Food Delivery in Italia: ora ad innovarsi è la fase produttiva

17 luglio 2019 / Di Samuele Fraternali / 0 Comments

Il Food Delivery si conferma uno dei mercati più dinamici e più innovativi nel panorama eCommerce B2c italiano. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c, nel 2019 il valore degli acquisti online degli italiani di piatti pronti crescerà del 56%, sfiorando i 600 milioni di euro. Il tasso di penetrazione sul comparto ristorazione, però, è ancora molto basso: circa lo 0,8%.

 

Quale futuro per il mercato del Food Delivery in italia

Il lato positivo è che vi sono dunque grandi potenzialità per il Food Delivery italiano! Ma quali saranno le direzioni di sviluppo? In questi primi 15 anni di vita l’attenzione e l’innovazione da parte dei player del settore si è focalizzata alle fasi di vendita, dallo sviluppo di canali di vendita online e di piattaforme aggregatici sempre più user-friendly a servizi di intelligence e di conoscenza del cliente finale. Ma anche a quelle di delivery, dalle consegne veloci, puntuali e flessibili a sistemi autonomi e sostenibili.

Nei prossimi anni, però, la sfida e il vento d’innovazione riguarderanno la fase produttiva. Sono diverse infatti le sperimentazioni a livello mondiale e interessano sia i ristoranti tradizionali sia le dot com, ossia i player nati per vendere online. Possiamo sintetizzare queste innovazioni in due fenomeni, così definiti in gergo tecnico: i Virtual Restaurants e le Dark Kitchens.

Virtual Restaurants

Con l’espressione Virtual Restaurants ci si riferisce alla creazione di ristoranti dedicati al canale online. Nascono così nuovi brand non presenti nel mondo fisico, pensati appositamente per l’eCommerce, con un menù studiato appositamente per soddisfare le esigenze dei web shopper e per affrontare le sfide dell’home delivery, ossia trasportabilità e adeguata conservazione della temperatura e della qualità.

La sfida può interessare i ristoranti tradizionali che possono decidere di inventarsi un nuovo marchio e di differenziare il menù offerto, raggiungendo così un nuovo target di clienti. Ma può anche interessare le dot com che possono decidere di integrarsi a monte della filiera creando brand di proprietà (o utilizzando il loro stesso brand), riforniti da cucine tradizionali in una logica di private label. Il primo caso in Italia l’abbiamo con Foorban, startup milanese che si definisce come ristorante digitale.

Dark Kitchens

L’altro fenomeno è quello delle Dark Kitchens (o Ghost Restaurants), ossia l’utilizzo di cucine chiuse al mondo retail e dedicate alla produzione di piatti pronti venduti esclusivamente online.

Anche questo fenomeno può riguardare entrambi gli attori: i ristoranti tradizionali possono investire in nuove cucine dedicate all’eCommerce, per aumentare la capacità produttiva dello loro offerta tradizionale oppure per alimentare l’offerta riservata proprio ai loro Virtual Restaurants. D’altro canto, le dot com potrebbero decidere – come Maple in USA o Deliveroo in UK con il progetto sperimentale Deliveroo Editions – di investire in spazi fisici da affittare ai ristoranti tradizionali o per creare cucine che riforniscano i loro brand di proprietà.

 

La sfida del Food Delivery: ristoranti tradizionali o dot com?

Inutile sottolineare che i due fenomeni possano andare a braccetto, con l’apertura - sia da parte degli operatori tradizionali sia da parte delle dot com - di ristoranti virtuali riforniti proprio dalle Dark Kitchens.

Chi avrà la meglio in questa nuova sfida? La mia opinione è che le dot com, soprattutto le grandi piattaforme aggregatrici - dopo essersi integrate a valle con la fornitura di servizi logistici - in futuro proveranno con più determinazione, più capacità finanziarie e forti del loro brand, a risalire la filiera. E se ciò accadrà, probabilmente assisteremo a una migrazione sul canale offline di questi attori, con l’apertura di ristoranti tradizionali di proprietà delle big company digitali.

 

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  • Autore

Direttore dell’Osservatorio Digital Content e Senior Advisor dell'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm