Termostati, elettrodomestici, impianti produttivi, automobili, tutti oggetti alla base della nostra vita quotidiana, ma anche oggetti chiave dell’Internet of Things.
Il nome è tutto un programma: Internet delle cose. Oggetti smart in grado di connettersi a una rete per elaborare dati e scambiare informazioni con altri oggetti. E quello che emerge è un'intelligenza propria. A fine 2018 gli smart objects muovevano un indotto di circa 5 miliardi di euro.
Cosa si intende per oggetti intelligenti
Ma facciamo un passo indietro: cosa rende un oggetto effettivamente “intelligente”?
Gli smart objects si definiscono tali perché contraddistinti dal possedere una o più delle seguenti funzionalità: identificazione, localizzazione, diagnosi di stato, interazione con l’ambiente circostante, elaborazione dati e ovviamente connessione.
Tra queste proprietà due sono più che essenziali:
- identificazione, cioè l’oggetto deve essere dotato di un identificativo univoco nel mondo digitale (una sorta di indirizzo IP, esattamente come una pagina web nell’Internet tradizionale che tutti conosciamo);
- connessione che è la conditio sine qua non per poter trasmettere informazioni.
Tutte le proprietà base di un oggetto smart
Le altre funzionalità possono poi dipendere dal contesto d’impiego.
Un oggetto smart può fornirci informazioni su se stesso, importanti per garantire l’originalità e l'integralità dei prodotti, come ad esempio:
- il suo stato di funzionamento (ed un eventuale richiesta di manutenzione)
- la sua localizzazione (ad esempio: dove si trova ora la mia auto? O, mentre sono in viaggio in aereo, dove si trova la mia valigia?)
- la tracciabilità (dove sono state prodotte le mie scarpe?)
Gli oggetti intelligenti, ancora, possono dirci qualcosa dell’ambiente circostante, grazie alla possibilità di interagire con il mondo esterno:
- sensing (ad esempio per misurare variabili di stato come la temperatura, la pressione, il livello di inquinamento)
- metering (per variabili di flusso come i consumi di energia elettrica, acqua, gas).
Inoltre, un oggetto può interagire attivamente con l’ambiente che lo circonda, compiendo azioni. Ad esempio chiudendo una valvola per motivi di sicurezza. Ultima, ma non meno importante, è la capacità di elaborazione dati in locale, ad esempio per selezionare quali informazioni trasmettere tra quelle raccolte.
Internet of Things oltre gli oggetti intelligenti
Questa carrellata di asset e proprietà, tuttavia, non basta a inquadrare gli oggetti intelligenti all’interno del concetto di Internet of Things.
L’intelligenza non si ferma infatti agli oggetti, ma si spinge fin dentro alla natura della rete che li interconnette. Non per questo abbiamo scomodato l’espressione Internet delle cose, anziché parlare di mera rete di oggetti connessi.
L’Internet delle cose non è una mera rete di oggetti interconnessi tra loro, ma non va intesa neanche nell’accezione di “Internet” che noi tutti conosciamo. Il termine “Internet” NON denota che la tecnologia utilizzata sia la stessa dell’Internet delle informazioni che noi tutti usiamo. Bensì indica che la rete che connette gli oggetti ambisce ad avere quelle stesse proprietà di Apertura e Standardizzazione, Raggiungibilità e Accessibilità che hanno decretato il successo di Internet e che sono essenziali per poter interagire con gli oggetti e per garantire la multifunzionalità applicativa.
Anche il termine multifunzionalità non è messo qui a caso: fa riferimento alla possibilità di sviluppare nel tempo nuove applicazioni, con finalità anche molto diverse da quelle per cui gli oggetti sono stati inizialmente connessi. Ad esempio, il monitoraggio dei consumi elettrici dei dispositivi all’interno di una abitazione, sviluppato con finalità di efficienza energetica, può essere poi sfruttato per monitorare le abitudini comportamentali e fornire servizi di assistenza alla persona. Pensiamo a una persona anziana che vive da sola: ciò consente di identificare possibili situazioni anomale, che potrebbero far ipotizzare un malore, e di mandare una segnalazione a un familiare.
Esempi di smart objects
Fin qui il ragionamento su proprietà e multifunzionalità degli oggetti intelligenti è servito a fornire un quadro più chiaro del paradigma Internet of Things. Ma quali sono a tutti gli effetti questi smart objects?
I più diffusi, perlomeno in Italia, sono i contatori intelligenti, meglio noti come Smart Metering, utili per la misura, la gestione e la fatturazione dei consumi di gas, acqua e calore. Strettamente correlati a quest’ultimi troviamo la Smart Grid, la rete elettrica intelligente per ottimizzare la distribuzione.
Con l’Internet of Things, anche le automobili diventano intelligenti. Il mercato delle Smart Car è in crescita e il recente aggiornamento normativo legato all’eCall ha dato il “boost” che serviva. Quando si parla di automobile intelligente è difficile non pensare alla mitica KITT della celebre serie televisiva anni ’80 Supercar. Più che super, le Smart Car sono in realtà pensate per favorire la connessione tra veicoli o tra questi e l’infrastruttura circostante, in modo da prevenire incidenti e fornire informazioni fondamentali per la viabilità.
Nel novero degli oggetti intelligenti non possono mancare gli elettrodomestici e tutti gli apparecchi di illuminazione e climatizzazione che insieme contribuiscono a delineare la Smart Home, la casa intelligente figlia della domotica.
Ma gli esempi sono innumerevoli ed è difficile conteggiarli in un solo articolo: ci sono dispositivi per la gestione degli elementi di una città (vedi Smart City), altri utilizzati in ambito agricolo, altri ancora nella medicina. Da oggetti si passa ad insieme di oggetti, da insieme di oggetti ad ambiti applicativi dell’IoT… L’Internet degli Oggetti prima di ogni cosa.
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Responsabile Scientifico degli Osservatori Connected Car & Mobility e Smart City e Direttore dell'Osservatorio Internet of Things
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