Telegram: si infrange il sogno di una moneta digitale su Blockchain

22 maggio 2020 / Di Valeria Portale / 0 Comments

La scorsa settimana Pavel Durov, CEO e fondatore di Telegram, ha ufficialmente confermato la chiusura del progetto TON, acronimo di Telegram Open Network. Dopo mesi di attesa e lungo lavoro, si è infranto definitivamente il sogno di Telegram di avere una propria criptovaluta per consentire ai propri utenti di scambiarsi denaro sulla piattaforma in totale libertà senza intermediari finanziari.

 

Il progetto TON (Telegram Open Network)

TON, basato su tecnologia Blockchain, non solo si proponeva come rete per trasferire valore attraverso il Gram, il suo asset nativo, ma ambiva a diventare una soluzione alternativa a piattaforme come Bitcoin e Ethereum con la possibilità di programmare ed eseguire smart contract. Nel white paper del progetto veniva, inoltre, dichiarato che grazie a novità tecnologiche come lo sharding sarebbe stato possibile superare notevolmente i limiti delle reti più note in termini di velocità delle transazioni e scalabilità della rete.

Il progetto nasceva oltre due anni e mezzo fa, a inizio 2018, e gli sono state dedicate ingenti risorse. La piattaforma infatti sarebbe stata perfettamente integrata con l’applicazione Telegram, permettendo lo scambio di token Gram tra i suoi 400 milioni di utenti attivi su base mensile. Gli stessi Gram sarebbero stati destinati anche all’acquisto di beni e servizi venduti attraverso l’app di messaggistica.

 

I problemi di Telegram con la SEC (Security Exchange Commission)

Proprio per il ruolo molto rilevante del token nativo della piattaforma sono tuttavia emersi i problemi che hanno portato alla chiusura del progetto. TON aveva raccolto anche 1,7 miliardi di dollari, finanziati attraverso una Initial Coin Offering destinata a investitori istituzionali. Questi investitori selezionati avevano infatti potuto comprare i Gram in una fase di “pre-sale”, acquistandoli cioè a un prezzo agevolato prima che la rete fosse effettivamente operativa, garantendosi così un possibile profitto derivante dalla vendita degli stessi token in futuro.

Questa iniziativa destinata a raccogliere fondi ha portato la Security Exchange Commission (SEC, autorità americana che vigila sull’emissione e la vendita di security) a svolgere delle indagini e a dilatare notevolmente i tempi previsti dal progetto. Il primo rilascio della piattaforma, inizialmente previsto a ottobre 2019, è stato infatti rimandato a causa delle indagini svolte dalla SEC su Telegram, che hanno anche portato a un’audizione dello stesso Durov a gennaio 2020. Tutto ciò è culminato con la rinuncia ufficiale da parte di Telegram nel proseguire nello sviluppo del network. La sentenza della SEC è stata duramente criticata da Durov dato che un’autorità americana ha portato alla chiusura di una rete che doveva essere destinata ad utenti diffusi in tutto il mondo.

 

Il sogno TON continua…

Tuttavia, a differenza di quanto scritto dal CEO di Telegram nel suo post, tutto ciò non rappresenta la fine definitiva della piattaforma. TON aveva infatti una community già molto attiva che stava sperimentando su delle reti di test, gli stessi membri della community avevano infatti già dichiarato che nessuno in realtà può realmente fermare il lancio del network dato che si tratta di una piattaforma decentralizzata.

TON Labs, una startup che aveva avviato una rete test, la scorsa settimana ha lanciato la propria versione della rete, soprannominata “Free TON”, che riprende i principi del progetto portato avanti dall’app di messaggistica. TON vedrà quindi forse lo stesso la luce nonostante le varie difficoltà, anche se la sua portata sarà notevolmente ridotta, dato che non sarà perfettamente integrato a Telegram.

 

Lessons learned

Da questa notizia possiamo imparare due cose: da un lato l’arma a doppio taglio delle ICO, e dall’altro la battaglia che le criptovalute promosse dalle Big tech dovranno affrontare da parte delle istituzioni.

Le vicissitudini di TON ci dimostrano come le numerose ICO svolte negli scorsi anni possano in realtà rivelarsi territori controversi, in particolare per quei progetti che hanno attirato una notevole attenzione mediatica. Se infatti possono rappresentare un ottimo modo per raccogliere finanziamenti quegli stessi fondi possono essere oggetto di indagini da parte di varie autorità. Quanto successo al network di Telegram dimostra però anche come una piattaforma decentralizzata e open source possa potenzialmente evitare le limitazioni imposte da autorità nazionali, trovando nuovi promotori e venendo comunque lanciata anche senza i fondi o la user base di grandi attori internazionali.

Infine ci chiediamo che futuro potrà avere Libra che si trova di fronte un contesto agguerrito. Questo fallimento di TON dimostra che le istituzioni non staranno a guardare. Anzi, potranno porre grosse limitazioni a progetti di questo tipo.


Valeria Portale e Jacopo Fracassi - Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger

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  • Autore

Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments e dell'Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano