Piano Triennale ICT 2021-2023: una roadmap per trasformare la PA

20 giugno 2022 / Di Alessandra Bucci / 0 Comments

Il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione è il documento di indirizzo che detta le regole e i principi operativi per la trasformazione digitale in Italia ed è uno strumento essenziale per la promozione della transizione digitale. In particolare, il Piano contiene: 

  • una traduzione dei macro-obiettivi strategici in obiettivi e risultati specifici, divisi per livelli e ambiti; 
  • indicazioni degli attori designati per ogni azione; 
  • i target da raggiungere e gli strumenti di monitoraggio.  

Esso si inserisce all’interno di un sistema strategico più ampio del quale fanno parte il PNRR e altri programmi e piani a livello europeo, che descrivono la visione del settore pubblico e della società tutta su un orizzonte di medio-lungo periodo. Dal Piano discendono poi linee guida verticali, specifici piani e modelli, e atti esecutivi delle PA che prevedono regole di dettaglio per il raggiungimento di singoli obiettivi e risultati da parte delle Pubbliche Amministrazioni.  

L’evoluzione del Piano Triennale ICT 

Il primo Piano Triennale era stato realizzato nel 2017 ed era frutto della collaborazione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e il Team Digitale. Le versioni successive – 2019-2021, 2020-2022, e quella in oggetto, 2021-2023 – sono firmate, invece, da AgID e Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) 

La prima edizione si concentrava sull'introduzione del Modello strategico dell’informatica nella PA: il documento del maggio 2017 proponeva un sistema di gestione e utilizzo delle tecnologie digitali più innovative, indirizzando il piano delle gare, il piano dei finanziamenti e i piani triennali delle singole PA. La seconda aveva come obiettivo quello di dare in dettaglio indicazioni sull’implementazione del modello; mentre, Piano triennale 2020-2022 si proponeva di affrontare le azioni previste ed il monitoraggio dei risultati. Infine, l’ultimo aggiornamento del Piano deriva dall’evoluzione dei tre Piani precedenti.  

Il contesto di riferimento  

Sebbene l’idea di fondo improntata sull’innovazione sia rimasta immutata, le ultime due versioni si concentrano maggiormente sull’attuazione delle azioni previste. Infatti, il Piano Triennale è sottoposto ad aggiornamenti annuali così da rendere questo strumento il più aderente possibile alle esigenze della PA in continua evoluzione. 

In primis, il mutato contesto nazionale e sovranazionale si ripercuote nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, la cui ultima versione – la quarta - risale a dicembre 2021: la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, la realizzazione di piattaforme abilitanti, la semplificazione e informatizzazione delle procedure sono considerati dei volani per consentire una completa e corretta attuazione del piano di investimenti che fa capo al PNRR.  

Inoltre, nonostante la grande rilevanza di quest’ultimo, le amministrazioni che attuano l’ultima versione del Piano Triennale devono far riferimento anche ad altri quadri normativi e strategici. Tra questi si possono ricordare quelli più recenti emanati nel 2021: il Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, recante “Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.” ed il Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 82, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2021, n. 109, recante “Disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza”.  

Il Piano Triennale 2021-2023 per l'Informatica nella PA ed il ruolo del PNRR 

La prima versione del Piano Triennale aveva tra gli obiettivi anche quello di rifocalizzare la spesa delle amministrazioni, migliorando la qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese e degli strumenti messi a disposizione degli operatori della PA. Tuttavia, già nella penultima edizione la razionalizzazione delle uscite era diventata un’operazione passata in secondo piano.   

Il Piano 2021-2023 rimane fedele all’obiettivo primario fissato nella prima edizione (2017 - 2019) legato ad un forte stimolo alla trasformazione digitale del Paese, ma ha subito degli aggiornamenti con il passare del tempo.  

L’ultima versione ricalca quella dell’anno precedente in termini di indirizzi strategici che si traducono in 11 principi guida (fig. 1). Per una maggiore comprensione del tema, è importante porre grande attenzione ai termini “first” e “only”. Nello specifico, l’espressione “first” relativa ai temi “digital &mobile” e “cloud” mira a privilegiare quei canali. Al contrario, “only” ha un messaggio di netta esclusione di alternative. Ad esempio, ciò avviene nel caso dell’identità digitale, unico canale di accesso ai servizi pubblici. Inoltre, in linea di massima i servizi e i dati devono mettere al centro l’utente, essere disponibili anche a cittadini che non sono in Italia e nella maggior parte dei casi sono pensati sulla base di prerogative “open” per renderne più agevole la consultazione e l’utilizzo. 

 

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Fig. 1 I principi guida del Piano Triennale 2021-2023 (e del Piano 20-22) 

 Fonte: Osservatori Digital Innovation - Politecnico di Milano (www.osservatori.net

 

A differenza di quello precedente, Il Piano Triennale 2021-2023 pone maggiormente l’accento su nuovi punti basandosi su presupposti che si adattano meglio alle esigenze attuali:  

  • riformare la Pubblica Amministrazione per incentivare il processo di crescita e digitalizzazione per imprese e cittadini; 
  • valorizzare la spesa e le iniziative in ICT per riformare la PA stessa; 
  • consolidare l’attenzione sulla realizzazione delle azioni previste e sul monitoraggio dei risultati. A questo proposito, bisogna specificare che l’adozione dei diversi tipi di piattaforme digitali è una delle operazioni su cui si punta di più. Infatti, quest’ultime sono state considerate dirimenti non solo per la rapidità dell'implementazione dei servizi necessari, ma anche per l’accelerazione del processo di standardizzazione nella PA; 
  • adottare il PNRR, osservando la misura introdotta dal decreto legge 77 del 2021, ovvero il potere di vigilanza che è stato riconosciuto all’AgID.  

Il PNRR è proprio la novità con il maggior impatto sull’attuazione della transizione digitale. Infatti, digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura sono al centro della prima delle 6 Missioni del Piano. La prima componente della Missione 1 vede al centro la digitalizzazione, l’innovazione e la sicurezza nella PA e per questo, il Piano Triennale rientra tra i documenti attuativi inviati alla Commissione europea nell’ambito del monitoraggio del PNRR che prevede investimenti pari a 9,75 Mld per quella sezione. Inoltre, i finanziamenti per i progetti dovranno necessariamente essere concepiti in armonia con le disposizioni del CAD (Codice Amministrazione Digitale) e di tutte le altre normative e linee guida pubblicate. L’obiettivo è migliorare le prestazioni digitali sintetizzate dall'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI). 

Gli obiettivi e le azioni  

Il Piano Triennale, da qui fino alla primavera del 2023 indirizzerà in modo chiaro e consapevole la trasformazione digitale della PA italiana, fissando i principi architetturali fondamentali e le regole di usabilità e interoperabilità da seguire. Tutto ciò è ampiamente formalizzato all'interno del Modello strategico di evoluzione del sistema informativo della Pubblica amministrazione. Questa parte descrive in maniera funzionale la trasformazione digitale, attraverso: due capitoli trasversali relativi a interoperabilità e sicurezza informatica e, quattro capitoli verticali per servizi, dati, piattaforme ed infrastrutture.  

Come si evince dal Modello, l’ultima versione del Piano Triennale prevede 20 obiettivi da raggiungere. Da una parte, smart cities e borghi del futuro, rete dei poli di innovazione, innovazione per il bene comune ed il monitoraggio dei processi di digitalizzazione sono oggi argomenti demandati al PNRR. Dall’altra, ci sono due nuove componenti: l’applicazione del Digital Single Gateway e i modelli e le regole per l’erogazione dei servizi nel campo dell’interoperabilità. 

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Fig. 2 Modello strategico di evoluzione del sistema Informativo della Pubblica amministrazione 

 Fonte: Osservatori Digital Innovation - Politecnico di Milano (www.osservatori.net

Inoltre, per ogni capitolo, il Piano Triennale indica le Linee d’Azione che rispetto all’edizione 2020-2022 risultano completate. Mentre le linee che non hanno raggiunto la naturale conclusione sono state riformulate o pianificate. A titolo esemplificativo si possono illustrare alcune azioni a carico delle PA.  

 

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Fig. 3 Esempio di obiettivi e linee d’azione contenuti nel Piano Triennale ‘21-‘23 

 Fonte: Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/piano_triennale_per_linformatica_nella_pubblica_amministrazione_2021-2023.pdf

Sintetizzando, il Piano Triennale, esso: 

  • poggia su alcuni principi chiave come la necessità di architetture multi-livello fortemente interoperabili e il coinvolgimento del privato per accelerare i processi di digitalizzazione della PA; 
  • supera il caratteristico approccio a “silos” storicamente adottato dalla PA nell’offerta di servizi digitali; 
  • indicando le azioni da fare entro specifiche scadenze da parte dei vari attori, si pone come sintesi tra le varie linee di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione. L’architrave centrale non può non ravvisarsi nel PNRR, strumento che, grazie ai fondi del Next Generation Europe EU (NGEU), prevede un’azione ingente di investimento di oltre 190 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni dedicati a tutti gli ambiti contemplati dal Piano in risposta alla crisi pandemica. 

I risultati 

Come si può osservare dalla figura 4, 29 dei 45 risultati attesi del Piano Triennale hanno indicatori ben definiti. Effettuando un paragone con le ultime edizioni del Piano Triennale, nella versione precedente c’erano 21 obiettivi e 48 risultati attesi, oggi sono rispettivamente 20 obiettivi e 45 risultati attesi. Ci sono stati notevoli progressi, infatti circa 2 terzi dei risultati attesi hanno KPI (Key Performance Indicator) e target definiti. Tuttavia, alcuni indicatori di target sono ancora mancanti; a volte, viene definito un target per il 2022-2023 senza indicazioni sulle milestones, come nel caso Digital Single Gateway. In aggiunta, ci sono dei casi in cui la baseline non è impostata in maniera corretta perché fa riferimento ad un determinato indicatore, ma i target degli anni successivi sono legati ad altri fenomeni.  

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Fig. 4 Obiettivi e risultati del Piano Triennale  

Fonte: Osservatorio Agenda Digitale su dati AgID 

L’importanza che si dà agli indicatori è legata alla loro elevata efficacia nel monitorare i risultati del Piano in relazione agli obiettivi prefissati, soprattutto grazie ai requisiti di chiarezza e trasparenza degli indicatori stessi. Le dimensioni valutate per ogni indicatore sono:  

  • l'assenza di ambiguità nella definizione delle dimensioni da misurare; 
  • la capacità di saper attribuire responsabilità specifiche agli attori preposti al miglioramento;  
  • l'oggettività del dato raccolto e quanto questo possa essere consultato e controllato da parte di singoli cittadini.  

Anche in termini di monitoraggio il Piano presenta margini di miglioramento: online è disponibile una piattaforma per effettuare questa attività (Monitoraggio del Piano Triennale ITC nella PA), ma il monitoraggio è gestito dallo stesso ente cui fa capo il Piano. Perciò, rispetto alla definizione di alcuni indicatori e soprattutto alla trasparenza del dato, è difficile effettuare valutazioni esterne su quale sia lo stato di implementazione di alcune azioni.   

Entrando nello specifico dell’ultima versione del Piano, i risultati attesi sono i seguenti:  

  • la diffusione delle competenze digitali nella PA attraverso la realizzazione e l’adozione di uno strumento per la rilevazione dei fabbisogni di formazione in ambito digitale e la promozione di interventi formativi mirati, a cura del Dipartimento della Funzione Pubblica; 
  • l’incremento delle competenze digitali dei cittadini.  

In merito a questi obiettivi previsti, le azioni da realizzare entro il 2022 sono 99, come esplicitato dalla figura 5. Il 2022 rappresenta un anno chiave dal momento che per questo periodo è prevista gran parte delle azioni da realizzare. Inoltre, sulla stessa scia delle versioni passate un monito da apportare è quello di risolvere il problema delle azioni non definite, ovvero linee guida che sono state progettate senza una scadenza precisa.  

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Fig. 5 Scadenza delle linee di azione   

Fonte: Osservatorio Agenda Digitale su dati AgID 

Allo stesso tempo, tenendo in considerazione lo stato attuale del Piano, si può affermare che tutte le azioni previste nel 2020 sono state concluse, ma non si ha la stessa chiarezza di informazioni in merito a quelle relative al 2021. L’unica certezza in merito è che alla fine dello scorso anno 33 azioni erano ancora in corso, quindi sarà necessario effettuare ulteriori verifiche in futuro. D’altra parte, secondo quanto previsto per quest’anno, 42 azioni sono attualmente in fase di attuazione, ma, nonostante lo stimolo derivante dal confronto con il PNRR, più di un terzo sono da avviare. A questo proposito, una complicazione che è stata riscontrata riguarda il gran numero di progetti che avrebbero dovuto aver luogo in finestre temporali molto ristrette provocando difficoltà nello smaltire e distribuire le azioni in modo chiaro tra i vari attori coinvolti.

 

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Fig. 6 Status delle linee di azione   

 Fonte: Osservatorio Agenda Digitale su dati AgID 

In conclusione, il Piano ha dimostrato di aver dispiegato notevolmente le sue potenzialità attraverso una maggiore specificazione dei ruoli degli Enti coinvolti e dei tempi in cui gli obiettivi devono essere perseguiti. Inoltre, dovrebbe mantenere la continuità con il passato perché questo permette di tracciare il percorso di innovazione, ma contemporaneamente dare priorità anche ad altri temi già identificati come punti deboli nella versione precedente. A questo proposito ci si riferisce alle seguenti operazioni:  

  • diffusione del fascicolo sanitario elettronico ed interoperabilità tra dati sanitari; 
  • potenziamento dell’identità digitale che continua ad avere una crescita al di sopra delle aspettative iniziali;  
  • diffusione di PagoPA come strumento univoco di pagamenti per i servizi pubblici che sta transando sempre più movimenti; 
  • razionalizzazione dei data center pubblici e progressiva adozione del paradigma del cloud computing sul quale si continua a misurare un certo ritardo.  

Un’altra criticità da mettere in evidenza è di natura operativa: la mancante tempestività a livello di comunicazione. Il Piano 2021-2023 è arrivato alla fine del 2021 per la coincidenza con la pianificazione del PNRR precludendo la possibilità di gestire al meglio gli obiettivi futuri ed analizzare quelli passati. Bisogna lavorare molto anche sulla chiarezza e la trasparenza degli indicatori e l’identificazione dei target.  

Al contrario, la relazione con il PNRR rappresenta un punto di forza. Infatti, la stesura del Piano Triennale è cucita addosso alle esigenze evidenziate dal Piano di Ripresa e Resilienza fornendo due documenti perfettamente complementari ed interconnessi tra loro in tutti gli ambiti trattati. Sempre sul fronte degli aspetti positivi, gli indicatori e i target sono nettamente migliorati rispetto alle ultime versioni e sono stati sviluppati nuovi dettagli delle Linee di azioni dopo accurate revisioni. Inoltre, un ingente carico di responsabilità è stato spostato dai regolatori agli attori.  

Quindi, fermo restando le evidenti migliorie delle ultime versioni del Piano, è necessario un cambio di passo per recuperare le carenze rispetto a quanto era stato prefissato. Affinché ciò avvenga, bisogna facilitare l’attuazione del Piano indicando più precisamente quali sono le priorità cui prestare maggiore attenzione. Pertanto, la strada da percorrere contempla la continuazione di un’opera di traduzione operativa e di sblocco dei coaguli che impediscono alla trasformazione digitale di accelerare In maniera fluida.  

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  • Autore

Laureata Magistrale in Economia Politica presso L'Università La Sapienza di Roma, fa parte del team dell'Osservatorio Agenda Digitale.