Cos'è l'Open Banking e come sta cambiando Pagamenti, Banche e Finanza

16 febbraio 2021 / Di Filippo Renga / 0 Comments

L’Open Banking è il fenomeno abilitato dalla PSD2, la direttiva europea sui servizi di pagamento che ha completamente rivoluzionato il mondo dei pagamenti e dei servizi finanziari. Il concetto alla base dell'Open Banking è il seguente: abilitare la condivisione dei dati tra gli attori del panorama bancario.

Un concetto intrigante che riguarda un po’ tutti noi, nel modo di gestire i risparmi, i mutui o prestiti, e spendere i soldi nella vita di tutti i giorni. Dal 14 settembre 2019, giorno in cui la PSD2 è entrata in vigore, le banche sono obbligate a condividere tramite le cosiddette API alcune informazioni su conti e pagamenti dei propri clienti, naturalmente se autorizzate. Questa data rappresenta un vero e proprio punto di svolta, un’apertura senza precedenti tra banche e società Fintech (non solo startup). Per quali motivi?

In questo articolo proveremo a spiegare il vero significato di Open Banking, partendo dalle sue origini normative, approfondendone esempi, applicazioni, servizi, opportunità e nuove prospettive di business.

 

Che cos'è esattamente l'Open Banking

L'Open Banking è il principio secondo cui le informazioni e le transazioni finanziarie devono poter essere fruite dai clienti liberamente senza i vincoli che esistevano in passato. Per definizione si tratta dell'applicazione della teoria dell'Open Innovation al settore bancario e - per estensione - finanziario.

La condivisione autorizzata dei dati dei clienti tra i diversi attori di questo settore è un fatto rivoluzionario che ha cambiato per sempre le logiche competitive tra banche e società finanziarie-assicurative, spianando la strada alle startup Fintech e altre realtà innovative . Per comprendere meglio il significato di Open Banking è importante conoscere le parti in gioco di questa innovazione. Lo faremo nei prossimi paragrafi:

  • la PSD2, la normativa che introduce, almeno sulla carta, il concetto di Open Banking;
  • le API e gli API provider, che rappresentano lo strumento abilitante, in grado di tradurre in realtà quanto suggerito dalla normativa;
  • le startup Fintech, che, grazie a questa apertura, assumono un ruolo primario nell'offerta innovativa di servizi di finanziamento, pagamento e investimento.

 

PSD2: la normativa che abilita l'Open Banking

La Payment Services Directive 2, direttiva europea sui servizi di pagamento, in vigore dal 13 gennaio 2018, è pienamente operativa dal 14 settembre 2019. La direttiva ha “aperto”, in senso sia letterale che metaforico, notevoli opportunità in ambito Fintech & Insurtech (dal Payment al Lending, dall’Asset Management all’Online Banking, dall’eCommerce al’Instant Insurance, ecc...)

Senza entrare troppo nel dettaglio della normativa, possiamo dire che gli obiettivi fondanti della PSD2 sono due. Da un lato contribuire alla diffusione di soluzioni digitali e infondere fiducia nell’impiego di tali servizi. Dall’altro, agevolare, se non addirittura incentivare, la competizione nel mondo Finance.

In che modo? Attraverso l’accesso ai dati finanziari, un tempo tradizionale terreno delle banche, anche a società terze. Dalla sua attuazione, infatti, le banche sono obbligate a condividere alcune informazioni dei propri correntisti con terze parti.

Quali? Solo, naturalmente, quelle autorizzate dal cliente stesso (in accordo con la normativa GDPR).

In altri termini, le banche sono obbligate ad aprire le proprie API (Application Program Interface) e i dati del cliente a queste società, rimodulando così le gerarchie preesistenti nel rapporto tra consumatori e istituti finanziari. È da questo passaggio cruciale che trae linfa vitale l’idea di Open Banking

 

Open Banking e API

L'apertura delle API è quindi alla base del fenomeno Open Banking. Ma cosa si intende per API?

Le API, acronimo di Application Programming Interface sono un insieme di funzioni e procedure (in sostanza, si tratta di una stringa di codice) che consentono ad una applicazione di accedere a funzionalità, dati e/o audience di altre applicazioni o altri servizi digitali.

Una API che è accessibile a chiunque è detta "aperta" e viene definita Open API. Al giorno d’oggi quando si parla di API, si fa spesso riferimento a quelle che in realtà sono Open API, ossia quelle API che rendono possibile a chiunque accedere alle funzionalità o ai dati di un’altra azienda (es. Google rende disponibili le API per poter integrare le mappe basate su Google Maps all’interno di altri siti).

Da qui si capisce in che modo le Open API siano in grado di rendere possibile l’Open Banking, un modello in cui le banche rendono disponibili delle API tramite cui è possibile accedere alle informazioni sui conti dei clienti della banca. Per poter far ciò un’azienda deve avere l’esplicito consenso del diretto interessato.

 

I servizi di Open Banking

I servizi resi accessibili dalla normativa e, quindi dall'apertura delle API, sono fondamentalmente di tre tipi:

  • Account Information, per accedere ai conti correnti tramite applicazioni diverse da quelle bancarie;
  • Payment Initiation, per poter disporre un ordine di pagamento dal proprio conto corrente tramite altre applicazioni;
  • Fund Confirmation, per verificare la presenza di fondi a copertura dell’importo richiesto per una transazione.

In realtà, emerge come diversi attori bancari abbiano già allargato a funzionalità ulteriori, offrendo API aggiuntive rispetto a quelle richieste dalla PSD2, come trasferimenti di denaro da conto a conto, identificazione dei clienti, assicurazioni istantantee e informazioni dettagliate di business.

Il ruolo degli API provider

Centrali in ottica Open Banking sono i fornitori di queste API, a cui spetta il compito di mettere in connessione aziende non in possesso di licenze con le API bancarie attraverso servizi di “License as a service”. Sono in particolare le startup e aziende innovative operanti nel settore della Tecnofinanza (meglio noto come Fintech) ad aver assunto questo ruolo. Non mancano, tuttavia, attori tradizionalmente "esterni" al settore bancario, come i grandi siti Interne e i fornitori di gas e luce.

Ciò a dimostrazione del concetto di competizione allargata proprio dell'Open Banking.

Quando l'API provider è diverso rispetto a quello presso il quale l’utente detiene il proprio conto o servizio di pagamento - come nel caso delle Fintech - parliamo di Third Party Provider (TTP). Dopo aver raccolto il consenso dell’utilizzatore, il TTP deve aver accesso al conto di pagamento gestito da un Account Servicing Payment Service Provider (ASPSP).

Il servizio dei fornitori è strettamente correlato al tipo di servizio di Open Banking, reso obbligatorio della PSD2. Distinguiamo:

  • PISP (Payment Initiation Service Provider);
  • AISP (Account Information Service Provider);
  • PIISP (Payment Instrument Issuing Service Provider).

 

Open API e PSD2: obblighi, opportunità e minacce!

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Vantaggi e opportunità dell'Open Banking

Diverse aziende (non solo startup) sfruttano tale tecnologia per poter offrire, ad esempio, la possibilità di visualizzare tutti i conti (anche su banche diverse) di una persona in un’unica vista.

Ma le possibilità aperte dall’Open Banking sono davvero multiple, e valgono sia per i consumatori che per gli operatori finanziari:

  • possibilità di offrire ai clienti servizi di valore aggiunto e migliore user experience;
  • pagamenti istantanei più semplici;
  • gestione di conti separati su un unico cruscotto;
  • gestione dei finanziamenti più puntuale.

 

Gli esempi di Open Banking in Italia e nel mondo

Il Gruppo Banca Sella è stata pioniera dell'Open Banking in italia con il progetto Fabrick. Anche Intesa Sanpaolo si è resa protagonista qualche anno fa dell'ingresso nel capitale della startup Oval Money, un'applicazione legata a conto corrente bancario e carta di credito.

A livello internazionale, sono diverse le iniziative emergenti orientate verso una logica di Open Finance, ancor più che Open Banking. Sono consorzi, innovation hub, aziende e in particolare modo le piattaforme software ad abilitare e supportare, anche a livello tecnologico, le interazioni e le collaborazioni tra i diversi attori.

L'Osservatorio Fintech & Insurtech ha individuato e analizzato ben 48 piattaforme software presenti nell’Unione Europea. Tali piattaforme permettono in modo più agevole lo scambio di dati ed elaborazioni, l’attivazione di servizi, la creazione di ecosistemi di collaborazione tra attori diversi.

 

Dall’Open Banking all’Open Finance

I servizi finanziari evolvono e le nuove normative introducono un nuovo modo di fare banca, più semplice e ad accessibile a nuovi e molteplici attori. Da qui l’Open Banking si allarga verso il concetto più olistico di Open Finance. È questa l’espressione coniata dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, punto di riferimento costante per l’innovazione digitale all’interno dell’ecosistema finanziario e assicurativo italiana, al fine di governarne al meglio i cambiamenti in atto attraverso la creazione di cultura.

Nell’idea di Open Finance (e Insurance), infatti, i servizi finanziari e assicurativi sono trattati indipendentemente dall’attore che li sta proponendo. Non solo banche e attori tradizionali, dunque, ma anche startup, BigTech, case automobilistiche, Retailer, Utility e chiunque si proponga nel mondo finanziario e assicurativo.

Se è vero che l’Open Banking apre le porte a società terze, allora, è lo stesso concetto di “banking” a risultare limitante. In sostanza, il cambiamento riguarda tutto il mondo finanziario e assicurativo, non solo il modo di fare banca o assicurazione. Diversi attori si muovono oggi in uno scenario che va allargandosi in quello che può essere definito l’Open Finance & Insurance Journey: percorso che istituti finanziari e assicurativi, ma anche fornitori di tecnologia e advisor devono seguire per tenere il passo rispetto a tutti questi cambiamenti.

 

Open Banking e Open Finance nella pratica - Il vantaggi secondo i protagonisti

Da Open Banking a Open Finance, dunque. Un tema, in teoria, di sicuro appeal che, nella pratica, diventa ancora più incalzante. In cosa si concretizza esattamente questo concetto? Che ruolo può giocare nelle strategie dei protagonisti della consulenza finaziaria-assicurativa? Ci sono i presupposti tecnologici e culturali per metterlo in pratica?

Per rispondere a queste domande l'Osservatorio Fintech & Insurtech ha chiesto direttamente ad alcuni dei partner più rappresentativi della ricerca raccogliendo i pareri di chi su quest'idea ha già deciso di puntare in maniera decisa. Qui di seguito, le riflessioni più eccellenti.

Quello che gli operatori (che siano banking piuttosto che insurance company) dovrebbe fare a livello di Open Finance è un investimento massivo a livello di piattaforme. Due sono le possibili strategie: puntare su prodotti nativi digitali con l'obiettivo di semplificare il back end e puntare su dei canali innovativi, flessibili e in grado di integrare terze parti.

Alessandra Ceriani - Partner - Deloitte

Sul tema dell’Open Finance, il progetto dove dovremmo essere impegnati tutti quanti è quello del cambiamento culturale all’interno delle diverse organizzazioni di cui facciamo parte. La sfida di cambiamento più grossa e più difficile, non è da ricondurre né dalla tecnologia, né dal legacy system, né delle competenze, bensì è rappresentata dal percorso culturale che necessario all’interno delle organizzazioni. Non è sufficiente un mercato open, ma è necessaria anche una mentalità open su cui bisogna pian piano lavorare.

Marco Folcia - Partner - PwC

L’Open Finance è l’ambito Fintech sul quale oggi è più complesso e oneroso lavorare, ma è anche quello più interessante. Fare il Booking dei servizi finanziari richiede grandi investimenti su dati e Intelligenza Artificiale, ma potrebbe essere quello che a tendere cambia davvero il modo di intendere i servizi finanziari.

Andrea Metelli - Partner - e*Finance Consulting Reply

 

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  • Autore

Co-Fondatore degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. È inoltre Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo, Fintech & Insurtech e Smart Agrifood.