In questa pagina:

  • Definizioni, numeri e stato di digitalizzazione delle PMI in Italia
  • Cosa si intende per PMI
  • I numeri delle PMI italiane
  • Lo stato di digitalizzazione delle PMI
  • L'ecosistema a supporto delle PMI
  • PMI e la tecnologia
  • La maturità Delle PMI: tiriamo le somme

Definizioni, numeri e stato di digitalizzazione delle PMI in Italia

Si chiamano PMI (acronimo di Piccole e Medie Imprese) e sono le realtà imprenditoriali al centro del nostro Paese. Per numero, fatturato e impiego di forza lavoro, le PMI rappresentano una struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale. Conoscere le caratteristiche e le potenzialità di queste imprese può essere dunque utile anche per poter interpretare la realtà economica italiana, specie dopo le restrizioni dovute all'emergenza sanitaria.

In questo focus sulle PMI indagheremo gli aspetti fondamentali del tema: cosa sono, quante sono in Italia e in che modo contribuiscono all’economia nazionale. Indagheremo, soprattutto, come queste imprese stiano affrontando le sfide portate dalla trasformazione digitale, che ormai permeano ogni settore.

Perché è importante guardare al livello di digitalizzazione delle PMI? Come portare innovazione nelle realtà di piccole dimensioni? I numeri e i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI aiuteranno a rispondere a queste e ad altre domande.

Cosa si intende per Piccole Medie Imprese, la definizione della Commissione Europea

Il termine PMI (Piccole e Medie Imprese) viene utilizzato di frequente, non sempre con una consapevolezza definita del perimetro d’analisi. A tale proposito, la Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE ha definito i seguenti parametri:

  • micro impresa, meno di 10 addetti e fatturato annuo o totale di bilancio annuo inferiore a 2 milioni di euro;
  • piccola impresa, tra i 10 ed i 49 addetti e fatturato annuo o totale di bilancio annuo inferiore a 10 milioni di euro;
  • media impresa, tra i 50 ed i 249 addetti e fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro oppure un totale di bilancio inferiore a 43 milioni di euro.

Le analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, da cui si partirà per approfondire il tema Piccole e Medie Imprese, hanno come oggetto l’insieme delle imprese di piccole e medie dimensioni, ossia quelle realtà tra i 10 ed i 249 addetti. Non si considerano dunque le microimprese con meno di 10 addetti.

Le PMI Large

Le Piccole e Medie Imprese sono un insieme di imprese estremamente variegato ed eterogeneo, all’interno del quale a realtà ancora tradizionali e reticenti all’innovazione si affiancano vere e proprie eccellenze del tessuto economico del Paese. Per descrivere e indagare al meglio le differenze esistenti, è utile considerare quelle realtà che si collocano tra le medie e le grandi imprese.

L’Osservatorio ha individuato come PMI Large, le imprese che soddisfano uno dei due requisiti sottostanti:

  • fino a 249 addetti e fatturato annuo fra 50 e 200 milioni di euro;
  • oltre 250 addetti e fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro.

Le PMI Innovative

Per completezza, è bene menzionare anche la categoria delle PMI innovative, che dal 2015 hanno ottenuto un riconoscimento normativo all’interno dell’ordinamento italiano e sono oggi censite dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in un’apposita sezione del Registro delle Imprese. Il cosiddetto "Investment Compact" del 2015 ha, infatti, esteso a questa categoria i benefici già riconosciuti alle startup innovative.

Quante sono le PMI italiane e perché sono importanti per il Paese

Per meglio comprendere il peso delle Piccole e Medie Imprese all’interno del quadro economico e produttivo italiano, è bene soffermarsi sui numeri. Su 4,4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese con meno di 10 addetti sono quelle numericamente più importanti, rappresentando il 95,13% del totale, contro un 0,09% di grandi imprese.

Le PMI italiane sono invece circa 211mila, vale a dire il restante 4,78% del tessuto imprenditoriale italiano, e sono responsabili, da sole, del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato e del 38% del valore aggiunto del Paese.

Dati senza dubbio interessanti, soprattutto se confrontati con ciò che succede negli altri Stati membri dell’Unione Europea (puoi approfondire i numeri del confronto europeo). Fatta eccezione per la Germania, l’Italia risulta allineata al resto dell’Europa in termini di numerosità di imprese di piccole e medie dimensioni. 

Guardando poi alla produttività, emerge che le PMI italiane stanno facendo bene: esse generano infatti un valore aggiunto ben superiore ai 48mila euro per addetto della media europea. Non si può dire altresì lo stesso per le grandi e micro imprese, che descrivono un’Italia lontana dai valori medi europei.

Per tutti questi motivi, dunque, le PMI possiedono tutte le carte in regola per poter dare uno slancio allo sviluppo economico (e territoriale) del nostro Paese, da un lato aumentando ulteriormente la propria produttività, dall’altro crescendo dimensionalmente e andando a nutrire il comparto grandi imprese, in Italia ancora troppo modesto. In che modo? Sfruttando le opportunità della trasformazione digitale. L’innovazione digitale può contribuire in maniera decisiva in entrambe le direzioni, portando tali imprese a sbloccare il potenziale che ancora può essere espresso e a migliorarne la competitività su un mercato sempre più governato dalle logiche digitali. Ma qual è l’effettivo stato di digitalizzazione delle PMI italiane?

L’ecosistema a supporto delle Piccole Medie Imprese

Le PMI italiane interagiscono con molteplici attori: le Pubbliche Amministrazioni, i clienti e i fornitori lungo la propria filiera di appartenenza, le associazioni di categoria, i centri di ricerca e università, gli hub territoriali di innovazione, le startup, i professionisti e i consulenti. Il ricco ecosistema supporta le PMI e le circonda svolge un ruolo di particolare importanza nell’ accompagnare le aziende nel loro percorso di avvicinamento al Digitale, che risulta particolarmente tortuoso specialmente per le piccole imprese. Inoltre, essendo l’economia digitale per sua natura collaborativa, la collaborazione e la comunicazione a livello di ecosistema sono fondamentali affinché le imprese evitino il rischio di emarginazione e possano cogliere appieno le opportunità della Trasformazione Digitale.

Le piccole medie imprese nelle filiere del Made in Italy

Le PMI sono caratterizzate da grande eterogeneità, per esempio in termini di struttura, attività, organizzazione, visione strategica. Questo si traduce in differenze di performance, ma anche di approccio all’innovazione e, in particolare, alla Trasformazione Digitale. È importante esaminare queste diversità, per esempio attraverso le filiere di appartenenza. In questo modo, vengono messi in luce non solo i tratti comuni, ma anche le caratteristiche e le esigenze peculiari, che si riverberano anche nell’adozione e nella propagazione di fenomeni come quello della Trasformazione Digitale. Ecco allora che la digitalizzazione delle filiere, in particolare quella dell’agroalimentare, della moda e del design – considerate come eccellenze del Made in Italy diventa la chiave di volta per comprendere lo status quo e i trend evolutivi delle PMI italiane.

Le PMI contribuiscono in modo rilevante all'occupazione e al fatturato totale della filiera, nonostante siano solo una piccola percentuale delle imprese attive (tra il 4 e il 6%). Il contributo al totale dei ricavi totali di filiera da parte delle PMI va dal 40% dell’agroalimentare, al 43% della moda e al 41% dell’arredo e del design, su un totale rispettivo di 576 miliardi di euro, 180 miliardi di euro e 110 miliardi  di euro.

Gli Hub territoriali di innovazione

Spesso le PMI approcciano in modo poco organico e strutturato il percorso di innovazione, senza sviluppare una strategia che, in base alle proprie peculiarità ed esigenze, tracci un cammino da seguire. Troppo spesso, infatti, sono ancora le esigenze temporanee di cambiamento o le opportunità di finanziamento una tantum, ad avvicinare le PMI al digitale. Purtroppo, però, “un tornio interconnesso non cambia l’azienda” e, anzi, se non inserito in un progetto strutturato di crescita, rischia di allontanare l’imprenditore dalla percezione dei benefici dell’Innovazione Digitale.

Le realtà con dimensioni e risorse limitate - in termini economici, di tempo e di competenze - infatti, difficilmente riescono a intraprendere in solitudine un progetto di digitalizzazione e necessitano di un supporto da parte dei diversi soggetti dell’ecosistema di appartenenza. Tra questi, i Digital Innovation Hub, i Punti Impresa Digitale, gli Innovation Manager e i Competence Center, che svolgono proprio questa missione e sono stati creati con l’obiettivo di occupare uno specifico ruolo nel percorso di digitalizzazione delle imprese.

Gli incentivi e la normativa a supporto delle piccole e medie imprese

Proprio per la loro importanza all'interno del tessuto economico italiano, le piccole e medie imprese sono tutelate, o meglio incentivate, da tutta una serie di fondi e agevolazioni economiche messe a disposizione dal Governo.

Gli incentivi rappresentano un vero e proprio stimolo all’innovazione per le PMI, spesso frenate, come visto nel paragrafo precedente, da limiti di budget, tecnologici e mancanza di competenze. Patent Box, Nuova Sabatini, Fondi di Garanzia, Voucher Innovation Manager, Iperammortamenti. Il quadro è ampio e trasversale ed è bene fare ordine.

Da un punto di vista normativo, la strategia per favorire la trasformazione digitale delle imprese poggia ad oggi su due pilastri portanti: piano di Transizione 4.0 e piano Industria 4.0 Plus. Affinché il supporto delle istituzioni possa avere un reale effetto positivo sulle PMI, sarà fondamentale definire tempestivamente i termini applicativi delle normative e semplificare la burocrazia.

Piccole e Medie Imprese, guida alla trasformazione digitale

I trend della trasformazione digitale, hanno imposto alle imprese di qualsivoglia dimensione sfide tecnologiche, organizzative e culturali dure da affrontare. Competenze digitali e apertura al cambiamento sono la chiave, in particolar modo per le PMI italiane, realtà trainanti nel nostro Paese come abbiamo detto, ma ancora poco digitalizzate. Qual è la strada da seguire? Quello delle piccole e medie imprese è un percorso che ha più di una direzione. Almeno quattro per essere precisi.

  1. L'interesse degli imprenditori delle PMI verso il digitale
  2. Le competenze digitali e le figure professionali dedicate nelle PMI
  3. La conoscenza e l’adozione delle tecnologie digitali nelle PMI
  4. Gli strumenti digitali nel rapporto con fornitori e clienti

Le PMI italiane, in realtà, sono ancora molto indietro su questi aspetti. Parliamo di aspetti strategici e organizzativi, vicini ai processi interni ed esterni che guidano le scelte di investimento delle realtà imprenditoriali più piccole. Scegliere di digitalizzare tutti questi elementi vuol dire, quasi sempre, rendere il business di una PMI più competitivo, più internazionale, più remunerativo.

Marketing e PMI: gli strumenti a disposizione delle piccole e medie imprese

Le PMI italiane sono ancora molto indietro da un punto di vista tecnologico. Un'ulteriore dimostrazione di questo fatto è la loro scarsa presenza online. Sono poche le piccole e medie imprese, infatti, a disporre di un sito eCommerce proprietario o di un sito web in grado di competere con quello delle grandi imprese in termini di user experience, navigabilità da mobile e visibilità sui motori di ricerca. Scarsi anche gli investimenti in pubblicità online. Come invertire la tendenza? Gli strumenti di marketing "su misura" di PMI non mancano, specie sul web, così come le opportunità di business.

PMI e tecnologie: dai Big Data all'Industrial IoT

Smart Working, Industrial IoT (Internet of Things), Big Data Analytics, eCommerce, Cloud: sono questi alcuni degli ambiti tecnologici di maggior interesse per il panorama delle grandi aziende italiane. Le piccole medie imprese conoscono le potenzialità di queste tecnologie? Le stanno adottando?

Nel mentre, gli attacchi hacker in continuo aumento riportano al centro dell’attenzione il tema della sicurezza informatica. Come si stanno muovendo le aziende più piccole per difendersi da minacce sempre più incombenti? In questa parte proveremo a rispondere a queste ed altre domande, con focus dedicati.

Gestione dei Big Data nelle PMI

Anche le PMI possono estrarre valore dai dati! Alcuni esempi? Ottimizzazione dei costi, personalizzazione della relazione con i clienti, maggiore efficienza dei processi interni.

L' eCommerce per le PMI

Soprattutto in tempi di pandemia, le piccole e medie imprese hanno cavalcato il fenomeno del commercio elettronico con l’obiettivo principale di sostenere le vendite ed i ricavi affiancando al canale tradizionale quello online.

Lo Smart Working nelle PMI

Smart Working non è solo lavoro da casa, ma una filosofia manageriale che aumenta produttività e benessere dei dipendenti. Tante le opportunità anche per aziende più piccole!

Sicurezza informatica nelle PMI

Gli attacchi cyber per il furto e la distruzione di dati sono in continua crescita e le PMI non sono certo immuni. Come difendersi? La tecnologia è importante ma da sola non basta.

Il Cloud Computing nelle PMI

La tecnologia abilitante per la trasformazione digitale in azienda è il Cloud Computing, ma sono ancora poche le PMI che utilizzano questa tecnologia per lo storage delle informazioni aziendali.

Industrial IoT nelle PMI

Trasformare gli impianti produttivi in ottica di automazione e monitoraggio continuo. Investire su queste tecnologie significa ridurre i costi e aumentare la qualità dei propri prodotti.

La maturità (digitale) delle PMI: tiriamo le somme

Le PMI italiane sono mature? Da un punto di vista dell'innovazione, soltanto il 26% delle nostre piccole e imprese può considerarsi matura. Sono ancora poche le PMI che mostrano un buon orientamento al digitale e possiedono le carte in regola necessarie per sviluppare il proprio business alla luce della digital transformation e rimanere competitive sul mercato. Ciò è emerso da un'indagine dell'Osservatorio che ha messo a punto un modello di classificazione in grado di distinguere i differenti livelli di maturità digitale delle PMI.

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