Il registro del pegno non possessorio in Gazzetta Ufficiale: quali effetti per il Supply Chain Finance?

Aggiornato il / Di Alessio Ronchini

La notizia si attendeva da ben 5 anni. Ora, il registro dei pegni mobiliari non possessori è stato introdotto in Gazzetta Ufficiale ed è stato quindi ufficialmente istituito con un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ma cosa è il pegno mobiliare non possessorio? E perché il registro era così tanto atteso? Facciamo un passo indietro.

 

Il pegno mobiliare non possessorio e l’Impatto sul Supply Chain Finance

Il pegno mobiliare non possessorio è necessario per tutte quelle soluzioni di Supply Chain Finance in cui un’impresa vuole ottenere un finanziamento a fronte di beni materiali o immateriali impegnati come garanzia. Il pegno non possessorio definisce che il bene impegnato può rimanere al servizio del debitore anche a seguito dell’erogazione del finanziamento e altresì che il debitore può utilizzare il bene e trasformarlo, ad esempio nei propri processi produttivi.

Si capisce dunque che la creazione del registro dei pegni potrebbe avere un forte impatto sulle soluzioni di Supply Chain Finance, e specialmente sull’Inventory Financing, in cui un’impresa richiede a un finanziatore una linea di credito impegnando parte dei propri beni immobilizzati in magazzino.

Gli impatti sul Supply Chain Finance potrebbero dunque seguire tre vettori:

  1. Il pegno non possessorio abilita l’impresa a mantenere nel proprio magazzino il bene impegnato, non andando incontro a spossessamento. Ne deriva che gli istituti di credito, che prima dovevano ospitare i beni e controllarli, sono liberati da questa mansione e responsabilità. Tutto ciò si trasforma in minori costi di erogazione della soluzione in quanto vengono meno per i provider di soluzione i costi operativi di magazzino.
  2. Il pegno non possessorio allarga la soluzione di Inventory Financing a più settori: se precedentemente i settori più adatti a tale soluzione erano principalmente il caseario e il vinicolo, caratterizzati da lunghi tempi di produzione in cui il bene poteva essere tranquillamente spossessato ad enti terzi per mesi, ora la soluzione può essere disegnata impegnando anche materie prime che possono rimanere al servizio del buyer, impiegandole nei propri processi produttivi e trasformandole per generare valore.
  3. Sulla base dell’evoluzione normativa del pegno non possessorio, e così come per l’Inventory Financing, è ora possibile disegnare, su un pool allargato di asset, altre soluzioni di Supply Chain Finance come la Cartolarizzazione, i Bond e i Mini-Bond.

Perché occorre un registro per effettuare tutto ciò? Banalmente per evitare che il medesimo bene possa essere soggetto a finanziamento multiplo.

 

I limiti del registro del pegno non possessorio

La notizia è stata accolta con interesse e attenzione sia dai provider che dalle imprese adottatrici. Ma un’analisi dettagliata del decreto lascia emergere alcuni ulteriori gap che vanno colmati.

In primo luogo, è stato fatto un passo in avanti, ma l’implementazione del sistema informatico sul quale costruire il registro è ancora mancante. Il decreto, infatti, indica una tempistica di 8 ulteriori mesi concessa all’Agenzia delle Entrate per realizzarlo. Inoltre, non viene risolta la problematica del monitoraggio del bene nel tempo: non essendoci spossessamento e non avendo il bene impegnato “fisicamente” in qualche magazzino, questo può essere utilizzato in processi produttivi che lo trasformano e ne cambiano il valore. Come tenere quindi monitorato il bene e il suo valore nel tempo?

Inoltre, le soluzioni di Inventory Financing, ad esempio, si basano sulla vendibilità del bene impegnato: tanto più il bene è rivendibile, tanto minore è il rischio associato all’operazione di finanziamento in caso di default del debitore. Trasformando il bene e cambiandone il valore, la sua vendibilità viene alterata con impatti diretti sui rischi delle soluzioni di Inventory Financing, e sulla capacità e facilità di erogazione da parte degli istituti di credito. Una possibile soluzione a questa problematica potrebbe essere affiancare il registro con tecnologie digitali a supporto, come sistemi di tracciamento che possano mitigare i rischi precedentemente descritti. Già ora vengono utilizzate tecnologie come l’IoT per monitorare e controllare i beni impegnati, e si potrebbe ripartire da questi esempi per trovare valide alternative anche per i beni impegnati ma non spossessati.

Il primo passo per la creazione del registro del pegno non possessorio è stato fatto; ne mancano ancora altri. L’opportunità è grande per generare valore sia per i finanziatori, che possono finalmente offrire in modo estensivo la soluzione di Inventory Financing, sia per le imprese industriali, che hanno a disposizione una fonte in più di accesso al credito. Che non si perda dunque altro tempo!

 

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