Agenzie di Rating e Reverse Factoring: una relazione complicata?

04 ottobre 2018 / Di Agostino Bonzani / 0 Comments

All’inizio di Agosto, un report pubblicato da Fitch chiamato “What Investors Want To Know: Supply Chain Finance”, identificava il Reverse Factoring come una delle principali cause dell’aumento dei tempi di pagamento ai fornitori registrato a livello globale.

 

Come nasce il Reverse Factoring

Il Reverse Factoring (o factoring indiretto) nasce con l’obiettivo di offrire l’opportunità ai fornitori di cedere le proprie fatture, ricevendo liquidità prima della scadenza naturale delle stesse e a un tasso di interesse più conveniente. Ciò che, quindi, determina l’adozione di questa soluzione è la volontà di offrire pagamenti con tempistiche più brevi ai fornitori; di contro, molto spesso viene utilizzato quando l’impresa debitrice, per motivi strategici o di business, necessita di allungare i propri tempi di pagamento, senza peggiorare eccessivamente le condizioni di liquidità nei confronti dei fornitori.

 

Le potenziali controversie

Così descritta, tale soluzione nasce con un obiettivo virtuoso. Quello che, però, Fitch contesta è che il debito contratto dall’azienda buyer verso il provider finanziario, vale a dire il valore delle forniture da pagare a scadenza secondo i termini di pagamento concordati, sia da ascrivere a bilancio come un debito finanziario e non come un debito commerciale, come avviene comunemente.

Secondo Fitch, tale applicazione dei principi contabili permetterebbe alle imprese di nascondere parte della propria esposizione finanziaria, aspetto che invece si riflette nel crescente valore dei tempi di pagamento ai fornitori. Esempi di utilizzi non proprio efficienti li abbiamo già commentati tempo fa: si ricorderà il caso di Carillion, il gigante delle costruzioni inglese andato in liquidazione lo scorso gennaio con in pancia un debito di Reverse Factoring di 500 milioni di sterline verso le principali banche inglesi. Ulteriore esempio si è verificato in luglio, quando S&P ha messo in discussione il rating della catena di supermercati francesi Casino Guichard-Perrachon, a causa di un uso crescente e pervasivo del Reverse Factoring.

Non tutti gli operatori del settore si vedono, comunque, concordi con Fitch. L’International Trade and Forfaiting Association (ITFA), che aveva già nel 2015 affrontato il tema a seguito di dichiarazioni analoghe da parte di Moody’s, si è detta convinta di volere convincere le Agenzie di Rating della natura puramente commerciale di tali operazioni, sottolineando piuttosto un uso puntuale e razionale.

 

Alcune istruzioni per l'uso

In attesa di conoscere l’evoluzione della situazione, alcune considerazioni possono emergere da tale dibattito.

  1. In primo luogo, occorre una riflessione sull’importanza di chiarezza in merito alla gestione contabile del Supply Chain Finance, un tema che non è mai stato così caldo. La necessità di trovare un’uniformità di giudizio sul trattamento del Reverse Factoring è il punto di partenza per evitare che si creino discrepanze tra le diverse agenzie di rating o che si pongano le imprese in una situazione di incertezza in merito all’adozione di tali strumenti, con conseguenze nefaste sull’accesso al credito.
  2. In secondo luogo, la demonizzazione del Reverse Factoring da parte delle agenzie di rating può portare a conseguenze disastrose per le piccole e medie imprese. Le grandi aziende potrebbero continuare ad allungare i tempi di pagamento verso i fornitori senza più offrire questa soluzione, che in alcune filiere è diventata uno standard consolidato. Da demonizzare non è lo strumento, ma la sua potenziale gestione scellerata e non gestita in mono evoluto.
  3. Infine, un approccio manageriale ed una gestione trasparente del Supply Chain Finance sono gli ingredienti fondamentali per evitare di attirare l’attenzione delle agenzie di rating. Il caso di Casino Guichard-Perrachon ne è l’esempio lampante, con il continuo temporeggiare alla richiesta di delucidazioni da parte di S&P che è stato percepito da quest’ultima come sintomatico di una situazione problematica.

Pertanto, una maggiore trasparenza sull’uso di questi programmi può rappresentare una leva importante per creare consapevolezza sulle potenzialità che questi strumenti hanno se usati in maniera consapevole e non opportunistica.

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  • Autore

Ricercatore dell’Osservatorio Supply Chain Finance