Open Banking: cos'è e come cambiano Banca e Finanza

Aggiornato il / Creato il / Di Filippo Renga

L’Open Banking consiste nell’abilitare la condivisione dei dati tra gli attori del panorama bancario. Il fenomeno è stato originariamente reso possibile dalla normativa PSD2 (acronimo di Payment Service Directive 2), la seconda direttiva europea sui servizi di pagamento, evoluta più di recente nella successiva PSD3. L’introduzione dell’Open Banking rappresenta un vero e proprio punto di svolta, un’apertura senza precedenti tra banche e società Fintech (e non solo startup).

In questo articolo proveremo a spiegare il vero significato di Open Banking, partendo dalle sue origini normative, approfondendone esempi, applicazioni, servizi e opportunità. Con l’aiuto dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano affronteremo le seguenti tematiche:

Cosa è il fenomeno dell’Open Banking?

Esattamente, cosa si intende per Open Banking? Scopriamolo con una puntuale definizione:

L'Open Banking è il principio secondo cui le informazioni e le transazioni bancarie e di pagamento devono poter essere fruite dai clienti liberamente senza i vincoli che esistevano in passato. Per definizione si tratta di una prima limitata applicazione della teoria dell'Open Innovation (ossia del ricorso a idee interne e/o esterne all’azienda) al settore bancario e – per estensione – finanziario e assicurativo.

La condivisione autorizzata dei dati dei clienti tra i diversi attori di questo settore è un fatto rivoluzionario, che ha cambiato per sempre le logiche competitive tra banche e società finanziarie-assicurative. Questo paradigma ha spianato così la strada alle startup Fintech e alle altre realtà innovative.

Per comprendere meglio il significato di Open Banking è importante conoscere le parti in gioco di questa innovazione, quali:

  • la PSD2, la normativa che introduce, almeno sulla carta, il concetto di Open Banking;
  • le API e gli API provider, che rappresentano lo strumento abilitante, in grado di tradurre in realtà quanto suggerito dalla normativa;
  • le startup Fintech, che, proprio grazie a questa apertura, assumono un ruolo primario nell'offerta innovativa di servizi di finanziamento, pagamento e investimento.

Open Banking, PSD2 e PSD3: l’evoluzione normativa

La Payment Services Directive 2, o PSD2, è la direttiva europea sui servizi di pagamento che ha completamente rivoluzionato il settore payment e il mondo dei servizi finanziari. Entrata in vigore dal 13 gennaio 2018, è pienamente operativa dal 14 settembre 2019. A partire da questa data le banche sono obbligate a condividere tramite le cosiddette API (acronimo di Application Programming Interface) alcune informazioni su conti e pagamenti dei propri clienti, naturalmente se autorizzate.

Il 28 giugno 2023 la Commissione Europea ha proposto l’evoluzione della normativa con la Payment Services Directive 3, oPSD3, che supera alcuni ostacoli rimasti nella precedente direttiva.

Con la PSD2 si sono “aperte”, in senso sia letterale che metaforico, notevoli opportunità in ambito Fintech & Insurtech, dal Payment al Lending, dall’Asset Management all’Online Banking, dall’eCommerce all’Instant Insurance, ecc.

L'obiettivo fondante la PSD2 è duplice. Da un lato contribuire alla diffusione di soluzioni digitali e infondere fiducia nell’impiego di tali servizi. Dall’altro agevolare, se non addirittura incentivare, la competizione nel mondo Finance. Questi cambiamenti possono avvenire attraverso l’accesso ai dati finanziari degli utenti, un tempo tradizionale terreno delle banche, anche a società terze. Dall’attuazione della PSD2, infatti, le banche sono obbligate a condividere alcune informazioni dei propri correntisti con terze parti (queste informazioni, naturalmente, sono quelle autorizzate dal cliente stesso). Tale pratica è in conformità con la normativa GDPR e con il principio secondo cui i dati del cliente, anche se detenuti dalla banca, sono di proprietà del cliente, che può gestire a sua discrezione.

In altri termini, le banche sono obbligate ad aprire le proprie API e i dati del cliente a società terze, rimodulando così le gerarchie preesistenti nel rapporto tra consumatori e istituti finanziari. È da questo passaggio cruciale che trae linfa vitale l’idea di Open Banking.

Tuttavia, mentre la PSD2 è stata sufficientemente efficace nel ridurre le frodi e aumentare l'efficienza, permangono ancora alcuni ostacoli per i nuovi fornitori di servizi di pagamento non bancari. La PSD3, proposta dalla Commissione europea il 28 giugno 2023, migliora l'Open Banking rimuovendo gli ostacoli rimasti e dando ai consumatori ancora più controllo sui loro dati, aumentando allo stesso tempo la chiarezza informativa.

Open Banking e API

Alla base del fenomeno Open Banking vi è l'apertura delle API. Ma che cosa sono, nella pratica, le API?

Le API, acronimo di Application Programming Interface, sono un insieme di funzioni e procedure (in sostanza, si tratta di una stringa di codice) che consentono a un’applicazione di accedere a funzionalità, dati e/o audience di altre applicazioni o altri servizi digitali.

Una API che è accessibile a chiunque è detta "aperta" e viene definita Open API. Al giorno d’oggi quando si parla di API, si fa spesso riferimento a quelle che in realtà sono Open API. Si intendono, dunque, quelle API che rendono possibile a chiunque accedere alle funzionalità o ai dati di un’altra azienda. Google, ad esempio, rende disponibili le API per poter integrare le mappe basate su Google Maps all’interno di altri siti).

Le banche, quindi, abilitano l’Open Banking rendendo disponibili delle API, tramite cui è possibile accedere alle informazioni sui conti dei propri clienti. Per poter far ciò un’azienda deve avere l’esplicito consenso del diretto interessato.

I servizi Fintech di Open Banking

I servizi Fintech di Open Banking resi accessibili dalla normativa, e dall'apertura delle API, sono fondamentalmente di tre tipi:

  • Account Information, per accedere ai conti correnti tramite applicazioni diverse da quelle bancarie;
  • Payment Initiation, per poter disporre un ordine di pagamento dal proprio conto corrente tramite altre applicazioni;
  • Fund Confirmation, per verificare la presenza di fondi a copertura dell’importo richiesto per una transazione.

In realtà, emerge come diversi attori bancari abbiano già allargato a funzionalità ulteriori, offrendo API aggiuntive rispetto a quelle richieste dalla PSD2. Si tratta, ad esempio, di trasferimenti di denaro da conto a conto, identificazione dei clienti, assicurazioni istantanee e informazioni dettagliate di business.

Il ruolo degli API provider nell’Open Banking

Centrali in ottica Open Banking sono i fornitori di API, a cui spetta il compito di mettere in connessione aziende non in possesso di licenze con le API bancarie attraverso servizi di License as a service. Sono in particolare le startup e aziende innovative operanti nel settore della Tecnofinanza, o Fintech (Finance Technology), ad aver assunto questo ruolo. Non mancano, tuttavia, attori tradizionalmente "esterni" al settore bancario, come i grandi siti Internet e i fornitori di gas e luce.

Ciò a dimostrazione del concetto di competizione allargata proprio dell'Open Banking. Quando l'API provider è diverso rispetto a quello presso il quale l’utente detiene il proprio conto o servizio di pagamento – come nel caso delle Fintech – parliamo di Third Party Provider (TTP). Dopo aver raccolto il consenso dell’utilizzatore, il TTP deve aver accesso al conto di pagamento gestito da un Account Servicing Payment Service Provider (ASPSP).

Il servizio dei fornitori è strettamente correlato al tipo di servizio di Open Banking, reso obbligatorio della PSD2. In particolare distinguiamo:

  • PISP (Payment Initiation Service Provider), ossia fornitori di servizi di pagamento che avviano pagamenti per conto di un utente, senza che questo debba utilizzare l'interfaccia di banking online della propria banca;
  • AISP (Account Information Service Provider), che indicano i fornitori di servizi che aggregano e forniscono informazioni sui conti di pagamento detenuti presso una o più banche, in modo da fornire all’utente una visione consolidata delle sue finanze;
  • PIISP (Payment Instrument Issuing Service Provider), che si riferisce ai fornitori di strumenti di pagamento che forniscono anche il servizio di conferma della disponibilità dei fondi sufficienti sul conto di un utente per eseguire una specifica transazione di pagamento.

Vantaggi e opportunità dell'Open Banking

Diverse aziende, startup e non solo, sfruttano le API per poter offrire diversi servizi, tra cui la possibilità di visualizzare tutti i conti (anche su banche diverse) di una persona in un’unica vista.

Le possibilità aperte dall’Open Banking sono davvero multiple, e valgono sia per i consumatori che per gli operatori finanziari. Tra queste vi sono:

  • possibilità di offrire ai clienti servizi di valore aggiunto e migliore user experience;
  • pagamenti istantanei più semplici;
  • gestione di conti separati su un unico cruscotto;
  • gestione dei finanziamenti più puntuale.

L’Open Banking in Italia e nel mondo

Il Gruppo Banca Sella è stata pioniera dell'Open Banking in Italia con il progetto Fabrick, basato su modelli di business data-driven. Tuttavia, esistono molti altri progetti.

L'Osservatorio Fintech & Insurtech ha individuato e analizzato ben 48 piattaforme software presenti nell’Unione Europea. Tali piattaforme permettono in modo più agevole lo scambio di dati ed elaborazioni, l’attivazione di servizi, la creazione di ecosistemi di collaborazione tra attori diversi.

Dall’Open Banking all’Open Finance

Sempre dalla Ricerca dell’Osservatorio emerge che, a livello internazionale, sono diverse le iniziative emergenti orientate verso il concetto più olistico di Open Finance, ancor più che Open Banking.

L’Open Finance parte dall’idea di Open Banking e prevede di adottare la filosofia dell’Open Innovation all’intero settore finanziario e assicurativo, al fine di governarne al meglio i cambiamenti in atto attraverso la creazione di cultura. Sono consorzi, innovation hub, aziende e in particolare modo le piattaforme software ad abilitare e supportare, anche a livello tecnologico, le interazioni e le collaborazioni tra i diversi attori.

I servizi finanziari, infatti, evolvono e le nuove normative introducono un nuovo modo di fare banca, più semplice e accessibile a nuovi e molteplici attori. Nell’idea di Open Finance (e Insurance) i servizi finanziari e assicurativi sono separati dall’attore che li sta proponendo. Non solo banche e attori tradizionali, dunque, ma anche startup, BigTech, case automobilistiche, Retailer, Utility e chiunque si proponga nel mondo finanziario e assicurativo.

Se è vero che l’Open Banking apre le porte a società terze, allora, è lo stesso concetto di “banking” a risultare limitante. Il cambiamento riguarda tutto il mondo finanziario e assicurativo, non solo il modo di fare banca o assicurazione. Diversi attori si muovono oggi in uno scenario che va allargandosi in quello che può essere definito l’Open Finance & Insurance Journey. Istituti finanziari e assicurativi, ma anche fornitori di tecnologia e advisor, devono seguire questo percorso per tenere il passo e adeguarsi a tutti questi cambiamenti.

Open Banking e Open Finance: i vantaggi secondo i protagonisti

Open Banking e Open Finance sono temi interessanti che, nella pratica, diventano ancora più incalzanti. In cosa si concretizza esattamente questo concetto? Che ruolo può giocare nelle strategie dei protagonisti della consulenza finaziaria-assicurativa? Ci sono i presupposti tecnologici e culturali per metterlo in pratica?

Per rispondere a queste domande l'Osservatorio Fintech & Insurtech ha chiesto direttamente ad alcuni dei partner più rappresentativi della Ricerca, raccogliendo i pareri di chi su quest'idea ha già deciso di puntare in maniera decisa. Qui di seguito, le riflessioni più eccellenti.

Quello che gli operatori (che siano banking piuttosto che insurance company) dovrebbe fare a livello di Open Finance è un investimento massivo a livello di piattaforme. Due sono le possibili strategie: puntare su prodotti nativi digitali con l'obiettivo di semplificare il back end e puntare su dei canali innovativi, flessibili e in grado di integrare terze parti.

Alessandra Ceriani - Partner - Deloitte

Sul tema dell’Open Finance, il progetto dove dovremmo essere impegnati tutti quanti è quello del cambiamento culturale all’interno delle diverse organizzazioni di cui facciamo parte. La sfida di cambiamento più grossa e più difficile, non è da ricondurre né dalla tecnologia, né dal legacy system, né delle competenze, bensì è rappresentata dal percorso culturale che necessario all’interno delle organizzazioni. Non è sufficiente un mercato open, ma è necessaria anche una mentalità open su cui bisogna pian piano lavorare.

Marco Folcia - Partner - PwC

L’Open Finance è l’ambito Fintech sul quale oggi è più complesso e oneroso lavorare, ma è anche quello più interessante. Fare il Booking dei servizi finanziari richiede grandi investimenti su dati e Intelligenza Artificiale, ma potrebbe essere quello che a tendere cambia davvero il modo di intendere i servizi finanziari.

Andrea Metelli - Partner - e*Finance Consulting Reply

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  • Autore

Co-Fondatore degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. È inoltre Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo, Fintech & Insurtech e Smart Agrifood.