Allarme rosso in casa Google per l'avvento di ChatGPT, l'assistente virtuale spinoff di GPT-3, uno dei modelli linguistici più evoluti in circolazione, progettato per fornire informazioni e risposte ai quesiti degli utenti attraverso un linguaggio intuitivo e coerente al contesto. Il software di Intelligenza Artificiale, rilasciato gratuitamente dalla società statunitense OpenAI, nei primi sette giorni ha superato il milione di utenti, un risultato incredibile, dovuto alle sue impressionanti funzionalità di natural language understanding e generation. Lo strumento di AI ha attirato non solo addetti ai lavori, ma anche professionisti di diversi altri ambiti e semplici curiosi.
ChatGPT non si limita certo a rispondere alle domande degli utenti con le informazioni disponibili online: il sistema trasforma richieste in linguaggio naturale in linguaggio di programmazione e risolve complicate operazioni matematiche, scrive poesie, racconta storie, fornisce suggerimenti sui regali di Natale e imposta saggi brevi.
Per la programmazione del software sono state impiegate tecnologie di Artificial Intelligence avanzate, quali il Machine Learning, ossia un sistema di apprendimento automatico, che permette alle macchine di "imparare dall'esperienza", e il Deep Learning, che, simulando i processi di apprendimento del cervello umano, utilizza reti neurali artificiali stratificate per analizzare dati e trarre proprie conclusioni, consentendo alle macchine di apprendere autonomamente. Inoltre, sono state utilizzate le tecnologie AI Natural Language Processing (NLP) che, attraverso tecniche e algoritmi, permettono di analizzare parole chiave, contesto e strutture sintattiche, e Bidirectional Encoder Representations from Transformers (BERT), un language models "transformer" basato sul Machine Learning che consente alle macchine di elaborare risposte con un linguaggio naturale, simile a quello dell’utente.
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Quali scenari e interrogativi pone una soluzione di questo tipo?
Prima di tutto, l'Artificial Intelligence fa sempre più rima con creatività. Per chi segue l’evoluzione di queste tematiche, Chat GPT è solo la conferma di maggior successo di una tendenza di estrema rilevanza, che investe non solo il mondo del linguaggio, ma anche quello delle immagini (la stessa OpenAI ha reso disponibile il 29/09/2022 DALL-E 2, modello di Machine Learning che permette di generare immagini da un testo o trasformare immagini tramite l’Intelligenza Artificiale). È la rivoluzione dell’AI generativa, tecnologia che permette alle macchine, a partire dall’apprendimento sulle enormi fonti a disposizione, di creare nuovi artefatti.
Che fine faranno dunque scrittori, poeti, copywriter e pittori? Cosa succederà nel lungo periodo non è dato saperlo. Nel breve, la parola chiave è collaborazione. Alla ricerca, dunque, del giusto approccio machine-in-the-loop: la macchina diventa assistente dell’essere umano non più soltanto come una calcolatrice, un calendario o una macchina da scrivere intelligente ma come quell’amico o collega con cui puoi discutere di nuove idee, attivare una sessione di brainstorming o da cui puoi rubare qualche spunto.
Nel mentre, secondo il New York Times, Sundar Pichai, Amministratore Delegato di Google avrebbe disposto la sospensione di numerosi progetti per riallocare le risorse allo sviluppo di un potenziale prodotto competitor di ChatGPT. Gli addetti ai lavori discutono: da un lato lo sviluppatore di Gmail Paul Bucheit ha twittato “Google potrebbe essere solo a un anno o due di distanza dall’interruzione totale”; dall’altro si sottolinea l’attuale mancanza di un modello di business, le obiettive limitazioni temporali dovute all’addestramento periodico dell’algoritmo, i pericoli dovuti ad un utilizzo scorretto o criminale dello strumento.
ChatGPT sostituirà gli attuali motori di ricerca?
La verità è che il principale colosso della ricerca online non è stato certo colto di sorpresa. Google, dietro i riflettori, sta lavorando da anni ad un prodotto simile (LaMDA, Language Models for Dialog Application). ChatGPT l’ha dunque battuto sul tempo, Google ha perso un’opportunità? Può essere, ma più probabilmente l’azienda si prende il tempo per arrivare a rilasciare un prodotto sicuro, in modo da tutelarsi da potenziali danni di immagini e fornire alla sua enorme platea di utenti un prodotto effettivamente utilizzabile. OpenAI si prende l’onere e l’onore di porre all’attenzione di tutti la sfida dell’immediato futuro, nulla ci lascia pensare che Google non sarà in grado di raccoglierla, interpretarla, integrarla nel suo ricco ecosistema di prodotti e, in fin dei conti, vincerla.
Se la domanda è: i motori di ricerca cambieranno in futuro nella direzione di costruire un dialogo con l’utente? La risposta è: sicuramente! Se invece la domanda è: non sarà più Google a fornirci questo servizio? Sarebbe, ad oggi, a dir poco azzardato affermarlo.
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Ricercatrice Senior degli Osservatori Big Data & Business Analytics e Artificial Intelligence
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