Fintech: quali sono le startup e i numeri in Italia

Aggiornato il / Creato il / Di Filippo Renga

Il Fintech italiano sta vivendo un vero e proprio momento di fermento. L'ecosistema di aziende e startup Fintech è in costante crescita, le banche e gli altri attori del settore finanziario hanno sviluppato nuovi canali e servizi digitali. Allo stesso tempo, consumatori italiani e PMI mostrano una crescente propensione nei confronti del digitale e dei servizi più innovativi nell’ambito della Finanza.

L’entrata in vigore nel 2019 della PSD2, direttiva europea sui servizi di pagamento, ha inoltre rimescolato le carte. La normativa ha infatti ampliato le opportunità per startup e operatori Fintech, in una logica sempre più di Open Banking e di Open Finance (ossia di innovazione aperta in ambito finanziario). Un ulteriore apertura del settore in un’ottica di Open Innovation sarà data dalla normativa PSD3 e dal framework FIDA.

Ma in che modo il Fintech sta facendo breccia in un Paese come l'Italia, storicamente ancorato a pilastri quali risparmio delle famiglie, credito bancario e piccole e medie imprese? In quest'articolo, realizzato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, approfondiremo il ruolo delle principali protagoniste del Fintech italiano, ossia le startup. Seguirà poi una panoramica sulla diffusione a 360° dell’Innovazione Digitale in ambito finanziario e assicurativo nel nostro Paese.

Le startup Fintech italiane

Prima di scoprire quante sono le startup Fintech italiane è doveroso comprendere il significato stesso di startup:

La startup è un’organizzazione temporanea alla ricerca di un modello di business scalabile e replicabile. Per essere considerata tale, inoltre, deve rispettare determinati requisiti di innovatività.

Detto cosa si intende per startup, vediamo ora quanto sono presenti queste realtà nel mondo finanziario in Italia. L’Osservatorio ha mappato le Fintech italiane (comprensive delle realtà Insurtech) presenti nel nostro Paese.

Sono 622 in tutto le realtà italiane attive nel Fintech e Insurtech, di cui la maggior parte basate nel Nord Italia. Nel 2023 queste hanno raccolto 174 milioni di euro. Si tratta di un dato rilevante, ma ancora non sufficiente per mostrare una vera attrattività delle nostre startup al di fuori dei confini nazionali.

Di tutte le startup Fintech italiane, nel 2023 circa il 35% ha già raggiunto utili positivi, trainati anche da ricavi previsti in crescita mediamente del 60% rispetto all’anno precedente. Come illustrato da Laura Grassi, Direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, “il successo e la sostenibilità futura delle startup Fintech & Insurtech sono condizionati da due variabili fondamentali. Da un lato, la collaborazione con partner che li possono accompagnare nella strategia e nel progetto imprenditoriale, dall’altro la disponibilità di capitali per far fronte agli investimenti necessari alla fase di scale-up”.

Quali servizi offrono le startup Fintech Italiane?

Le startup Fintech sono aziende innovative che, offrendo servizi nuovi e mirati, stanno svolgendo un ruolo cruciale nella digitalizzazione del mercato finanziario italiano. Le Fintech italiane (in gran parte Fintech, Insurtech o RegTech) operano soprattutto nei seguenti settore:

  • servizi bancari, che consistono in soluzioni di Bank Account, pagamenti, prestiti e finanziamenti, asset management;
  • servizi assicurativi;
  • servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (TechFin), in cui rientrano, ad esempio, soluzioni di Cyber Security, software per la Security Analysis o strumenti per la certificazione digitale dell’identità.

Altre realtà offrono servizi non finanziari, ma abilitano l’accesso di attori finanziari a dati, clientela e competenze.

Per quanto riguarda le tecnologie, tra quelle più utilizzate dalle startup italiane troviamo le API (acronimo di Application Programming Interface). A queste seguono Data Analytics, Intelligenza Artificiale (in particolare la Generative AI, utilizzata nel 19% dei casi), Blockchain, DLT (Distributed Ledger Technology) e IoT (Internet of Things).

La collaborazione nelle startup Fintech italiane

I modelli di business delle startup Fintech italiane tendono verso un approccio collaborativo con enti e aziende. Alcune supportano le banche ad affrontare la Trasformazione Digitale, altre invece vedono gli attori tradizionali come degli intermediari, delle piattaforme tramite cui offrire i propri servizi.

Le startup Fintech italiane stanno improntando il proprio modello verso un’architettura open, aperta a partnership con altri attori, sia finanziari che non finanziari. A oggi molte di queste realtà collabora con Università, centri di ricerca e Incubatori/Acceleratori. Il beneficio di tali collaborazioni non è univoco. Da un lato questi attori beneficiano del supporto tecnologico delle startup, dall'altro le startup Fintech italiane intravedono la prospettiva di migliorare reputazione, visibilità e base clienti.

D'altro canto, le startup Fintech & Insurtech italiane sembrano però meno propense alle collaborazioni con altre startup. Addirittura, vedono queste come principale competitor, anche più di istituti finanziari e compagnie assicurative.

Quanti fondi hanno raccolto le startup Fintech italiane?

A livello di finanziamenti ricevuti, le startup Fintech italiane non attraggono ancora capitali consistenti.

Il volume di finanziamenti raccolto nel 2023 si assesta a 174 milioni di euro. Si tratta di un dato in netto calo rispetto all’anno precedente, in linea con un trend globale di maggior cautela nei finanziamenti di Venture Capital (ossia fondi aziendali aventi l’obiettivo di rilevare quote delle startup). Lo sguardo verso il futuro è più ottimista. La raccolta fondi è stata in ripresa nell’ultimo trimestre 2023.

Il 46% delle startup cerca il supporto dei Venture Capital, con un round programmato nei prossimi mesi. D’altra parte, però, la dimensione dei round di finanziamento già pianificati è inferiore ai 2 milioni di euro nella maggior parte delle occorrenze.

Tra le realtà più affermate e consolidate, anche a livello di finanziamenti raccolti, spiccano tra le altre Satispay, Scalapay e Truelayer.

Quanto è diffuso il Fintech in Italia?

Per quanto le startup Fintech italiane stiano contribuendo all’innovazione dei servizi finanziari e assicurativi, il Fintech in Italia, però, non è una mera questione di giovani imprese altamente innovative. Il digitale continua a permeare anche nelle abitudini dei consumatori di servizi finanziari e assicurativi a prescindere dalle startup. Questo cambiamento segue investimenti significativi in infrastrutture tecnologiche da parte degli intermediari, che spesso incoraggiano i propri clienti a migrare online.

In realtà, un cospicuo numero di clienti è teoricamente già predisposto a un’esperienza bancaria digitale. Il 66% di questi utilizza almeno un canale digitale (crescendo di 3 punti percentuali rispetto al 2022), e il 57% quello mobile (+2 punti percentuali).

Come spiegato da Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech,i nostri dati mostrano una crescita costante nell’uso dei canali digitali anche nel 2023 con tassi di incremento simili a quelli dell’anno precedente, a dimostrazione di un utilizzo comune tra tutte le fasce di utenti bancari”.

Nel settore bancario italiano c’è stata una crescita del +6% relativa agli utenti che ricorrono all’home banking o al mobile banking per le proprie operazioni. Inoltre, è stato osservato un aumento del +18% relativo al numero di transazioni online. Infine, l’Osservatorio ha rilevato un incremento del +7% per quanto riguarda i nuovi clienti acquisiti attraverso un processo di onboarding (o sottoscrizione) effettuati in modalità completamente digitale.

Tuttavia, in quest’ultimo caso è necessario ponderare bene il passaggio da un modello fisico a ibrido o completamente digitale, affinché sia in linea con le preferenze del cliente. Basti pensare che nell’ambito dell’attivazione di un fido bancario, per esempio, più della metà dei consumatori italiani preferisce recarsi in filiale e interagire con un operatore. Il 29% opta per i canali digitali, come l’applicazione o il sito della banca, mentre il 20% desidera la possibilità di gestire la pratica a distanza, ma utilizzando strumenti più tradizionali come l’e-mail o il telefono.

Questa scelta è fortemente influenzata dall’età: si evidenzia una predilezione per app e sito nelle fasce più giovani, mentre nella fascia 55-74 anni la filiale resta la scelta predominante. Tuttavia, con l’aumentare della complessità del servizio, anche la differenza legata all’età si riduce. Per attivare un mutuo il 70% dei consumatori vorrebbe la possibilità di recarsi in filiale. E anche nella fascia più giovane (18-24), ben il 44% vorrebbe la disponibilità di una filiale.

Sempre secondo la Ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, in Italia risultano invece meno apprezzate, sempre in linea con il 2022, alcune delle possibilità che nascono dai canali digitali e dalla PSD2. Queste consistono, per esempio, nella facoltà di aggregare più conti correnti in un’unica vista.

Il Fintech in Italia tra le PMI e microimprese

Anche il comparto PMI (piccole e medie imprese, che hanno tra i 10 e i 249 occupati), fa i conti con questa rivoluzione digitale italiana in campo finanziario e assicurativo. Allo stesso tempo, però, conservano una domanda più tradizionale. In questo contesto, infatti, il rapporto diretto con gli operatori finanziari è centrale per le medie e piccole imprese.

La quasi totalità delle PMI italiane intervistate (93%) dichiara di essere in grado di identificare all’interno di una banca una figura di fiducia a cui rivolgersi in caso di problemi, e un ulteriore 3% desidererebbe avere questa figura. Nello specifico, tra le caratteristiche delle banche più apprezzate dalle PMI spiccano la competenza nel rispondere alle esigenze (37%) e la consulenza personalizzata per affrontare eventuali problematiche (36%).

Ciò nonostante, il 36% delle PMI ha chiesto un prestito mediante canali online, e un altro 5% vorrebbe farlo.

In ambito assicurativo, invece, la maggior parte delle PMI (89%) fa uso di servizi mirati all’analisi dei bisogni assicurativi. Per quanto riguarda le microimprese (aziende con meno di 10 dipendenti), esistono differenze rispetto alle PMI. Queste realtà sono infatti generalmente meno strutturate e pertanto potrebbero necessitare di operazioni finanziarie più semplici.

Tuttavia, solo il 27% delle realtà hanno richiesto un prestito tramite canali online. A queste si aggiunge un 8% di microimprese che vorrebbero usare canali digitali a questo scopo, pur non avendone la possibilità. In ambito assicurativo, invece, il 23% delle microimprese ha attivato una polizza online e un ulteriore 11% vorrebbe farlo in futuro.

In questo caso le caratteristiche più apprezzate della propria banca risultano essere la competenza nel rispondere alle esigenze (29% delle realtà intervistate), seguita dalla consulenza personalizzata (28%) e, in misura minore, dalla disponibilità del digitale (15%).

Un Sandbox per il Fintech italiano

Un tema di sicuro interesse per il mondo del Fintech in Italia è quello del cosiddetto Sandbox “regolamentare”. Si tratta di un supporto regolamentare per proporre e testare innovazioni in sicurezza, entrato in vigore il 17 luglio 2021, che ha già visto concludersi la prima finestra di sperimentazione e avviare la seconda.

Le motivazioni principali che muovono le startup Fintech italiane a chiedere la creazione di un Sandbox italiano sono sostanzialmente due:

  • la ricerca di un supporto alla crescita, in quanto mezzo per ridurre i costi, per nuove soluzioni e prodotti con un minore Time to market, per creare fiducia indiretta negli stakeholder;
  • un indirizzo nella regolamentazione, in un settore ancora tutto da indirizzare dal punto di vista normativo.

La creazione di un Sandbox italiano è ritenuta utile in particolare da quelle startup Fintech & Insurtech operanti nei settori Wallet & Payments, Crowdfunding e Proptech (cioè Property Technologies, applicazione delle tecnologie al settore Real Estate), a prescindere dal rientrare o meno nel perimetro già regolamentato da Banca d’Italia o altre autorità. All’opposto, le startup che ritengono meno utile un Sandbox sono quelle operanti nella Cybersecurity.

Tiriamo le somme: il Fintech Index Italiano

Alla luce dei dati analizzati e delle ultime innovazioni tecnologiche e normative in ambito finanziario che voto possiamo dare al Fintech italiano?

Per rispondere a questa domanda, l'Osservatorio Fintech & Insurtech ha messo a punto il Fintech Index italiano. Questo indice consiste in una sintetica misurazione del grado di maturità del Fintech in Italia, calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli incumbent operanti nel nostro Paese con startup e PMI innovative del settore. Stando all'ultima rilevazione, siamo vicino alla sufficienza, con un valore di 5,7 su 10.

L'Index conferma una volta per tutte l'importanza e la crescita delle collaborazioni e delle relazioni all'interno del variegato ecosistema Fintech. D’altra parte, mette in risalto un sistema che corre a due velocità, in cui gli investimenti sono concentrati ancora in un numero ristretto di attori.

Vuoi conoscere le opportunità del Fintech per le startup?

Scopri il Programma

  • Autore

Co-Fondatore degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. È inoltre Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo, Fintech & Insurtech e Smart Agrifood.