Cosa risponderebbe Watson se gli chiedessimo se Babbo Natale esiste?

13 ottobre 2017 / Di Alessandra Luksch / 0 Comments

“Le teorie economiche spesso non tengono conto che gli agenti economici sono umani. La gente fa spesso scelte scadenti perchè condizionata da una vasta gamma di comportamenti-routine che il più delle volte portano a imbarazzanti errori".

Così si esprime Richard Thaler, professore presso l’Università di Chicago Booth School of Business, vincitore del Premio Nobel per l’Economia 2017 per i suoi Studi sull’Economia Comportamentale. Secondo l’Accademia Reale svedese delle Scienze il suo contributo è stato quello di aver inserito ipotesi psicologicamente realistiche nelle analisi del processo decisionale economico, esplorando le conseguenze, sulle decisioni individuali e sugli esiti dei mercati, di una razionalità limitata, di preferenze sociali e di mancanza di autocontrollo.

Tuttavia l’utilizzo della psicologia nell’economia comportamentale è in forte contrasto con l’economia tradizionale, che vede gli individui come esseri razionali, ottimizzatori perfetti e senza emozioni, e le decisioni di mercato basate sull’incontro tra le curve di domanda e offerta.

Già negli anni 60 Herbert Simon aveva evidenziato il concetto di razionalità limitata, secondo cui, durante il processo decisionale, la razionalità di un individuo è limitata da vari fattori: dalle informazioni che possiede, dai limiti cognitivi della sua mente, dalla quantità finita di tempo di cui dispone per prendere una decisione. Secondo Simon perfino le imprese non cercano più di massimizzare il profitto o, per meglio dire, cercano di massimizzarlo ma all'interno di una razionalità confinata. Figuriamoci quale effetto determinante possono avere queste limitazioni sulle scelte economiche individuali e quindi sui mercati e le strategie di marketing.

La domanda che ci poniamo è come questi studi si concilino con scienze emergenti come l’Intelligenza Artificiale, che intende creare capacità decisionale alternativa a quella umana ma capace di riprodurre le decisioni, a questo punto inconfutabilmente irrazionali, degli umani. E come l’Economia Comportamentale possa essere considerata nella costruzione di Chatbot e tecnologie di Machine Learning, capaci di comprendere desideri, bisogni, preferenze, ora indiscutibilmente irrazionali, degli umani.

Per fare qualche esempio, la maggior parte di noi è portata ad attribuire un valore diverso a un bene a seconda che sia in nostro possesso oppure no: nel primo caso l’avversione alla perdita tende a conferirgli un valore più alto, nel secondo più basso. E come capire che individui in condizioni economiche modeste decidono di destinare i propri risparmi nell’acquisto dell’ultimo costoso modello di smartphone mentre persone abbienti cercano l’offerta economica di telefonia mobile più conveniente.

Il percorso è appena avviato e gli scenari tutti da definire. Tuttavia il premio conferito agli studi dell’Economia Comportamentale appare quasi una risposta a chi vede, teme o auspica, un futuro razionale, efficiente e prevedibile deciso dalle macchine e dagli algoritmi.

Sarà così? Cosa ci risponderebbe Watson se gli chiedessimo se Babbo Natale esiste?

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  • Autore

Direttore degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy