Google cambia strategia: nasce Google Pay

18 gennaio 2018 / Di Ivano Asaro / 0 Comments

Google ha ufficialmente lanciato Google Pay, un nuovo servizio di pagamento a 360 gradi che permette agli utenti di effettuare pagamenti online, pagamenti all’interno di applicazioni, pagamenti contactless in negozio e di trasferire denaro ad altre persone in modalità p2p. L’utilizzatore potrà effettuare queste operazioni utilizzando le carte o il conto bancario registrati sul proprio account Google.

La vera novità non è, però, legata ai servizi offerti da Google (Google già permetteva di fare tutte le transazioni citate), ma all’operazione di rebranding e di consolidamento dei sistemi di pagamento precedenti. All’interno di Google Pay, infatti, sono stati inglobati i diversi sistemi di pagamento della società di Mountain View, tra tutti Android Pay e Google Wallet. Google Wallet, nato nel 2011 come sistema di pagamento Mobile NFC, ha permesso negli ultimi anni di inviare e ricevere denaro in ottica p2p. Il brand Android Pay, invece, è stato creato come spin-off di Google Wallet nel 2015, quando Google ha deciso di promuovere ed estendere a livello mondiale il servizio NFC, ed è ora presente in 17 Paesi. Il colosso americano, inoltre, lo scorso ottobre è entrato nel mercato dei pagamenti online col lancio di “Pay with Google”.

La decisione di consolidare i diversi sistemi sotto un unico cappello (esattamente al contrario di quanto fatto nel 2015 in occasione della nascita di Android Pay) e con un brand facilmente riconoscibile ed intuitivo, potrebbe avere diverse motivazioni, tutte comunque riconducibili ad una nuova e più decisa strategia di marketing.

Una di queste potrebbe essere, per esempio, la volontà di colmare il gap accumulato da Android Pay nei confronti dei principali competitor Apple Pay e Samsung Pay: il servizio di Google è il meno utilizzato dei tre all’interno dei rispettivi bacini di utenza. Secondo uno studio congiunto Pymnts-Infoscout, infatti, negli Stati Uniti solo l’11% dei potenziali utilizzatori l’ha provato contro il 14% di Samsung Pay e il 25% di Apple Pay; il livello di utilizzo sarebbe pari al 1,7% contro il 3% e il 5,7% di Samsung Pay e Apple Pay. Anche a livello mondiale - ma questo dipende anche dalla numerosità dei Paesi in cui i servizi sono stati lanciati - Android Pay risulta indietro rispetto ai competitor: secondo stime Juniper Research sono 24 milioni gli utenti di Android Pay contro i 34 di Samsung Pay (in 22 Paesi) e gli 87 di Apple Pay (in 20 Paesi).

Un’altra motivazione potrebbe essere legata all’intenzione di estendere il proprio servizio p2p, attualmente presente solo negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in India (col nome Tez), a tutti i Paesi che già hanno accolto il servizio NFC. Le sinergie di marketing di questi due servizi, p2p e NFC, possono, inoltre, essere sfruttate da Google nei lanci futuri e per “educare” coloro che utilizzano uno solo di questi due servizi.

La coesistenza di diverse soluzioni, infine, potrebbe creare confusione negli utenti e frustrare la loro esperienza d’uso. Essi, infatti, nonostante il fornitore sia sempre il medesimo, sono ad ora costretti a vivere esperienze di pagamento non lineari e a gestire diverse applicazioni e account.

 Ivano Asaro e Matteo Risi, Osservatorio Mobile Payment & Commerce

  • Autore

Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments