La ristrutturazione dei processi di innovazione è diventata ormai una necessità vitale per tutte le imprese. In questo, la revisione dell’organizzazione gioca un ruolo primario e sempre più spesso le imprese si dotano di una figura di Innovation Manager.
Diffusione e identikit dell'Innovation Manager
La recente Survey della Digital Transformation Academy degli Osservatori Digital Innovation registra che il 27% delle imprese con più di 50 dipendenti ha già creato un ruolo o una Direzione di Innovation Management, gemmata all’interno della Direzione ICT, o come riporto di un’altra Direzione o del Vertice stesso, in alcuni casi diffusa in cellule in tutta l’organizzazione.
La Survey ha cercato di tracciare l’identikit di questa figura intervistando 30 Innovation Manager all’opera da qualche tempo.
La principale attività in carico a questo ruolo è per ora quella dell’Esploratore, quindi la selezione dei Partner, la valutazione e scouting delle opportunità, in alcuni casi fino allo sviluppo di Proof of Concept. In seconda battuta, questa figura svolge il ruolo dell’Evangelista dell’innovazione, di change manager. E si occupa dell’introduzione e sviluppo di nuove metodologie per favorire il cambiamento culturale in azienda rivolto a tutte le restanti Line of Business.
Infine ci sono le attività più manageriali, quelle di Abilitatore: analisi e valutazione dei risultati e gestione del portafoglio progetti. Meno rilevante risulta la gestione del budget e la gestione dei progetti, spesso infatti la Direzione Innovazione è volutamente una unità snella con poche risorse, caratterizzate da competenze trasversali. La parte di execution viene quindi affidata alle Direzioni di riferimento del progetto, dotate di maggiori risorse e competenze specifiche.
Competenze, formazione e guadagno dell'Innovation Manager
Le soft skills
Venendo alle capacità che lo distinguono, le più specifiche appaiono essere la Leaderhip, la capacità di motivare e ispirare, e il change management. Dalle interviste qualitative è emerso come spesso la principale difficoltà per gli Innovation Manager sia quella di scontrarsi contro la cultura prevalente in azienda: dalla sindrome del “not invented here” al “si è sempre fatto così”, i limiti sono tanti. Non stupisce, allora, che la principale dote per vincere questa resistenza debba essere la leadership, la capacità carismatica di motivare e spingere al cambiamento.
Al secondo posto spicca la visione strategica e di scenario, cioè la capacità di cogliere elementi fondamentali che influenzeranno il contesto, di saper immaginare o scegliere i trend che avranno un impatto determinante sui mercati in cui l’impresa opera o potrà operare, di indicare il ruolo dell’impresa in questa evoluzione e motivare la propria organizzazione ad assumere questo ruolo. Al terzo posto troviamo qualità come innovatività, creatività, curiosità e apertura mentale. Capacità basilari per promuovere e stimolare la ricerca di nuove opportunità.
Il background di formazione
Per quanto concerne il il background di formazione prevalente, non stupisce che per il 70% degli Innovation Manager intervistati arrivi dalla Direzione ICT. Questa, del resto, è certamente la posizione più vicina ai temi e alle finalità di un programma di innovazione aziendale, in primis digitale, e al suo interno è possibile sviluppare competenze chiave di coordinamento ed execution, ma anche conoscere il panorama dei possibili interlocutori per l’innovazione, nonché acquisire una visione dei principali trend. Ma l’Innovation Manager può provenire anche da settori come Ricerca e Sviluppo, dal Marketing o dalla Consulenza, ottime palestre per i processi di innovazione. Appare poco praticata la ricerca di queste figure, ancora nuove, dal mercato con solo il 15% proveniente dalla Direzione Innovazione di altre aziende.
La retribuzione
Infine, un dato di mercato. La retribuzione più frequente per il ruolo di responsabile dell’Innovazione è tra 60.000 e 100.000 euro annui. Una buona percentuale percepisce una RAL superiore ai 100.000 euro. Si tratta quindi di un ruolo di medio-alto livello, a cui è riconosciuta importanza e la cui fascia retributiva è certamente condizionata dal tipo di azienda.