Il prof. Henry Chesbrough, Maire Tecnimont Professor of Open Innovation della Luiss University e Faculty Director del Garwood Center for Corporate Innovation UC Berkeley, è stato ospite del kickoff dell’ottava edizione dell’Osservatorio Startup Intelligence, dedicando le sue riflessioni al ruolo dell’Open Innovation per la nostra economia, con un focus particolare sulle PMI.
I limiti all'innovazione delle PMI
Si tratta di un tessuto imprenditoriale composto da oltre 200mila realtà. E sebbene esse rappresentino numericamente solo il 5% del tessuto imprenditoriale, sono responsabili da sole del 41% dell’intero fatturato generato in Italia. Tale comparto registra però un divario di performance rispetto alle realtà più grandi: il fatturato medio per addetto è inferiore dell’28% rispetto a quello delle grandi aziende e il valore aggiunto per addetto è del 28% più basso. Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, sebbene nelle PMI italiane cresca l’interesse e il ricorso all’innovazione digitale, in oltre 4 aziende su 10 (42%) le competenze sono ancora limitate o distribuite in maniera non omogenea tra il personale.
Tante sono le motivazioni che possono esserci alla base di questo scenario, da economie di scala non sempre attuabili alla disponibilità modesta di capitali da investire in ricerca e sviluppo, fino ad una capacità ridotta di aprirsi a mercati internazionali. Inoltre, nel nostro Paese permangono difficoltà di accesso al credito e sono insufficienti gli aiuti dallo Stato rispetto al resto d’Europa.
E allora come possiamo venirne fuori?
La ricetta "open" per innovare le PMI
Uno strumento per superare questi limiti all’innovazione, in primis digitale, può essere rappresentato dall’adozione di approcci di Open Innovation. Facciamo qualche esempio : attraverso la collaborazione con startup ma anche con aziende più grandi per inserirsi in business model platform che sempre più spesso vengono messi a disposizioni delle grandi imprese; per creare joint venture; per partecipare a call4innovation; ma anche per collaborare con le Università.
Secondo il pensiero espresso dal prof. Chesbrough durante l’incontro di avvio dell’Osservatorio Startup Intelligence, le PMI italiane hanno dalla loro alcune caratteristiche peculiari su cui fare leva: esse offrono infatti gran parte dei posti di lavoro, non hanno il profilo di debito delle aziende più grandi, sono molto più veloci nelle decisioni e sono agili e flessibili anche nell’oltrepassare i confini tra i settori per cogliere nuove opportunità. L’esortazione del prof. Chesbrough verso le PMI è in particolare quella di sfruttare le Università locali, di cui il nostro territorio non manca, per lavorare con tecnici ed esperti dei laboratori di ricerca, partecipare alle ricerche degli Atenei, coinvolgere studenti per stage, creare programmi per invitare professori per visite in azienda.
PMI e Open Innovation: alcuni esempi
Alcuni esempi sono stati studiati dal report Assolombarda sulle collaborazioni tra Università e Imprese. È il caso dell’impresa edile Ricci con l’Università Bocconi la cui collaborazione nata nel 2018 ha avuto l’obiettivo di mettere a punto un sistema di rilevazione e analisi del consumo idrico ed energetico nel corso di un intervento edile. Questo progetto, tuttora in corso, consente all’azienda di posizionarsi all’avanguardia su questi temi.
L’impresa MOGU in collaborazione con l’Università di Pavia ha sviluppato una soluzione per utilizzare un certo ceppo di funghi, sui quali da anni l’università stava conducendo ricerche, per produrre materiali eco-compatibili. L’esperienza ha trasformato Mogu in leader di mercato europeo e la collaborazione ha dato frutto ha ulteriori opportunità come l’accordo per un dottorato executive per un dipendente dell’impresa. Citiamo anche l’iniziativa “PMI e Aziende” organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, per sostenere l’aggiornamento delle competenze degli imprenditori e l’inserimento di giovani neo laureati di Roma Tre.
Infine, non mancano le tante collaborazioni di PMI con gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano per sviluppare competenze e progettualità e confrontarsi con i leader di mercato. È il caso della società lucana Smartp@paper, specializzata nell’archiviazione documentale, partner dell’Osservatorio Startup Intelligence da due anni, che ha dichiarato di avere ottenuto maggiore sensibilizzazione sui temi dell’innovazione digitale anche da parte dei vertici aziendali e maggiori opportunità di sviluppo progetti di innovazione.
I benefici dell'Open Innovation per PMI e Università
Da queste collaborazioni tra aziende e Università nascono risultati concreti in termini di nuovi prodotti e processi, brevetti, pubblicazioni; la possibilità di crescere e acquisire posizioni di leadership sul mercato; la partecipazione a progetti finanziati; l’arricchimento di conoscenze e competenze nonché i benefici economici derivanti dalla brevettazione. Ma anche le Università ottengono il beneficio di sviluppare, grazie alle collaborazioni con le imprese, un approccio più applicativo alla produzione di conoscenza scientifica.
Nei prossimi mesi di ripresa, sarà possibile verificare quale eredità la pandemia abbia lasciato alle PMI rispetto alla digitalizzazione, ma anche rispetto al ricorso all’Open Innovation. Nella speranza che alcuni progressi imposti dall’emergenza possano diventare strutturali.
L'Open Innovation dalla teoria alla pratica: quali azioni stanno adottando le imprese italiane?
- Autore
Direttore degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy
Gli ultimi articoli di Alessandra Luksch
-
PNRR e Digitale: serve coraggio 23 novembre 2021
-
-
Il ruolo dell’Open Innovation durante la pandemia 15 settembre 2021
Rimani aggiornato sui trend dell’Innovazione Digitale
Inserisci qui la tua email
Potrebbe interessarti
Articoli più letti