Dall'Agile Working al Flexible: le forme dello Smart Working in Europa

23 gennaio 2019 / Di Alessandra Gangai / 0 Comments

Lo Smart Working non è un fenomeno solo italiano: sebbene con nomi, accezioni e impianti normativi diversi, politiche di flessibilità nell’organizzazione del lavoro si stanno diffondendo in tutta Europa. L'emergenza sanitaria causata dal Covid-19, nel 2020, ha spinto ulteriormente il ricorso a tale strumento.

 

Agile Working o Smart Working?

In Italia, ha avuto particolare fortuna l'espressione "Smart Working", a identificare una nuovo filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. 

È proprio questa, per sommi capi, la definizione di Smart Working fornita dall'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che per primo ha monitorato il fenomeno in Italia è ha contribuito a diffondere la cultura dei modelli agili di lavoro, molto prima della pandemia da Covid-19.

Lo Smart Working, dunque, è un'espressione prettamente italiana. In Europa, e nel resto del mondo, queste pratiche di remote working sono in genere definite come modelli di "Agile Working". Lo stesso Parlamento Europeo con la risoluzione del 13/9/2016 (principio generale n°48) afferma di sostenere “il lavoro agile”. La risoluzione mette in evidenza i benefici sociali affermando l’importanza dell’equilibrio tra lavoro e vita privata per sostenere il rilancio demografico, preservare i sistemi di sicurezza sociale e promuovere il benessere e lo sviluppo delle persone e della società nel suo insieme. Non a caso, anche la normativa italiana sullo Smart Working si configura come Legge sul Lavoro Agile.

Cos'è e cosa non è lo Smart Working: Elementi chiave e benefici

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Cos'è l'Agile Working

Alla luce di tali premesse, possiamo definire l'Agile Working come un modello nuovo di organizzazione del lavoro basato sulla flessibilità in termini di orari e luoghi, nonché sulla flessibilità nelle attività e nel personale impiegato.

L'Agile Working è dunque un termine universale, che può essere declinato in diverse diciture in base al Paese e alla normativa di riferimento. Parliamo di Smart Working in Italia, Flexible Working in Regno Unito e Paesi Bassi, Telework in Francia, Work 4.0 in Germania, New Ways of Working in Belgio, e così via.

La diffusione e le modalità di regolazione di quello che noi chiamiamo Smart Working nei Paesi dell’Unione Europea sono differenti e risentono delle diverse caratteristiche in termini di cultura, diffusione delle tecnologie e legislazione del lavoro. Anche la terminologia utilizzata è differente. Comunque la si metta sono due le "parole chiave" comuni alle diverse modalità: agile e flessibilità.

Molto vicino a questo concetto c'è anche quello di Activity Based Working: un ripensamento delle condizioni di lavoro in funzione delle caratteristiche dei compiti da svolgere. In particolare si riconosce che alle persone va data la possibilità di scegliere tra ambienti fisici e dotazioni tecnologiche diverse per rispondere a differenti esigenze di collaborazione, comunicazione, concentrazione e contemplazione.

 

Il "Flexible Working" britannico e olandese

Flexible Working è invece la declinazione dell'Agile Working più usata in Gran Bretagna e Olanda. Il Regno Unito, in particolare, è il primo Paese ad aver introdotto una specifica legge in merito: approvata nel 2014, la Flexible Working Regulation prevede che tutti i dipendenti con anzianità di servizio almeno pari a 26 settimane, abbiano il diritto di richiedere forme di flessibilità che i datori di lavoro possono rifiutare solo adducendo fondate motivazioni. Tali richieste possono riguardare ad esempio il Job sharing (la possibilità che più soggetti condividano un unico posto di lavoro), il Lavoro da casa, il part time, la settimana di lavoro compressa, o orari flessibili individuali.

Anche nei Paesi Bassi dal 2016 è in vigore il Flexible Working Act che, sul modello inglese, sancisce e regolamenta il diritto dei lavoratori a richiedere forme di flessibilità negli orari e luoghi di lavoro.

 

Il "Telelavoro flessibile" alla francese

Smart Working e Agile Working sono concetti molto lontani dal classico Telelavoro, basato su regole e strumenti tutt'altro che flessibili. In Francia, a tal proposito, si è puntato sul rendere flessibile il telelavoro con una serie di decreti culminati nella recente riforma della Loi Travail del 31/8/2017.

L’introduzione del telelavoro non richiede più modifiche del contratto di lavoro, ma può essere definita ad hoc attraverso un accordo scritto o orale tra il datore di lavoro e il dipendente. Con la stessa legge si rimuovono le incertezze normative legate a salute e sicurezza precisando che “l’incidente che si verifica nel luogo in cui avviene il telelavoro durante le ore di telelavoro è presunto come un incidente professionale”. Attenzione viene anche data al “diritto alla disconnessione” prevedendo che gli accordi interni debbano stabilire orari ed eventuali condizioni per essere disconnessi.

 

L'Agile Working in Germania e Belgio

In Germania, sulla spinta del più generale piano Industrie 4.0, il Ministero Federale tedesco del Lavoro e le Politiche Sociali ha pubblicato il documento “Arbeiten 4.0” (Lavoro 4.0) che raccomanda l’introduzione di modelli di flessibilità volti a di accompagnare la trasformazione digitale del mercato del lavoro.

In Belgio, pur non essendoci specifiche normative, si è diffuso il concetto di New Ways of Working o New World of Working, con cui ci si riferisce all’adozione di nuove pratiche di lavoro che consentono di aumentare la motivazione, la soddisfazione e la produttività dei lavoratori della conoscenza. Le leve considerate sono il layout degli uffici (Bricks), le tecnologie abilitanti (Bytes) e i comportamenti delle persone (Behaviours).

 

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