Quando si vuole comprendere la storia e le potenzialità della tecnologia Blockchain, non si può che partire dal protocollo Bitcoin, la prima criptovaluta al mondo, che utilizza la tecnologia Blockchain. È a questa valuta digitale che Blockchain e Distributed Ledger Technology devono la loro fortuna. La storia del Bitcoin coincide, quindi, con la storia della Blockchain. In quest'articolo proveremo a ripercorrere la storia di Bitcoin e della Blockchain, con l’aiuto dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, partendo dalla nascita di Bitcoin e dalla reticenza iniziale, passando per l'hype mediatico della Blockchain e al "crypto-winter", fino all'interesse da parte delle istituzioni europee e alla spinta innovativa delle Blockchain pubbliche.
Come nasce la Blockchain, la storia della tecnologia in otto tappe
Prima di raccontare l'evoluzione della Blockchain partendo dalla nascita di Bitcoin, però, è necessaria una doverosa premessa riguardo a cos’è e come funziona Bitcoin:
Bitcoin rappresenta un protocollo che si avvale di tecnologie crittografiche, reti informatiche e mechanism design per realizzare un sistema decentralizzato, sicuro e programmabile di registrazione e scambio di valore, caratterizzato dalla sua natura immutabile e resistente alla censura.
1. Nascita di Bitcoin
Il Bitcoin è nato alla fine del 2008, quando Satoshi Nakamoto – una persona o un gruppo di persone la cui identità e tutt’ora ignota – pubblica un white paper spiegando la sua idea di moneta virtuale crittografica peer-to-peer (P2P) senza intermediari, governata da algoritmi. L’idea proposta è una vera e propria dichiarazione di guerra al mondo bancario, che in quel periodo era stato travolto da una profonda crisi.
Nel 2009 la rete di Bitcoin inizia a funzionare; la community comincia a crescere e il Bitcoin viene utilizzato per la prima volta per l’acquisto di un bene nel mondo fisico: una pizza. Nel 2012 Bitcoin raggiunge la capitalizzazione di un miliardo di dollari.
2. I primi rapporti con stampa e regolatori
Sopraggiungono tuttavia i primi problemi. Nel 2010-2011 Bitcoin, a causa del suo utilizzo di pseudonimi e dell’assenza di un’autorità di controllo, viene associato al mercato illegale, dalla droga al terrorismo, e per questo viene relegato a fenomeno di nicchia di scarso interesse per il mondo del business.
I regolatori di diverse nazioni iniziano a chiedersi a questo punto come debba essere considerato Bitcoin. Alcuni lo riconoscono come valuta, alcuni come strumento finanziario e altri ancora lo proibiscono o ne sconsigliano l’utilizzo alle banche.
3. Dai Bitcoin alla Blockchain
Dal 2014 si apre una fase in cui l’interesse inizia a spostarsi verso la tecnologia dietro Bitcoin: la Blockchain. Iniziano così a nascere piattaforme che sfruttano alcuni principi fondanti di Bitcoin: Ethereum, piattaforma orientata alla creazione di smart contract , e Ripple, nata nel 2012 per facilitare i pagamenti interbancari in diverse valute, che raccoglie l’adesione da parte delle prime banche.
Nel 2015 nasce anche R3, un consorzio composto dalle più importanti banche mondiali, che sviluppa la piattaforma Corda. Sempre nel 2015 la fondazione Linux incomincia a lavorare al progetto Hyperledger per lo sviluppo collaborativo di una piattaforma che possa anche essere utilizzata dalle aziende. Si arriva pertanto a un bivio: c’è chi crede solo nelle criptovalute e chi crede che la tecnologia sottostante possa essere applicata anche ad altri ambiti.
4. La Blockchain diventa una moda
Nel 2016 si afferma la moda della Blockchain. La stampa inizia a parlarne e sempre più spesso viene presentata in netta separazione rispetto a Bitcoin (alla fine del 2015 The Economist le dedica la copertina e la annovera tra le tecnologie che rivoluzioneranno il digitale nei prossimi anni). Come conseguenza di questo clamore mediatico, inizia ad aumentare la consapevolezza delle aziende sulla Blockchain e vengono avviate numerose sperimentazioni.
5. Blockchain e criptovalute tra oscillazioni e perplessità
Alla fine del 2017 entriamo nella cosiddetta fase di disillusione dell’hype cycle di Gartner: nascono le prime perplessità sul potenziale rivoluzionario della tecnologia Blockchain, che fatica a concretizzare le promesse fatte, mentre le criptovalute continuano a oscillare nel loro valore. Il processo di validazione della rete di Bitcoin (il cosiddetto processo di mining) presenta alcuni limiti al crescere della rete: lentezza nell’effettuare una transazione, consumo elevato di energia per la validazione e rischio di centralizzazione dei computer dedicati a tale attività).
6. Il “crypto-winter”
Dopo la forte attenzione mediatica ricevuta nel 2017, trainata dalla crescita del loro prezzo, il 2018 si caratterizza per un inarrestabile crollo in termini di capitalizzazione. La community Blockchain conia un nuovo termine per definire questo momento: “crypto-winter”. L’inverno, però, non è arrivato per la tecnologia alla base delle criptovalute. La Blockchain, infatti, continua a suscitare grande interesse da parte delle aziende. La tecnologia evolve, grazie anche agli sforzi profusi dalle community di sviluppatori che ruotano attorno alle Blockchain pubbliche.
7. L’ingresso delle istituzioni
Nel 2020 e nel 2021 si assiste a un’esplosione dei progetti delle banche centrali per la creazione delle proprie monete digitali, le cosiddette Central Banks Digital Currencies (o CBDC). Questa nuova applicazione della tecnologia sembra farsi strada nel mondo. Circa il 40% delle banche centrali hanno infatti avviato un progetto di ricerca sull’emissione di una eventuale CBDC.
Nel frattempo, iniziano ad arrivare i primi segnali di un possibile inquadramento giuridico delle Blockchain e delle criptovalute, come Bitcoin, con la commissione europea che include all’interno del Digital Finance Package una regolamentazione sui crypto-asset.
8. L’innovazione delle Blockchain pubbliche
Il 2021 e la prima metà del 2022 sono caratterizzati invece da una forte spinta innovativa. Si diffondono le applicazioni decentralizzate (DApp, acronimo di Decentralized Applications), in particolare quelle in ambito finanziario. È nel novembre del 2021, infatti, che le applicazioni di finanza decentralizzata (DeFi, acronimo di Decentralized Finance) gestiscono l’equivalente di 178 miliardi di dollari. Oltre alle DApp vengono introdotti i token non fungibili (NFT, acronimo di Non-Fungible Token).
Questo nuovo standard tecnico abilita diversi nuovi casi d’uso, dalla tokenizzazione di asset finanziari, a fenomeni di collezionismo. Tra gli utenti privati esplode infatti il mercato dei collectibles: solitamente realizzati in collezioni di numerosità variabile, replicano fenomeni di collezionismo aggiungendo delle caratteristiche di unicità a contenuti multimediali, riguardanti soprattutto opere d’arte, musicali e giochi online. Nella seconda metà del 2022 si inizia, invece, a diffondere l’uso del termine Web3, con il quale si descrive una nuova versione decentralizzata del web basata su Blockchain.
Ciò che seguirà rimane tutto da scrivere.
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Direttore dell'Osservatorio Blockchain & Web3
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