Competenze digitali: cosa sono, svilupparle e importanza

Aggiornato il / Creato il / Di Martina Mauri

Le competenze digitali (o digital skills) sono la vera chiave della trasformazione tecnologica nelle organizzazioni, in quanto si sviluppano nuove figure professionali altamente qualificate in ambito tecnologico. La Rivoluzione Digitale crea nuovi posti di lavoro e nuovi modelli organizzativi, mettendone in discussione altri. Servono, quindi, nuove figure professionali qualificate, dotate del giusto set di competenze tecnologiche di base e specialistiche. Tuttavia, è altresì di fondamentale importanza la formazione e l’aggiornamento delle risorse già a disposizione di un’organizzazione.

A prescindere dal settore di competenza, gli addetti alla gestione delle risorse umane, così come i Top management delle aziende, i Governi e le Istituzioni, sono chiamati a questa sfida. Vediamo in questo articolo, realizzato dall’Osservatorio HR Innovation Practice della POLIMI School of Management, come il nostro Paese sta affrontando questo grande cambiamento nel mondo del lavoro.

Cosa si intende per Competenze Digitali

Per comprendere appieno come sviluppare le competenze digitali all'interno di un'organizzazione è fondamentale rispondere a una domanda che potrebbe apparire banale, ma che non lo è affatto: cosa sono effettivamente le competenze digitali?

In realtà, complice la crescente affermazione della Trasformazione Digitale, la definizione di competenze digitali sta cambiando, diventando sempre più complessa. Tuttavia, oggi possiamo affermare quanto segue:

Le competenze digitali si riferiscono a un vasto insieme di abilità tecnologiche che consentono di ricavare informazioni dai dati, effettuare previsioni, creare contenuti e velocizzare i processi attraverso le tecnologie informatiche e Internet.

Queste competenze possono variare dall’uso di fogli elettronici ad altre più evolute, come la scrittura di codici nei linguaggi di programmazione o lo sviluppo di software per l'Intelligenza Artificiale. Inoltre, data la costante evoluzione del mondo della tecnologia, anche le competenze digitali cambiano continuamente e sono destinate a mutare rapidamente nel corso degli anni.

Competenze digitali a confronto: Hard Skills e Soft Skills

Come spesso accade anche in altri settori, anche in questo caso è doveroso distinguere tra competenze hard e competenze soft. Di seguito analizziamo dunque cosa sono le Digital Hard Skills e le Digital Soft Skills.

Digital Hard Skills

Le Digital Hard Skills sono strettamente correlate all'uso delle tecnologie. Queste competenze definiscono la preparazione tecnica di un professionista del digitale, quantificabili e acquisibili sul posto di lavoro, o anche tramite opportuni corsi di formazione e/o aggiornamento professionale.

Essendo strettamente legate alla tecnologia, le Digital Hard Skills evolvono molto velocemente. Inoltre, essendo specifiche per ogni singolo settore tecnologico, queste competenze sono verticali e diverse tra loro. Tra le principali competenze digitali hard possiamo segnalare:

  • programmazione e sviluppo software per creare applicazioni, siti web e sistemi utilizzando linguaggi di programmazione quali Python, Java, ecc.;
  • virtualizzazione e gestione di infrastrutture e servizi nel Cloud Computing, utilizzando piattaforme come Google Cloud o Azure;
  • gestione della Cybersecurity, dalle attività volte alla protezione di reti, dati e sistemi da minacce informatiche fino alla compliance normativa, come nel caso del regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR);
  • gestione dei principali canali di Digital Marketing, quali Social Media, Digital Advertising, SEO, DEM, newsletter, ecc.;
  • capacità di creare contenuti multimediali, come grafiche e video, attraverso programmi ad hoc come Photoshop o Avid Media Composer;
  • gestione di siti eCommerce e di programmi di CRM, dall’ottimizzazione dei negozi online, tramite piattaforme come Shopify, alla gestione delle relazioni con i clienti, ad esempio mediante il software Salesforce.

Digital Soft Skills

Le Digital Soft Skills, sebbene correlate alle Digital Hard Skills, sono in realtà competenze trasversali. Queste, infatti, determinano una crescita anche a livello relazionale e comportamentale di chi le apprende.

Diversamente dalle competenze hard, le Digital Soft Skills non sono legate direttamente alle tecnologie e per questo cambiano meno rapidamente. Tuttavia, sono imprescindibili per far fronte all’evoluzione digitale in atto. Infatti, queste competenze trasversali di tipo relazionale e comportamentale aiutano le persone a utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali, migliorando la produttività e la qualità delle attività lavorative svolte.

Entrando più nel dettaglio, ecco alcune tipologie di Digital Soft Skills che si possono apprendere durante un’esperienza lavorativa:

  • Knowledge Networking, ossia la capacità di razionalizzare, capitalizzare e organizzare informazioni e conoscenze attraverso strumenti digitali;
  • Virtual Communication, che consiste nella capacità di comunicare in modo efficace attraverso diversi strumenti digitali;
  • Digital Awareness, che indica la capacità di preservare la confidenzialità e la sicurezza dei dati e delle informazioni;
  • Creativity, ovvero la capacità di utilizzare gli strumenti digitali per elaborare idee innovative;
  • Data Visualization, o capacità di rappresentare i dati per facilitare la presa di decisioni;
  • Data Analysis, ovvero la capacità di analizzare i dati.

A queste competenze digitali soft se ne aggiungono altre, nate a seguito della rivoluzione portata dalla Generative AI, necessarie per sviluppare un mindset adeguato alla nuova, dirompente tecnologia:

  • pensiero critico, inteso come abilità di valutare e analizzare le informazioni e gli output derivanti da soluzioni di AI;
  • AI interaction, ossia la capacità di sviluppare e perfezionare comandi per interagire con soluzioni di Intelligenza Artificiale;
  • etica digitale, per comprendere gli impatti etici dell’utilizzo di soluzioni di AI;
  • decision making consapevole, che consiste nella capacità di sapere quando affidarsi a soluzioni di AI e integrare i risultati con l’esperienza umana.

Quali sono le competenze digitali: la classificazione dell'AgID

Un'altra utile classificazione di competenze digitali la fornisce l'AgID. L'Agenzia per l'Italia Digitale ha definito nel 2017 una roadmap di accrescimento e monitoraggio delle competenze digitali per i cittadini italiani.

Le competenze digitali da raggiungere secondo il modello dell'AgID sono di tre livelli e tipologie:

  • competenze digitali di base, utili a tutti i cittadini;
  • competenze specialistiche (ICT, acronimo di Information and Communications Technology), Hard Skills utili a tutti i professionisti e futuri professionisti operanti in specifici settori;
  • competenze di e-leadership, Soft Skills definite come la capacità di utilizzare al meglio le tecnologie digitali all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione e di introdurre innovazione digitale nello specifico settore di mercato in cui si opera.

Tale classificazione si ispira alle raccomandazioni europee in ambito di alfabetizzazione digitale e apprendimento permanente. La famiglia delle competenze digitali di base, in particolar modo, segue il modello del DigComp, quadro di riferimento europeo delle competenze digitali dei cittadini, il quale si articola in cinque fondamentali aree di competenza, quali alfabetizzazione su informazioni e dati, comunicazione e collaborazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza, problem solving.

Le Competenze Digitali in Italia: un gap da colmare

L'esigenza di sviluppare le competenze digitali nasce ovviamente da una diffusa mancanza di quest'ultime. Il rapporto annuale del DESI (Digital Economy and Society Index) che misura il livello di digitalizzazione dei Paesi UE, racconta di un'Italia ancora indietro nel ranking rispetto alla media europea.

A penalizzare il nostro Paese, rispetto ad altri Stati europei a lei simili come Spagna, Francia e Germania, è proprio la dimensione del Capitale umano, legata all'acquisizione di competenze e professionalità in grado di trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale. Per quanto riguarda il nostro Paese:

  • siamo quintultimi in Europa per popolazione con competenze digitali almeno di base;
  • siamo 18esimi per competenze digitali avanzate, in recupero rispetto agli anni passati ma ancora sotto la media europea;
  • siamo ultimi in Europa nella quota di laureati in ambito ICT sul totale della popolazione con una laurea (solo l’1,5% dei laureati, rispetto a un valore medio UE del 4,5%).

Si parla in questo scenario di Digital Skills Gap, vale a dire la mancanza di profili dotati di competenze digitali essenziali per affrontare la trasformazione tecnologica che sta permeando tutti i settori di business.

Le iniziative istituzionali per colmare il gap: Strategia Nazionale delle Competenze Digitali e PNRR

Proprio al fine di eliminare questo gap consistente con gli altri Paesi europei, ma anche per abbattere il divario digitale esistente tra le varie aree del nostro stesso territorio nazionale, nel 2020 l’Italia ha adottato la prima Strategia globale sul tema delle competenze digitali. Si tratta della Strategia Nazionale delle Competenze Digitali, elaborata nell’ambito dell’iniziativa Repubblica Digitale. La regia è stata affidata al Comitato Tecnico Guida di Repubblica Digitale, coordinato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD). Quattro sono gli assi di intervento: Istruzione e Formazione Superiore; Forza lavoro attiva; Competenze specialistiche ICT; Cittadini.

Il DTD, insieme a Invitalia e all’Osservatorio Agenda Digitale, ha pubblicato un primo rapporto di monitoraggio annuale, in cui emerge come si stiano recuperando i gap rispetto agli altri Paesi. Nonostante ciò, sembrerebbe che i progressi non siano ancora sufficienti per raggiungere entro il 2026 i target fissati dalla Coalizione Nazionale.

Inoltre, per incentivare le organizzazioni a riqualificare il proprio personale e colmare quei gap a livello digitale che divide il nostro Paese dal resto dell’Europa, sono stati istituiti il Fondo Nuove Competenze e i Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua.

A questi si aggiunge il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che sostiene iniziative di formazione sia per i lavoratori che per gli studenti e, in generale, per la società. Le misure del Piano a supporto dello sviluppo di competenze digitali sono:

  • riconoscimento di crediti di imposta alle imprese che investono in attività di formazione per la digitalizzazione e lo sviluppo delle relative competenze; attualmente questa misura è stata completata al 50%, ed è in ritardo rispetto a quanto prefissato;
  • elaborazione di un modello di riqualificazione manageriale (per il digitale), focalizzato sulle PMI con programmi di formazione ad hoc, prevedendo il coinvolgimento delle associazioni di categoria e l’utilizzo di modelli di diffusione incentrati su piattaforme digitali;
  • programmi di formazione ad hoc da usufruire nei periodi di cassa integrazione, incentivati tramite il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale sia per l’impresa che per il lavoratore, nell’ottica dell’upskilling digitale (ossia di un accrescimento delle proprie competenze); in questo caso la misura è stata completata al 50% (in ritardo);
  • istituzione del Servizio Civile Digitale, ambito specifico di attuazione del servizio civile universale per valorizzare il ruolo dei giovani in chiave di “facilitatori digitali” con il compito di aiutare circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali di base; la misura è stata completata al 40%, in ritardo rispetto a quanto prefissato;
  • potenziamento dell’istruzione professionale, in particolare gli Istituti Tecnici Superiori e le discipline STEM (riguardanti materie quali Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), in tutti i percorsi di studio e non solo quelli strettamente correlati a essi; sono infatti previsti maggiori investimenti per l’Istruzione Tecnica Superiore e interventi di carattere infrastrutturale, come la predisposizione di ambienti di apprendimento connessi e arricchiti da strumenti digitali; sebbene sia stata completata all’85%, la misura è comunque in ritardo rispetto a quanto prefissato originariamente dal Piano;
  • nell’ambito della Pubblica Amministrazione, predisposizione di specifici corsi on-line (MOOC) sulle nuove competenze riguardanti trasformazione digitale, transizione green, innovazione sociale, e sulle competenze manageriali necessarie per rendere la pubblica amministrazione moderna ed efficace; attualmente questa misura è stata completata al 53% ed è anch’essa in ritardo rispetto alle tempistiche iniziali.

Competenze digitali: le iniziative delle aziende

Se da un lato la strada intrapresa in Italia per accrescere il bagaglio di nuove competenze di cittadini e futuri lavoratori sembra quella giusta, come si stanno comportando le aziende?

L’Innovazione Digitale non si traduce solo nell’adozione di nuovi strumenti, ma anche nella necessità di acquisire figure professionali in grado di gestire la trasformazione. Ciò significa che le aziende dovrebbero investire sia in nuovi profili digitali, progettando politiche ad hoc per la loro ricerca e selezione, sia nelle risorse già a disposizione, focalizzandosi sulla formazione dei dipendenti e sull’apprendimento e aggiornamento di competenze digitali.

Quando si parla di risorse specializzate e competenze digitali mancanti, occorre evidenziare che molte aziende si sono già attivate per sostenere l’introduzione e lo sviluppo di competenze digitali, con progetti mirati a coinvolgere l’intera organizzazione. In particolare, si rilevano:

  • iniziative per la diffusione di conoscenza sui temi del digitale;
  • percorsi di supporto al management;
  • programmi di digital upskilling, ossia di aggiornamento delle competenze riguardanti il proprio ambito lavorativo, e di digital reskilling, ovvero dell’apprendimento di nuove competenze per una diversa mansione;
  • collaborazioni specifiche con attori esterni;
  • attività mirate per la ricerca e selezione di professionalità digitali;
  • programmi di reverse mentoring, il cui obiettivo è quello di favorire il passaggio di competenze tra figure senior e junior;
  • sistemi di valutazione del gap tra competenze digitali ricercate e quelle già presenti nell'organizzazione.

Competenze digitali e lavoratori

Oltre alle iniziative aziendali sopra elencate, un altro concetto che si sta facendo strada è quello della Learning Capacity (in italiano “capacità di apprendimento”) dei lavoratori. Questo termine descrive la propensione e la capacità di ampliare il proprio bacino di conoscenze e abilità per adattarsi ai cambiamenti richiesti dal proprio ruolo e dal business.

Nello specifico, si parla di Continuous Learning (che significa letteralmente “apprendimento continuo”) quando i lavoratori delle diverse fasce di età si presentano in media sufficientemente predisposti ad acquisire nuove competenze e capacità nell’arco della propria vita professionale.

Si parla invece di Learning Adaptivity (ossia “apprendimento adattivo”) per descrivere l’efficacia dell’apprendimento di competenze e capacità necessarie per adattarsi ai cambiamenti nella propria professione. Le generazioni definite Baby Boomers (persone nate nel periodo del boom demografico tra il 1946 e il 1964) hanno dovuto adattarsi maggiormente ai cambiamenti imposti dalla Trasformazione Digitale per restare competitivi rispetto a Millennials (nati tra il 1981 e il 1996) e Generazione Z (nati dal 1997 in poi).

Competenze Digitali e lavoro: la reperibilità dei professionisti digitali

Dopo la crisi pandemica, il mercato del lavoro è fortemente cambiato, così come lo sono anche le necessità delle aziende di attrarre e intercettare nuove tipologie di figure professionali. Non sono poche le difficoltà da affrontare per cercare o sostituire una figura con competenze digitali, soprattutto se specialistiche.

La ricerca di lavoratori con competenze digitali adeguate, dunque, è un tema complicato da gestire, dato che tali competenze coinvolgono molte tipologie di professionalità. Tuttavia, come rileva la ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice, attrarre profili con elevate competenze digitali comporta una serie di difficoltà per diversi motivi:

  • elevata concorrenza tra aziende per intercettare i profili digitali adatti;
  • scarsità sul mercato del lavoro delle figure professionali con le competenze digitali richieste;
  • dimissioni volontarie di massa (o Great Resignation), un fenomeno nato a seguito della pandemia motivato dalla ricerca di un miglior equilibrio tra vita professionale e vita privata e da un desiderio di maggiore qualità nel lavoro.

Per contrastare la carenza di talenti, specie quando si parla di competenze digitali, è necessario adottare strategie che vadano oltre il semplice aumento dei salari, puntando invece su trasformazioni più profonde, come lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi.

  • Autore

Ricercatrice dell'Osservatorio HR Innovation Practice e dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano