Dal 15 ottobre 2021 l’Italia ha ufficialmente avviato il percorso di transizione al nuovo digitale terrestre (DVB-T2) a seguito del recepimento della direttiva UE per liberare spazio sulla banda 700mhz delle telecomunicazioni in favore della rete 5G.
Su quella banda, infatti, viaggiano le emittenti televisive e per fronteggiare la necessità, il Governo italiano – al contrario di altre nazioni europee - ha deciso di insistere sul digitale terrestre obbligando il passaggio al nuovo standard tecnologico DVB-T2 che, grazie a metodi di trasporto e compressione del segnale più efficaci, permette un minor consumo di banda.
Il passaggio al nuovo digitale terrestre rappresenta dunque un cambiamento rilevante per la storia dei contenuti televisivi. Diverse le sfide in atto, tanto in termini tecnologici quanto in termini economici. In questo articolo illustriamo tutto ciò che serve sapere per non perdersi e restare sintonizzati sul canale giusto.
- Cos'è il DVT-B2 e come funziona
- Le date dello switch-off: il piano italiano
- Cosa è accaduto dall'8 marzo 2022
- Come cambiare la TV: decoder e bonus governativi
- Pro e contro del DVB-T2
- Le implicazioni sul mercato televisivo
Cos’é il DVB-T2 e come funziona
Il DVB-T2 è la seconda generazione dello standard per trasmettere contenuti attraverso il sistema del digitale terrestre. La trasmissione del segnale televisivo in Europa, ad oggi, si fonda sullo standard base condiviso DVB (Digital Video Broadcasting), il quale varia in funzione del mezzo su cui avviene tale trasmissione:
- Digitale terrestre: DVB-T
- Via cavo: DVB-C
- Satellitare: DVB-S
- Handheld (mobile): DVB-H
Questo standard consente di uniformare le modalità di trasmissione dei dati video attraverso i rispettivi mezzi. In particolare, il DVB-T permette il flusso del segnale attraverso le normali antenne televisive.
IL DVB-T ha segnato un passaggio storico, un salto tecnologico, ossia la trasmissione del segnale da analogico a digitale. Nel 2006 si avviarono gli studi dello standard di seconda generazione, il DVB-T2, con l’obiettivo di efficientare la trasmissione dai dati digitali e occupare meno spazio sulla banda. Associato al nuovo standard di trasmissione, vi è anche l’evoluzione dello standard di compressione del video. Con il DVB-T2, infatti, si abbandona lo standard MPEG-2 per passare all’MPEG-4 e poi all’HEVC (High Efficiency Video Coding), migliorando la qualità del video con l’ultra definizione 8K, fino a risoluzioni 8192x4320.
Sostanzialmente è questo il motivo per cui i vecchi televisori non sono in grado di leggere il nuovo segnale basato su standard DBV-T2.
Passaggio al nuovo digitale terrestre: il piano italiano
In molti Paesi europei (Francia, Germania, Russia, …), così come in Gran Bretagna, l’adozione dello standard DVB-T2 è già avvenuto, mentre in Italia il percorso di adeguamento è stato avviato nell’ottobre 2021. La data ufficiale del lancio del nuovo standard è prevista per gennaio 2023, data in cui avverrà lo switch-off. Il piano italiano prevede 3 fasi:
- Fase 1: a partire dal 15 ottobre 2021 graduale abbandono, su base volontaria, da parte dei canali televisivi della codifica video basata su std MPEG-2 a favore dell’MPEG-4. Il 20 ottobre 2021 Rai e Mediaset hanno iniziato il passaggio su 15 canali nazionali. Dev’essere ancora definita, tuttavia, la data ultima entro quale il passaggio deve avvenire con obbligo.
- Fase 2: “refarming” della banda 700, ossia la rimodulazione delle frequenze di trasmissione dei contenuti televisivi da parte dei broadcaster per lasciare spazio alla rete 5G a luglio 2022. Il piano nazionale prevede un’implementazione a step:
- tra novembre e dicembre 2021, la banda di frequenza verrà liberata in Sardegna;
- successivamente, a partire da gennaio 2022, le emittenti televisive dovranno agire in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna;
- a partire da marzo 2022 si passerà anche alla Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche;
- chiuderanno il giro, da maggio 2022, anche Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Campania.
- Fase 3: switch-off nazionale allo standard DVB-T2 con adozione del codec HVEC a gennaio 2023.
Cosa succede dall'8 marzo 2022
L’8 marzo 2022 è iniziata la Fase 2 del processo di passaggio alla nuova tecnologia. Un processo graduale per aree che finirà a giugno. In pratica, è prevista in tutta Italia l’attivazione della codifica video MPEG-4 a risoluzione full HD a definitiva sostituzione dell’ormai obsoleto MPEG-2, per la trasmissione di tutti i programmi delle emittenti televisive nazionali. Ai canali già risintonizzati nella prima fase di ottobre, fanno seguito quindi i canali che non erano ancora stati adattati al nuovo standard. Tra questi anche i canali principali delle reti Rai e Mediaset, che tornano tra il numero 1 e 6 del telecomando (ad esempio, Rai 1 HD, finora visibile al numero 501, sarà spostato al numero 1).
Quello dell'8 marzo, quindi, non è lo switch-off definitivo, ma uno degli step principali della roadmap governativa per il passaggio al DVB-T2, che verrà completato nel 2023, con l’adozione dello standard di ultima generazione per le trasmissioni sulla piattaforma digitale terrestre HEVC.
Cambia la TV? Decoder e Bonus TV
Il cambio di tecnologia sottostante, che richiede un adeguamento ai canali televisivi da parte dei broadcaster, fa sì però che i televisori più vecchi non siano in grado di decodificare il segnale; ciò implica la necessità di un aggiornamento del parco televisori in dotazione alle famiglie italiane, le quali possono adeguarsi in due modalità:
- acquistando un televisore di ultima generazione, abilitato alla nuova tecnologia;
- acquistando e collegando al vecchio televisore un decoder esterno in grado di leggere il nuovo segnale.
Per sostenere a livello finanziario le famiglie che vogliano sostituire il loro televisore, lo Stato italiano ha messo a disposizione un fondo unico di circa 250 milioni di euro a garanzia di due bonus:
- il Bonus Rottamazione TV: rivolto ai contributori di canone che prevede uno sconto di 100€ sul prezzo d’acquisto di un nuovo televisore per chi rottama il vecchio dispositivo (acquistato prima del 2018);
- il Bonus TV – Decoder: rivolto a famiglie con ISEE inferiore a 20mila euro, le quali possono ottenere uno sconto sul prezzo d’acquisto fino a 30€.
Dai dati rilevati risulta che, dal lancio dei bonus avvenuto a fine agosto, a metà ottobre sono oltre 1,5 milioni i nuovi televisori acquistati.
Appare, dunque, evidente come il passaggio al nuovo digitale terreste – e di conseguenza, anche, la sostituzione di vecchi televisori con dispositivi di ultima generazione – condurrà a una maggior diffusione sul territorio italiano di televisori connessi a Internet. E questo potrebbe aprire a nuovi scenari: il consumatore italiano – in particolar modo le fasce meno giovani – potrebbe modificare la modalità di utilizzo del televisore migrando, anche solo in parte, dalla fruizione della TV lineare alla fruizione di contenuti televisivi on-demand, con implicazioni sulla competizione - tra broadcaster tradizionali e OTT - e sull’offerta. Proviamo ad approfondire meglio nel proseguo dell'articolo.
Quali sono i benefici e le criticità della nuova TV digitale?
Oltre a consentire l’applicazione della rete 5G, il passaggio al nuovo standard tecnologico comporterà delle migliorie sulla qualità e sull’efficienza della trasmissione video.
In termini di efficienza, le antenne trasmittenti miglioreranno la loro capacità tra il 30-50% e sarà più facile gestire le interferenze e gli errori al fine di garantire un servizio migliore; infine, la nuova tecnologia permette un minor consumo di energia. In termini di qualità, il nuovo standard consentirà di migliorare la risoluzione video, arrivando a trasmettere agevolmente in 8K. Si arricchirà dunque l’offerta e i consumatori italiani avranno a disposizione un maggior numero di canali in alta definizione.
Attenzione, però, perché in tutto questo c’è anche un rovescio della medaglia: il passaggio alla nuova tecnologia non è a costo zero. Ai broadcaster, infatti, è richiesto un adeguamento tecnologico da sostenere con propri investimenti. Emerge chiaramente come emittenti televisive locali – o comunque di piccola dimensione – possano essere maggiormente in difficoltà a gestire la transizione, complice anche un minor possesso di competenze interne. Tutto ciò, se non ben gestito, potrebbe portare per periodi di tempo anche all’interruzione di alcuni canali.
Il nuovo mercato del DVB-T2: verso una TV smart e on-demand
Il passaggio al nuovo digitale terrestre richiederà in molti casi l’acquisto di un nuovo decoder o tv. Secondo le ultime stime sono 17,8 milioni le famiglie che hanno in casa televisori con standard DVB-T, per un totale di 35 milioni di apparecchi. Di questi, 13,3 milioni non supportano nemmeno la codifica Mpeg-4 e dovranno essere adeguati fin da subito per poter continuare a vedere i canali TV anche durante la prima fase di transizione.
Una diretta conseguenza di questo processo migratorio verso televisori di nuova generazione sarà una maggior diffusione sul territorio italiano di televisori connessi a Internet.
Secondo i dati dell’Osservatorio Digital Content, a maggio 2021 il 44% delle internet user italiani ha dichiarato di possedere almeno una Smart TV e il 40% ha dichiarato di utilizzarla per fruire di servizi e contenuti digitali. Entro il 2023 queste percentuali sono destinate ad aumentare. Nel giro di 2 anni, quindi, assisteremo a un repentino balzo in avanti della diffusione e dell’utilizzo delle TV connesse.
Tutto ciò potrebbe portare a un cambiamento del comportamento del consumatore italiano nella fruizione di contenuti televisivi. Potremmo, infatti, assistere a un incremento della fruizione on-demand (abilitata dalle Smart TV) rispetto alla programmazione lineare, soprattutto per le fasce generazionali più mature.
Si tratta di un’ipotesi verosimile: l’offerta di APP sul sistema operativo delle Smart TV è in aumento, la UX è in continuo miglioramento, la diffusione della banda larga tra le mura domestiche è in crescita e il concetto di streaming e on-demand è sempre più presente tra i consumatori italiani. Anche i telecomandi presentano sempre più tasti diretti per la fruizione di contenuti sulle piattaforme on-demand.
È uno scenario che potrebbe portare una discontinuità e cambiare il mix di consumo degli italiani. È uno scenario che deve far riflettere i broadcaster tradizionali al fine di trovare il modo di mantenere la propria audience anche sui servizi on-demand e di non perdere ulteriori quote di mercato nei confronti delle grandi piattaforme OTT dot com, come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+.
- Autore
Direttore dell’Osservatorio Digital Content e Senior Advisor dell'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm
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