Smart Worker: chi e quanti sono i lavoratori agili in Italia

Aggiornato il / Creato il / Di Fiorella Crespi

Gli Smart Worker sono ormai diversi milioni nel nostro Paese. E non poteva essere altrimenti. L’emergenza sanitaria ha costituito un radicale punto di svolta, tale che lo Smart Working è stato adottato come modalità preferibile da gran parte delle aziende private e pubbliche. I lavoratori italiani si sono così trasformati in lavoratori agili, con tutti i benefici (ma anche qualche criticità) che tale status comporta.

Ma, esattamente, cos’è uno Smart Worker? E come è cambiata la situazione dall’inizio dell’emergenza sanitaria? Aiutati dalla Ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, approfondiremo nel dettaglio questi argomenti. Nello specifico vedremo insieme:

  • cosa vuol dire Smart Worker
  • quanti sono gli Smart Worker in Italia
  • i vantaggi degli Smart Worker

Cosa vuol dire Smart Worker

Se nel 2019 contavamo poco più di circa 570.000 lavoratori agili, oggi gli Smart Worker sono aumentati in maniera più che esponenziale, contando milioni di persone. Ma cosa vuol dire Smart Worker?

Uno Smart Worker può essere definito come un lavoratore agile, che gode di autonomia nella scelta delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati.

Il concetto di Smart Woking, quindi, è una pratica che va ben oltre il rigido concetto di Telelavoro o altre forme tradizionali di rapporto lavorativo a distanza. Si tratta di una vera e propria filosofia manageriale, fondata sui principi cardine di flessibilità lavorativa, autonomia dei dipendenti e responsabilizzazione dei risultati. Ciò implica, ad esempio, la scelta del luogo e dell’orario di lavoro, e allo stesso tempo un forte orientamento ai risultati.

Non è un caso, d'altronde, che lo Smart Working esista da molto (e fosse già in crescita) prima dell'emergenza COVID-19. La Legge sul Lavoro Agile, infatti, risale al 2017 e da allora, insieme ai successivi decreti e regolamentazioni, norma gli aspetti giuridici dello Smart Working.

Quanti sono gli Smart Worker in Italia

Nonostante lo Smart Working non indichi solo il “lavoro da casa”, è indubbio che la pandemia ha rappresentato l’“occasione” per estendere il lavoro da remoto anche a figure professionali che spesso risultavano escluse da tali iniziative. Si riteneva infatti che numerose attività, ad esempio in ambito manifatturiero, non fossero compatibili con il lavoro da remoto.

Secondo i numeri dell’Osservatorio Smart Working, le persone che hanno lavorato da remoto nel 2020 sono state 6,58 milioni (praticamente 1/3 dei lavoratori dipendenti italiani). Il numero di Smart Workers è però diminuito nel biennio successivo, complice la fine dello stato di emergenza, i provvedimenti per il ritorno in presenza nelle pubbliche amministrazioni e il termine dello Smart Working mediante il regime semplificato nel settore privato.

Nel 2023, invece, si è assistito a un sostanziale consolidamento del fenomeno. Secondo la Ricerca dell’Osservatorio Smart Working, i lavoratori agili complessivi risultano quasi 3,58 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,57 del 2022 (e superiore del +541% rispetto ai dati di prepandemia).

Di seguito elenchiamo i numeri del fenomeno del Lavoro Agile nelle diverse tipologie di organizzazione, quali grandi imprese, PMI e PA, e il loro livello di maturità nell’adozione dello Smart Working.

Smart Worker e grandi imprese

Gran parte dei lavoratori da remoto del nostro Paese opera nelle aziende più affermate e strutturate. Sempre secondo i numeri dell’Osservatorio Smart Working, nel 2023 sono 1,88 milioni le persone che hanno lavorato in Smart Working nelle grandi imprese. Rispetto al 2022, in cui il Lavoro Agile era presente nell'91% delle realtà, nel 2023 lo Smart Working è cresciuto, essendo stato implementato nel 96% delle aziende.

Analizzando il livello di maturità delle iniziative afferenti alle leve di progettazione emerge che, riguardo alle policy, ai comportamenti e agli stili di leadership, alle tecnologie e alla riorganizzazione degli spazi, il 52% delle grandi imprese è matura su tutte le dimensioni. Si può dire, quindi, che attuano dei progetti di “vero” Smart Working (e non semplice lavoro da remoto).

Smart Worker e PMI

Anche tra le PMI è cresciuto l’interesse per il lavoro agile negli ultimi anni. Nel periodo pandemico ben il 58% delle piccole e medie imprese aveva esteso la possibilità di lavorare da remoto ai propri dipendenti. Tuttavia, nel corso del 2021 e del 2022 le iniziative sono diminuite drasticamente, contando nel complesso 510.000 Smart Woker (meno della metà rispetto al 2020). Questa decrescita è attribuibile sia alla cultura aziendale, basata sul lavoro in presenza, sia alla percezione dello Smart Working come soluzione temporanea, in grado di garantire una continuità di business solo durante l’emergenza sanitaria. Ciò nonostante, il 2023 ha visto un lieve aumento delle iniziative di Smart Working anche in queste realtà, che contano oggi 570.000 lavoratori agili e coinvolgono il 56% delle organizzazioni.

Secondo i dati dell’Osservatorio, le iniziative mature di Lavoro Agile sono solo il 15%. Negli altri casi, l’elevata diffusione di iniziative di Smart Working informali si riflette nella definizione di policy. Spesso ci si limita a consentire il lavoro da remoto senza intervenire su altri aspetti, come la flessibilità oraria e l’autonomia nella gestione delle attività.

Smart Worker e PA

Con l’emergenza sanitaria anche la Pubblica Amministrazione ha potenziato il ricorso al Lavoro Agile. Tuttavia, a seguito dei provvedimenti dei precedenti governi, l’adozione dello Smart Working è diminuito nel corso degli ultimi anni. Sebbene in realtà le iniziative siano aumentate, dal 57% al 61% delle realtà nel 2023, il numero dei lavoratori agili è diminuito, passando da 570.000 a 515.000 Smart Worker. Con la direttiva del 29 dicembre 2023, il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo si propone di sensibilizzare maggiormente i dirigenti delle PA, specie per i lavoratori fragili.

Le Pubbliche Amministrazioni che hanno introdotto iniziative pienamente “mature” di Smart Working rispetto tutti i quattro pilastri (policy organizzative, tecnologie, riorganizzazione degli spazi e comportamenti e stili di leadership) risultano essere il 16% del totale.

I vantaggi per gli Smart Worker

I vantaggi dello Smart Working sono innumerevoli e a beneficare di tali benefici sono gli Smart Worker stessi, oltre ai datori di lavoro e all’ambiente.

L’Osservatorio ha calcolato che, lavorando da casa per due giorni alla settimana, ogni SmartWorker potrebbe risparmiare fino a 900 euro all’anno sui costi di commuting (o pendolarismo), tenendo conto dell’aumento delle spese per le utenze domestiche. In termini di tempo, adottare lo Smart Working implica risparmiare in media 93 ore all’anno per ogni lavoratore.

L’Osservatorio ha anche esaminato il livello di benessere dei lavoratori secondo le tre dimensioni stabilite dall’OMS, quali:

  • il benessere psicologico, che deriva dalla valutazione che le persone esprimono nei confronti della propria vita ed è costituito da una componente cognitiva e da un aspetto emozionale (Diener, Suh, Lucas e Smith, 1999);
  • il benessere relazionale, che indica il benessere di una persona inserita nel contesto e nella comunità del contesto lavorativo (Saks, 2006);
  • il benessere fisico, ossia uno stato di piena salute e funzionalità del proprio corpo correlato (Seyle, 1976).

Per quanto riguarda il benessere fisico occorre fare una precisazione. Spesso i segnali di malessere fisico (come dolori articolari o alterazioni del sonno) tendono a essere sottovalutati. Ciò nonostante, possono costituire sintomi derivanti da una condizione di stress lavoro-correlato (Seyle, 1976).

L’Osservatorio ha rilevato che gli Smart Workers hanno livelli di benessere più elevati rispetto ad altri lavoratori che non godono di alcuna forma di flessibilità, oppure lavorano unicamente da remoto. Il 12% dei lavoratori agili “sta bene” su tutte le dimensioni del benessere (psicologico, relazionale e fisico). Oltre a questo, gli Smart Workers hanno riportato le medie più elevate di engagement.

Chiaramente non sono mancano le criticità. Durante il lockdown, complice l’isolamento, è stata percepita una certa difficoltà nel separare la vita privata dalla vita lavorativa. Tuttavia, larga parte dei lavoratori agili ha riscontrato maggiore efficienza nel lavoro, migliore concentrazione nelle attività lavorative e ha avuto l'opportunità di acquisire nuove competenze digitali.

A oggi il senso di isolamento e di distacco dall’organizzazione è ancora presente negli Smart Worker. La scelta di un luogo terzo di lavoro (come spazi di coworking vicino a casa) può contribuire a limitare queste sensazioni.

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  • Autore

Direttrice dell'Osservatorio Smart Working