Conoscere le professioni digitali è oggi più che mai fondamentale, data l’importanza per le aziende di avere risorse in grado di far fronte alla costante evoluzione delle tecnologie. Non solo: alcune professioni digitali che fino a poco tempo fa erano considerate “lavori del futuro”, oggi sono già nel nostro presente. Basti pensare al crescente numero di professionisti che attualmente si occupano di ambiti come l’Intelligenza Artificiale, i Big Data o la Cyber Security.
Ma nel dettaglio, quali sono (e saranno) le nuove professioni digitali più richieste sul mercato del lavoro? E quali ostacoli devono ancora superare gli addetti alla gestione delle risorse umane per individuare figure, esterne o interne, in grado di cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione tecnologica?
Nuove professioni richiedono nuove competenze
Come anticipato, i cosiddetti lavori del futuro sono in realtà più vicini di quanto pensiamo: l’introduzione e lo sviluppo delle professionalità digitali nei contesti organizzativi è un tema che interessa la maggior parte delle aziende, le quali dichiarano infatti di essersi già mosse con azioni ad hoc.
Parlando di nuove professioni si fa riferimento a figure come Data Scientist, Chief Information Security Officer o IoT Software Engineer, tutti ruoli che di base devono possedere una serie di competenze essenziali per affrontare la trasformazione digitale:
- gestione e analisi di dati;
- sicurezza delle infrastrutture, dei dati e delle informazioni in azienda;
- sviluppo, gestione e testing di tecnologie emergenti (IoT, AI, Cloud, Social, ecc.);
- innovazione di prodotto/servizio/processo.
I "nuovi" professionisti più richiesti dalle aziende
Analizzando la domanda di professionalità digitali tra le aziende, emergono tre ambiti di attività professionale particolarmente richiesti:
- Data Analysis
- Security
- Social Media
- Digital Marketing
Gli specialisti nell’ambito Big Data & Analytics, capaci di valorizzare grandi quantità di dati e informazioni, sono le figure maggiormente richieste dalle organizzazioni. Si tratta di professionisti aventi competenze molto specifiche e, per questo motivo, si predilige la ricerca sul mercato del lavoro piuttosto che la formazione interna all’azienda, che risulterebbe troppo onerosa. Gli esperti in Cyber Security, invece, si posizionano al secondo posto come figure digitali più ricercate, a comprova anche dell’attenzione crescente delle aziende verso la protezione dei dati e dei sistemi informativi. Seguono al terzo e al quarto posto gli esperti di Social Media e Web Marketing. Entrambe queste professioni si occupano di gestire la comunicazione e, in generale, i canali di contatto tra l’organizzazione e i clienti. Inoltre, sono ambiti generalmente sviluppati internamente all’azienda, ad esempio mediante programmi di upskilling per le risorse che hanno sempre svolto attività di marketing attraverso canali più tradizionali.
Vi sono anche altri ruoli legati alle nuove tecnologie che spiccano tra le figure digitali più ricercate. Si tratta ad esempio di esperti in Intelligenza Artificiale, Internet of Things, Robotica, Blockchain e Realtà Aumentata e Virtuale il cui sapere, altamente specialistico, spinge le organizzazioni a prediligere la ricerca su un mercato esterno.
Le principali barriere all’introduzione di professionisti digitali
Nonostante la crescente focalizzazione delle aziende verso l’introduzione di nuovi professionisti digitali, le difficoltà legate all’introduzione di tali figure non mancano. Tra gli ostacoli principali vi sono elementi caratterizzanti il mercato del lavoro, come la scarsità delle figure richieste (e la conseguente concorrenza per attrarle), ma anche criticità proprie delle organizzazioni, come il poco potere attrattivo e la difficoltà a fidelizzare i professionisti digitali. Oltre a queste barriere ne sussistono altre, legate soprattutto alla formazione, all’acquisizione e all’integrazione di tali figure, come per esempio:
- difficoltà a integrare le nuove figure digitali con quelle già inserite nell’organizzazione;
- difficoltà nel trovare i canali corretti per attrarle;
- difficoltà nell’identificare le persone all’interno dell’organizzazione da formare alle nuove professionalità;
- difficoltà nel trovare percorsi di formazione sui temi digitali;
- scarsa efficacia delle politiche di Employer Branding.
Tuttavia, almeno sul fronte del deficit formativo tuttora diffuso lungo l’intero territorio nazionale, la Strategia nazionale per le competenze digitali approvata dal Ministro per l’Innovazione Tecnologia a luglio 2020 fa ben sperare che nel prossimo futuro tali ostacoli possano essere – almeno in parte – superati.
Dal PNRR nuovo slancio alle professioni
E in tal senso entra in gioco per la Direzione HR il PNRR, che si pone tra gli obiettivi principali lo sviluppo di competenze digitali (considerate ormai essenziali per cogliere le opportunità dell’innovazione tecnologica e potenziare la crescita economica nazionale) attraverso le seguenti misure:
- programmi per la riqualificazione manageriale in ottica digitale, focalizzandosi sulle PMI;
- programmi di upskilling digitale nei periodi di cassa integrazione;
- il riconoscimento di crediti di imposta alle imprese che investono in formazione sul digitale;
- l’istituzione del Servizio Civile Digitale, tramite il quale i giovani assumono il ruolo di “facilitatori digitali” per aiutare gli utenti ad acquisire le competenze digitali di base;
- il potenziamento dell’istruzione professionale.
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- Autore
Ricercatrice Junior dell'Osservatorio HR Innovation
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