena di certificatori che certificano se stessi. Esistono già da tempo sistemi di “Fact Checking”, ossia realtà che verificano la veridicità delle notizie, ma non sono molto utilizzati nemmeno dal pubblico. In un settore in cui pochi grandi player internazionali governano tutte le fasi della filiera, come evitare che queste aziende possano influenzare anche la stessa fase di controllo?
  • questi interventi sembrano mirare solo alla “cura” di una malattia, intervenendo principalmente nella fase di distribuzione con un controllo “postumo” e check diretti sulle piattaforme. Non vengono invece indicate azioni mirate per una prevenzione direttamente alla fonte, alla produzione delle fake news stesse. L’evoluzione tecnologica inoltre complicherà ulteriormente lo scenario in quanto è già possibile realizzare “fake video”, ossia filmati con sovrapposizioni facciali non riconoscibili ad occhio nudo. Come fermare l’avanzata quindi di nuovi “fake media”?
  • infine, l’utilizzo di fake news è solo un lato della medaglia del più articolato meccanismo venuto alla luce in particolare dopo il caso di Facebook e Cambridge Analytica. L’altro lato, altrettanto importante, riguarda la possibilità di targetizzare le persone a cui indirizzare una determinata informazione (fake o non fake) e, quindi, la raccolta e l’utilizzo online delle informazioni di questi utenti per poterli meglio profilare. Il nuovo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che entrerà in vigore a livello europeo a fine maggio, aumenterà la complessità e la rigidità di raccolta, gestione e utilizzo di queste informazioni, ma potrebbe anche ridurre le capacità del mercato dei Media digitali che della profilazione e della personalizzazione dei contenuti ne ha fatto un vantaggio competitivo, creando opportunità e vantaggi sia per gli investitori che per gli utenti. Queste misure saranno in grado di proteggere privacy e diritto all’informazione degli utenti senza, al tempo stesso, bloccare un mercato che - a fronte di un utilizzo intelligente delle informazioni sugli utenti - può portare benefici alle aziende e agli utenti stessi?

 

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  • Autore

Direttore dell’Osservatorio Internet Media - Ricercatore presso gli Osservatori Digital Innovation dal 2011.