Nell'ultimo decennio, l'avvento di nuove tecnologie digitali ha modificato radicalmente le abitudini di pagamento dei cittadini di tutto il mondo. Molti operatori finanziari hanno trasformato i loro servizi, abbracciando la rivoluzione Fintech e le innovazioni tecnologiche che hanno investito l'intero ecosistema bancario e finanziario. Dopo l’esplosione della pandemia, poi, il trend dei pagamenti digitali - già in crescita da diversi anni - ha subito un’ulteriore e significativa spinta. In questo articolo, guidati dall' Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, comprenderemo definizione e caratteristiche delle Central Bank Digital Currencies.
Dalle Criptovalute alle CBDC
In questo scenario, generalmente guidato dalle banche e regolamentato dalle banche centrali, si sono inseriti vari progetti legati al mondo delle criptovalute, tra i quali anche lo sviluppo di valute digitali private dal valore stabile: le cosiddette stablecoin. Uno degli esempi che ha generato maggiore scalpore è Diem, promossa da Facebook e precedentemente nota come Libra.
Quella delle criptovalute, nel mondo dei pagamenti, potrebbe essere una rivoluzione in grado di scardinare radicalmente il sistema monetario tradizionale.
Le banche centrali fin da subito hanno dichiarato di non considerare le criptovalute una moneta e quindi ne hanno proibito alle banche l’utilizzo per i pagamenti quotidiani. Nonostante questa chiusura, il fenomeno ha accelerato l’interesse di molte banche centrali e autorità nazionali verso una versione digitale delle proprie valute chiamata Central Bank Digital Currencies, o CBDC. Le Central Bank Digital Currency, il cui acronimo è CBDC, nascono quindi per sfruttare alcune delle peculiarità delle criptovalute, come la programmabilità, ma in un ambiente regolamentato.
Una definizione di CBDC
Una Central Bank Digital Currency può essere definita come la rappresentazione digitale di una moneta fiat nazionale, intesa come moneta a corso legale, emessa e gestita da un’istituzione sovrana come la banca centrale. Si tratta quindi di una passività bancaria denominata in un'unità di conto esistente, accessibile a tutti, che funge sia da mezzo di scambio sia da riserva di valore. A differenza delle criptovalute e delle stablecoin, una CBDC è quindi direttamente sostenuta da un governo e rappresenta una passività della banca centrale.
Tuttavia, se la differenza con le criptovalute risulta di facile intuizione, non è sempre chiaro cosa renda una CBDC diversa dal denaro in forma elettronica che già oggi viene comunemente utilizzato per i pagamenti digitali.
Differenze tra digital currency e denaro in forma elettronica
Vi sono già oggi essenzialmente due tipologie di pagamenti elettronici: i pagamenti tramite banca (come bonifici o pagamenti tramite carte di credito o di debito) e i pagamenti tramite moneta elettronica.
- Nel caso di pagamenti tramite banca, la banca utilizza canali digitali per semplificare i pagamenti dei cittadini attraverso soldi depositati su un conto di una banca e movimentati dall’utente tramite bonifico o carta di pagamento.
- Il denaro in forma elettronica (anche definito e-money) è un saldo monetario registrato elettronicamente su una carta di pagamento o memorizzato in remoto su un server. La Bank of International Settlements - un’organizzazione internazionale per il coordinamento delle banche centrali di tutto il mondo - definisce la moneta elettronica come un meccanismo di pagamento di tipo “stored value” per l'esecuzione di trasferimenti di denaro in forma elettronica, ad esempio tramite i terminali pos dei punti vendita, direttamente tra due dispositivi, o anche attraverso reti informatiche come Internet. Il termine “stored value” significa che i fondi sono memorizzati sotto forma di dati, codificati in codice binario, ad esempio su una carta prepagata o in un wallet. I dati sono quindi mantenuti sui sistemi informatici dell'emittente della carta - ad esempio, una banca commerciale - la quale detiene una corrispondente passività verso i depositi della banca centrale.
È, quindi, importante sottolineare che, attualmente, i pagamenti elettronici (sia e-money sia pagamenti bancari) avvengono necessariamente con l’intermediazione di un attore di mercato (e.g. una banca privata, o un’istituzione finanziaria). Di conseguenza, l’attuale moneta elettronica è legata alla fallibilità delle istituzioni finanziarie che la gestiscono.
Le CBDC possono invece potenzialmente rappresentare una nuova forma di moneta in sostituzione al contante, definita come passività della banca centrale, utilizzabile nei pagamenti esattamente come le banconote. Si tratta quindi di una forma digitale del denaro contante, esente da ogni tipo di rischio perché sostenuta direttamente dalla banca centrale e potenzialmente gestita a pieno dagli stessi utenti. È necessario specificare che esistono ad oggi diverse configurazioni possibili per la realizzazione di una CBDC, alcune di esse non eliminano il ruolo delle banche retail nella gestione della moneta.
Cryptocurrency, stable coin, token e smart contract: scenari d’innovazione nei pagamenti
Le CBDC nel mondo: le iniziative delle banche centrali
Secondo un’indagine effettuata nel 2021 dalla Bank of International Settlements, l’86% delle 66 banche centrali intervistate hanno condotto attivamente ricerche sulle Central Bank Digital Currencies e il 14% si è dichiarato vicino al lancio di una propria valuta digitale.
Nel giugno 2021 l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano ha mappato 85 progetti CBDC, sviluppate da 65 banche centrali (il 36% del totale delle banche centrali nel mondo).
Finora, soltanto le Bahamas e i Caraibi Orientali hanno formalmente lanciato la propria CBDC, mentre altri Paesi sono in fase di sperimentazione avanzata. È il caso della Cina, che ha recentemente pubblicato un white paper sullo stato di avanzamento dello yuan digitale.
Digital Euro: a che punto siamo
Anche in Europa si parla da tempo di una possibile valuta digitale, denominata Digital Euro, con l'obiettivo di offrire ai cittadini una forma di pagamento sicura e adatta a un mondo digitale in continua evoluzione. Una moneta digitale che si affiancherebbe al contante, senza tuttavia sostituirlo.
A ottobre 2020, la Banca Centrale Europea ha lanciato una consultazione pubblica sull’Euro Digitale, ottenendo chiare indicazioni su ciò che cittadini e professionisti europei ritengono importante in una valuta digitale: in modo particolare la tutela della privacy nei trasferimenti monetari, seguita dalla sicurezza e dalla possibilità di utilizzarla in tutta l’eurozona, senza costi aggiuntivi e anche offline.
A seguito della consultazione, nel luglio 2021 la BCE ha avviato una prima fase investigativa del progetto Digital Euro della durata di due anni, nei quali verranno esaminati gli eventuali modelli di emissione e distribuzione di un Euro Digitale, le possibili infrastrutture tecnologiche e le implicazioni dal punto di vista della stabilità finanziaria dell’Eurosistema e della privacy dei cittadini.
Secondo Fabio Panetta, membro del Board della BCE a capo del progetto Digital Euro, l’eventuale rilascio di una CBDC europea avverrà tra non meno di cinque anni (2026). Al termine della attuale fase investigativa (2023), infatti, sarà avviato un successivo periodo di sperimentazione pratica della durata di ulteriori tre anni.
In Europa, comunque, non soltanto la BCE sta eseguendo ricerche e sperimentazioni sulle valute digitali: la Banque of France ha diffuso i risultati di diversi test di utilizzo di una CBDC per il mercato wholesale e recentemente la Banca d’Italia ha pubblicato un paper che illustra una possibile soluzione di Euro Digitale basato su DLT.
I vantaggi e le opportunità delle CBDC
L’introduzione delle Central Bank Digital Currencies comporterebbe diversi vantaggi. Tra i più comunemente citati vi è una più efficace inclusione dei cittadini che non hanno accesso ai servizi finanziari tradizionali (i cosiddetti “unbanked”), la semplificazione dei trasferimenti transfrontalieri o la riaffermazione del ruolo delle banche centrali e dei governi sulle politiche monetarie. Si tratta, però, di ottimizzazioni dello stadio attuale, miglioramenti incrementali al sistema economico-finanziario corrente, come trasferimenti più veloci e più economici.
Vi è tuttavia una ulteriore funzionalità realmente disruptive che le valute digitali potrebbero abilitare, spesso non opportunamente analizzata quando si parla di CBDC: la programmabilità.
La programmabilità non è un concetto completamente nuovo. In ambito bancario già da alcuni anni si lavora all’introduzione delle Open API per permettere la realizzazione di pagamenti programmabili anche a player non esclusivamente finanziari.
Ma con le CBDC si apre la possibilità di realizzare una moneta nativamente programmabile, senza quindi la necessità di implementare API. Questo tipo di moneta permetterebbe un vero cambio di paradigma, abilitando una programmabilità ancor più evoluta è ottenibile attraverso gli smart contract abilitati dalla tecnologia blockchain.
Questa consentirebbe l’inserimento di logiche di programmazione all’interno della moneta stessa, definendo regole di spendibilità incorporate nella moneta, oppure trasferimenti eseguiti automaticamente e innescati da eventi predeterminati (e.g., il rimborso di un biglietto aereo se il volo viene cancellato). Un altro esempio di applicazione di moneta programmabile è dato dal recente trend della finanza decentralizzata (DeFi), un settore esploso nell’estate 2020 che comprende un insieme di applicazioni e servizi finanziari sviluppati su piattaforme blockchain, che non necessitano di alcun intermediario finanziario.
L’emissione di una moneta nativamente programmabile potrebbe quindi abilitare una nuova classe di prodotti e servizi (finanziari e non). Ecco perché si parla di un possibile cambio di paradigma, con sviluppi possibili che risultano ad oggi ancora in parte inimmaginabili.
I rischi e i nodi da sciogliere delle CBDC
La comprensione delle caratteristiche delle CBDC permette di intuirne il potenziale. Tuttavia, prima del lancio a livello globale di uno strumento di questo tipo, rimangono ancora molte sfide aperte dal punto di vista tecnologico, economico e legislativo.
Restano infatti ancora da scogliere diversi nodi sulle caratteristiche tecniche delle CBDC: ad esempio, l’infrastruttura alla base potrebbe essere una tecnologia decentralizzata (Distributed Ledger Technology, o DLT), oppure basarsi sui sistemi centralizzati attualmente in uso per il regolamento dei pagamenti elettronici (come TIPS in Europa). Una CBDC può inoltre basarsi sui conti degli utenti (account-based CBDC), o su token elettronici come avviene per le criptovalute (token-based CBDC).
È necessario poi valutare attentamente i rischi dell’introduzione di valute digitali nel sistema economico mondiale. Dalle già citate implicazioni sulla privacy degli utenti, fino alle eventuali conseguenze sulla stabilità monetaria e dell’intero ecosistema bancario, che potrebbe perdere alcune quote di depositi da parte dei clienti e vedere modificato il suo ruolo.
In conclusione, le CBDC rappresentano senz’altro una interessante opportunità per governi e banche centrali, poiché l’adozione di questi strumenti potrà supportare gli obiettivi di politica monetaria e dare uno slancio alla digitalizzazione dei Paesi. Inoltre, per l'Europa in particolare, l'introduzione di una propria moneta digitale rappresenta anche un fattore strategico rilevante verso una maggiore indipendenza nella gestione dei pagamenti, che oggi sono spesso intermediati da società private non europee.
Valeria Portale, Jacopo Fracassi e Davide Ghezzi - Osservatorio Blockchain & Web3 e Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano
CBDC e stable coin: quali opportunità per banche, imprese, P.A. e cittadini
- Autore
Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments e dell'Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano
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