L’Italia in affanno non fa bene al Digital Advertising

10 maggio 2019 / Di Andrea Lamperti / 0 Comments

Un inizio d’anno in sordina, per il mercato italiano del digital advertising, che nel primo trimestre del 2019 si è rivelato al di sotto delle aspettative. È questo il sentiment che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano.

Un risultato in parte dovuto all’incerto andamento economico del Paese, in quanto molti grandi investitori internazionali decidono insieme alle proprie agenzie i relativi budget di spesa anche in base agli indicatori economici di ogni nazione. La recessione ha quindi influito sulla diminuzione complessiva degli investimenti in marketing in Italia, portando alcuni centri media a preferire l’acquisto dei tradizionali spazi televisivi rispetto al più innovativo canale digitale.

 

Il destino del Programmatic Advertising

Tutto questo si ripercuote anche sul mercato del programmatic advertising. Il trend di crescita è inferiore agli anni precedenti sia per una raggiunta maturità del mercato, sia per l'impatto che ha sugli investimenti pubblicitari (anche sul digital) la continua “corsa al ribasso” della stima di crescita del PIL italiano.

Per guardare il bicchiere sempre mezzo pieno, sul programmatic ci si aspettano grandi cose da altri mezzi che diventeranno sempre più “digitali”: radio/audio, cartellonistica Out Of Home e Tv. Al momento, in logica programmatic, è leggermente più avanti l’audio (soprattutto attraverso i servizi di accesso a cataloghi musicali in modalità freemium e alle digital Radio). Qualcosa si sta muovendo anche nell’OOH (Out Of Home), anche se tecnicamente non possiamo parlare ancora di Programmatic in quanto vengono utilizzati dati “rilevati a priori” rispetto all’audience effettivo di ogni impianto. È ancora presto, invece, per parlare di programmatic in televisione, anche se iniziamo a rilevare molto interesse (e qualche investimento) in logica Addressable Tv, che potrebbe essere il vero trend dirompente per il 2020.

  • Autore

Direttore dell’Osservatorio Internet Media - Ricercatore presso gli Osservatori Digital Innovation dal 2011.