L'attuazione normativa dell'Agenda Digitale Italiana

Aggiornato il / Creato il / Di Paola Olivares

Dare un assetto organico e sistematico alla normativa sull’attuazione dell’Agenda Digitale italiana non è semplicissimo. E non è un caso che dal 2012 si siano succeduti diversi tentativi in questo senso.

 

Il quadro normativo dell'Agenda Digitale Italiana

Negli scorsi anni, l’Osservatorio Agenda Digitale ha registrato che spesso sono stati emanati atti al di fuori di tale assetto, volti a regolamentare materie specifiche, con il risultato di frammentare le regole del gioco e creare incertezza di interpretazione. Per ogni atto, inoltre, sono richiesti numerosi provvedimenti da recepire in seguito, col rischio di generare una regolamentazione frammentaria e dilatare i tempi di attuazione.

Insomma: troppe regole, o regole confuse e contraddittorie, equivalgono a nessuna regola, producono costi per cittadini, imprese e PA, alimentano la corruzione, generano burocrazia e, soprattutto, rallentano le attività economiche del Paese. Di fronte a questo quadro, sembra quanto mai opportuno fare un bilancio dell’attuazione normativa dell’Agenda Digitale italiana per vedere se il diritto rappresenti o meno un freno alla trasformazione digitale dell’Italia.


Principali atti normativi e provvedimenti relativi all'attuazione dell'Agenda Digitale Italiana 
Fonte: Osservatorio Agenda Digitale, In corsa per l'Italia al Digitale

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Il recepimento della normativa

Iniziamo con qualche numero saliente. Dal 2012, il Governo ha spinto l'attuazione dell'Agenda Digitale Italiana principalmente tramite:

  • 3 leggi prodotte dal normale iter parlamentare;
  • 7 decreti legge (atti urgente aventi forza di legge, emanati dal Governo senza delega parlamentare, che cessano di produrre i propri effetti con efficacia retroattiva se non convertiti in legge ordinaria dal Parlamento entro 60 giorni dalla delibera);
  • 5 decreti legislativi (atti avente forza di legge, emanati dal Governo dopo delega dal Parlamento).

Per un totale di 15 atti normativi, la quale piena applicazione concerneva il recepimento di 93 provvedimenti.

Provvedimenti recepiti

Di questi 93, ben 45 sono stati recepiti, ma:

  • solo 7 di questi sono stati recepiti entro le scadenze previste;
  • 20 sono stati recepiti in ritardo (mediamente di 460 giorni e con punte di oltre 1 200 giorni);
  • 18 non avevano una scadenza specificata ma, in media, sono stati recepiti oltre un anno dopo che il relativo atto è stato promulgato, perdendo così parte della loro efficacia normativa.

Provvedimenti da recepire

35 provvedimenti sono invece ancora da recepire. Di questi:

  • 13 avevano una scadenza rispetto alla quale hanno collezionato ritardi medi di oltre 3 anni;
  • 22 sono senza scadenza ma, in media, non sono ancora stati recepiti dopo 2 anni dalla promulgazione del relativo atto normativo;

Inoltre, 13 provvedimenti sono stati abrogati perché recepiti in altri atti normativi o perché diventati obsoleti.

 

Che confusione!

Da questa breve analisi numerica, balzano agli occhi le scarse performance di recepimento dei provvedimenti relativi all’attuazione dell’Agenda Digitale. Ciò genera molta confusione tra imprese e PA ed espone il Regolatore ad errori nella successiva produzione normativa, con il rischio di creare inefficienze per tutto il sistema Paese.

Come rimediare a tali grane normative? Questi, per concludere, gli step che sembrano più che mai necessari:

  • abrogare tutti i provvedimenti che hanno perso la loro utilità per il decorso del tempo;
  • recepire tutti i provvedimenti ancora da recepire ma non abrogabili;
  • sviluppare un impianto regolatorio snello, come fatto in diversi Paesi europei (ad esempio la Svezia);
  • introdurre un sistema di monitoraggio periodico sullo stato di recepimento dei provvedimenti relativi all’Agenda Digitale.

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  • Autore

Direttrice dell'Osservatorio Digital B2b e dell'Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata