Politica Agricola Comunitaria: più contributi all'innovazione digitale

25 giugno 2018 / Di Damiano Frosi / 0 Comments

Nuova Politica Agricola Comunitaria: tagli sì, ma triplicano i fondi dedicati all’innovazione digitale. È il segnale di un settore agroalimentare sempre più "smart" e sostenibile, e i contributi europei per l'agricoltura offrono importanti opportunità anche in Italia.

Il 2 maggio la Commissione Europea, nell’ambito della proposta di bilancio per il periodo 2021-2027, ha reso noto il nuovo budget per la Politica Agricola Comunitaria (PAC)La notizia ha suscitato parecchio clamore nel mondo agricolo poiché il nuovo bilancio totale prevede una riduzione dei fondi disponibili del 5% rispetto al precedente periodo di programmazione. Tagli che hanno provocato dure reazioni da parte di enti e associazioni di settore.

 

Politica Agricola Comunitaria per il digitale

Non vogliamo entrare nel merito di una decisione che richiede sicuramente analisi complesse e dettagliate, cerchiamo però di “guardare il bicchiere mezzo pieno”. La Commissione ha infatti sottolineato che, nel nuovo bilancio dell’UE, saranno disponibili anche 10 miliardi di euro (il triplo dell’attuale dotazione) per la ricerca e l’innovazione in agricoltura, con un forte focus sulla trasformazione digitale (in particolare la valorizzazione dei Big Data e l’utilizzo di tecnologie innovative per garantire e migliorare la tracciabilità alimentare).

Va sottolineato che a fornire le indicazioni per un settore agroalimentare più “smart” sono stati i cittadini dell’Unione Europea, in occasione della consultazione pubblica sul futuro dell’agricoltura avvenuta lo scorso anno. Loro stessi hanno chiesto più sostenibilità, sicurezza e trasparenza (confermando dunque l’attenzione crescente dei consumatori per un cibo sostenibile e di qualità). Si tratta di un segnale forte e importante rispetto al ruolo che l’innovazione digitale riveste nel garantire più efficienza, qualità e sostenibilità alla filiera agrifood.

 

Le opportunità dei contributi PAC per l'Italia

Un’opportunità della quale potranno beneficiare - con pari opportunità - tutti i Paesi dell’Europa: non solo, dunque, quelli caratterizzati da grandi estensioni di terra (come i Paesi dell’Est Europa) o una vocazione “storica” all’innovazione (si pensi all’Olanda), ma anche Paesi – come l’Italia – che hanno cominciato più di recente ad acquisire consapevolezza e a investire nella trasformazione digitale del settore primario.

Con risultati peraltro molto incoraggianti lungo tutta la filiera, come dimostrato dalla ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood. Mappe di prescrizione, sensori in campo e sistemi di supporto alle decisioni hanno consentito alle aziende agricole oggetto di studio di ottimizzare l’utilizzo degli input di produzione (come acqua e fertilizzanti) fino al 30%, al tempo stesso aumentando le rese anche del 20%, oltre che la qualità complessiva del prodotto finale. Spostandoci dal campo e guardando all’intera filiera, non mancano anche nel nostro Paese interessanti progetti di innovazione legati alla tracciabilità, come quello sviluppato dal MIPAAF e AGEA (in collaborazione con Almaviva) per l’utilizzo della Blockchain per la tracciabilità nel settore vitivinicolo.

Di fronte a questi casi di successo c’è la consapevolezza che nel nostro Paese c’è ancora molto da fare: si pensi, ad esempio, che lo stato di digitalizzazione degli agricoltori italiani è ancora piuttosto basso secondo il MIPAAF che, lo scorso anno, ha calcolato che solo l’1% della superficie agricola italiana risultava coltivata con tecniche di Agricoltura di Precisione. Gli incentivi per l’innovazione digitale possono certamente aiutare a raggiungere quegli obiettivi di qualità e trasparenza della filiera così ambiti dai cittadini preservando, al tempo stesso, l’efficienza e la produttività. Obiettivi fondamentali per un settore agricolo e agroalimentare più competitivo e sostenibile.


Damiano Frosi e Chiara Corbo - Osservatorio Smart AgriFood Politecnico di Milano

  • Autore

Si occupa di Ricerca e Advisory nell'area Logistica, Operations & Supply Chain Management. Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”.