Web 3.0: cos'è il Web3, come funziona e quali sono le sue principali caratteristiche, le differenze tra Web2 e Web 3.0, il ruolo della tecnologia Blockchain in questo modello e delle sue potenzialità. Una guida realizzata dall'Osservatorio Blockchain & Web3 che aiuterà a comprendere al meglio i concetti principali e le tecnologie che guideranno il web del futuro.
Cos'è il web 3
Prima di dare una definizione di web 3.0 netta, bisognerà tornare alle origini e capire, innanzitutto, come è nato il web 3.0 e quale è stata la sua evoluzione.
fig.1 - In questa figura, le possibili opportunità derivanti dall'introduzione di un internet 3.0, ovvero un web decentralizzato.
L’evoluzione del Web: dal Web1 al Web2
Per spiegare cos’è il Web 3.0 bisogna, innanzitutto, conoscere le sue origini. Il termine Web nasce con l’introduzione del World Wide Web, il cui scopo era condividere dati tramite pagine web accessibili con collegamenti ipertestuali. Questa prima versione viene denominata Web1 oppure web statico. La sua evoluzione, durante gli anni, ha portato alla nascita di una nuova versione: il Web2, meglio noto anche con il nome di web dinamico.
La differenza principale sta nel contributo che l’utente fornisce: nel Web1 l’utente non ha modo di interagire né di fornire direttamente valore alle pagine online, mentre nel Web2 l’utente può interagire con le pagine web, produrre e condividere facilmente contenuti digitali testi, file audio, foto, video, oppure interi siti online.
Riassumendo:
WEB1
Chiamato anche World Wide Web o web statico, è stato il primo stadio del web che utilizziamo quotidianamente. L’utente aveva accesso alle pagine tramite collegamenti ipertestuali, non potendo però interagire con queste.
WEB2
Chiamato anche web dinamico, è l’evoluzione del World Wide Web (Web1). A differenza della precedente, questa nuova versione del web fornisce i mezzi all’utente per creare e condividere contenuti online in modo semplice e immediato.
Web3: storia, definizione e caratteristiche
La moderna concezione di Web 3.0 nasce nel 2014 quando Gavin Wood, fondatore di Polkadot – una piattaforma Blockchain progettata per supportare e connettere altre Blockchain operanti all’interno dello stesso ecosistema – e co-fondatore di Ethereum, pubblica due post sul blog Insights into a Modern World, teorizzando la creazione di un web decentralizzato.
In questi post, Wood si scaglia contro la necessità di affidare le informazioni personali alle organizzazioni centralizzate che tipicamente gestiscono i servizi online, specificando come, un qualsiasi ente centrale, sia inevitabilmente motivato a raccogliere e utilizzare il maggior numero possibile di dati sugli utenti che navigano in rete.
fig.2 - Le differenze tra un web centralizzato come il web 1.0 e web 2.0 e un web decentralizzato come il web 3.0.
La soluzione proposta è, dunque, un ripensamento dell’attuale versione del web, in cui gli utenti possano interagire mantenendo il controllo dei propri dati, senza rivelare la propria identità o altre informazioni potenzialmente sensibili come nome e cognome, e-mail, numero di telefono, ma anche gusti, abitudini o preferenze.
A testimonianza di questa criticità, Wood cita lo scandalo internazionale sulla sorveglianza di massa del 2013 noto come “Datagate”. Inchiesta che ha portato alla luce numerose informazioni sui sistemi di sorveglianza americani, che permettevano alla National Security Agency (l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti) di controllare le conversazioni effettuate online tra cittadini e istituzioni, proprio attraverso i servizi dei principali colossi del web come Facebook, Google, Apple, Microsoft, Yahoo, Skype.
Il Web 3.0 teorizzato da Gavin Wood può, quindi, essere definito come una nuova versione del web fondata su alcuni principi chiave come la decentralizzazione, la componibilità delle applicazioni, l’accessibilità dei servizi, la privacy dei dati, la possibilità per gli utenti di possedere e scambiare asset digitali e gestire la propria identità online senza intermediari.
Questo termine viene oggi usato per sottolineare la discontinuità rispetto al Web2 – fortemente centralizzato – in cui i dati, gli asset e le informazioni online transitano attraverso, e grazie al controllo di, entità terze. Questi attori, infatti, agiscono da intermediari, abilitando esperienze non realizzabili nel Web1. Fare login su siti diversi utilizzando lo stesso account (come l’autenticazione tramite Google), effettuare pagamenti per acquisti online, e fare investimenti finanziari sono solo alcuni esempi di attività che vengono eseguite quotidianamente dagli utenti in rete e che necessitano della presenza di intermediari.
Esistono diversi filoni di pensiero riguardo le tecnologie abilitanti del Web 3.0. Secondo l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, il pieno sviluppo di un Web 3.0 basato su decentralizzazione e componibilità dei servizi si realizzerà attraverso l’utilizzo di tecnologie Blockchain e sistemi di archiviazione decentralizzati dei dati online.
Come funziona il Web3?
La tecnologia e gli strumenti al servizio del Web3
Partiamo da una differenza sostanziale tra Web dinamico, cioè quello attuale, e quello che potrebbe diventare applicando le nuove tecnologie al Web 3.0. Il Web2, o web dinamico, è basato sull’archiviazione di un grande quantitativo di dati e informazioni sensibili, che devono essere necessariamente conservati per determinate finalità.
A oggi, per la memorizzazione di questi flussi di dati si fa uso di database centralizzati, affidandosi ad aziende e istituzioni. Nella nuova iterazione del web, tramite cioè il Web 3.0, la Blockchain e i sistemi di archiviazione decentralizzati potrebbero fornire una soluzione efficace per tutelare la privacy degli utenti e ridurre la dipendenza da intermediari e terze parti.
Perché la Blockchain
fig.3 - Perchè si usa la tecnologia Blockchain per il Web 3.0? Le caratteristiche che rendono la Blockchain, e, quindi, il web3, una tecnologia affidabile e sicura.
La Blockchain consente di utilizzare una rete di nodi per validare e conservare le transazioni eseguite da ogni attore in modo decentralizzato. Grazie all’immutabilità delle informazioni registrate nei blocchi, questa tecnologia ci consegna un inalterabile storico delle azioni di ogni utente, offrendo al contempo sicurezza e trasparenza.
In tale sistema i dati vengono conservati in modo permanente sotto forma di blocchi di transazioni concatenati tra loro in modo sequenziale (da qui il nome Blockchain, letteralmente “catena di blocchi”), in un sistema che li rende immutabili, accessibili a tutti e costantemente aggiornati.
Tali proprietà permettono di ottenere un'unica versione condivisa della realtà (una “single source of truth”) e rendono la Blockchain una tecnologia particolarmente adatta alla creazione di un web decentralizzato, dove gli utenti possano detenere il totale controllo sui propri dati e sui propri asset senza la necessità di appoggiarsi a terze parti. Disintermediazione, trasparenza, verificabilità, immutabilità del registro e decentralizzazione sono solo alcune delle caratteristiche delle tecnologie Blockchain.
Strumenti al servizio del Web3
fig.4 - Gli strumenti che permetterebbero al web 3.0 di diventare accessibile e sicuro: wallet, smart contracts e token.
Una delle domande che ci si potrebbe porre, arrivati a questo punto, è: in che modo il Web3 garantirebbe la trasferibilità degli asset, la verificabilità delle transazioni, la protezione dei dati e tutti i benefici citati?
Gli strumenti della Blockchain candidati a diventare i principali elementi abilitanti del Web 3.0 sono principalmente tre:
- I wallet;
- Gli smart contract;
- I token.
Il Web3 e l'identità degli utenti: i wallet
I wallet permettono di custodire criptovalute, di effettuare transazioni e, più in generale, di interagire con la Blockchain, identificando univocamente l’utente. Alla base di ogni wallet c’è una coppia di chiavi crittografiche: a ogni wallet è associata una chiave pubblica (che identifica il wallet, un po’ come l’IBAN di un conto corrente) e una chiave privata (che viene utilizzata per firmare digitalmente le transazioni, fornendo così la prova matematica che la transazione è stata originata dal proprietario del wallet).
Essere proprietari di un wallet, anche nel web 3.0, significa di fatto essere in possesso della relativa chiave privata, che può essere utilizzata per interagire con altri utenti o applicazioni on chain. In questo senso, il wallet rappresenta di fatto l’identità di un utente sulla Blockchain, poiché permette di identificarlo all’interno del network.
Web3 e Disintermediazione, gli smart contract
Gli smart contract sono definiti come un insieme di istruzioni espresse in linguaggio informatico e visibili a tutti, che vengono eseguite automaticamente da una rete Blockchain al verificarsi di predeterminati eventi.
Una volta attivato lo smart contract la sua esecuzione è garantita e non arrestabile. Uno smart contract è un programma memorizzato sulla Blockchain che permette di eseguire automaticamente delle transazioni al verificarsi di determinate condizioni predeterminate dalle parti.
In tal senso, gli smart contract rappresentano il principale meccanismo di disintermediazione nel Web 3.0, poiché non richiedono un intermediario incaricato di far rispettare un “accordo” redatto sotto forma di condizioni espresse in codice informatico.
Web3 e la gestione degli asset: i token
fig. 5 - La gestione degli asset nel web 3.0: cosa sono i token e gli NFT e alcuni esempi.
Si definisce come strumento utilizzato per la gestione di asset digitali non nativi all’interno di una piattaforma Blockchain. I token possono essere utilizzati come rappresentazioni di altri beni digitali o fisici o di un diritto, come la proprietà di un asset, o l’accesso a un servizio.
Tali scambi possono inoltre essere finalizzati istantaneamente coinvolgendo solamente venditore e acquirente. Al contrario, lo scambio di strumenti come un’obbligazione finanziaria tradizionale richiederebbe l’intermediazione di più attori, con un maggiore dispendio di tempo e risorse. La proprietà del token non è infatti custodita all’interno di istituti di credito, ma è posseduta e scambiata direttamente dalle parti della compravendita. Inoltre, essendo alcune tipologie di token frazionabili, questi permettono di dividere la proprietà di un asset in un numero potenzialmente illimitato di utenti.
Esistono diverse tipologie di token: una prima distinzione che può essere fatta è quella tra token fungibili e token non fungibili, anche chiamati Non Fungible Token (NFT). Gli NFT si contraddistinguono per la presenza di codici di identificazione e metadati univoci che permettono di differenziarli l'uno dall'altro; la tecnologia Blockchain garantisce che ogni NFT sia davvero unico e non replicabile.
Mentre ogni NFT è unico, i token fungibili di uno stesso tipo sono interscambiabili tra loro. In generale, due beni si dicono fungibili se possono essere facilmente sostituiti senza perdita di valore. Un esempio è una banconota da 5 euro che, in quanto fungibile, ha lo stesso valore e le stesse sembianze di qualsiasi altra banconota di pari valore.
Di seguito è riportata una classificazione che illustra alcuni casi d’uso dei token. Le seguenti categorie non sono da considerarsi né esaustive, né mutualmente esclusive.
- Collectibles: NFT utilizzati per la rappresentazione digitale di asset digitali unici e collezionabili. Il possesso dei singoli token può eventualmente dare accesso a diritti e/o servizi collegati.
- Financial securities: token utilizzati per rappresentare strumenti finanziari.
- Property titles & digital twins: token utilizzati per rappresentare la proprietà di asset del mondo reale e le relative caratteristiche.
- Access & identity credentials: token utilizzati per garantire dati o diritti al proprietario.
- Product data: token utilizzati per associare dati a un prodotto, senza tuttavia garantirne la proprietà.
In conclusione
L’ipotesi di un web decentralizzato risponde alla necessità di restituire agli utenti il pieno controllo dei propri dati e della propria identità online. In questa ottica, la tecnologia Blockchain fornisce strumenti che offrono agli utenti privacy e controllo sulla propria identità, riducendo o eliminando la dipendenza da attori terzi.
Sebbene vi siano ancora diversi passi da compiere verso una piena realizzazione del Web 3.0, questo nuovo paradigma rappresenta una significativa e discontinua evoluzione del web, destinata ad avere un forte impatto per gli utenti, ma anche per aziende e istituzioni pubbliche che ogni giorno utilizzano internet per i propri servizi.
- Autore
Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments e dell'Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano
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