A che punto siamo con il recepimento del Piano triennale per l’informatica nella PA? Il Piano gioca un ruolo chiave nella trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e, a un anno circa dalla sua introduzione, è già possibile tracciare un quadro interessante dei primi risultati ottenuti.
Ragionevolezza, inclusione, credibilità. Così ha esordito Giulia Bongiorno, neo Ministro della PA in occasione dell’Internet Day 2018. Oltre a questo ha affermato che il suo lavoro sarà improntato sulla continuità con quanto fatto dai suoi predecessori e sul supporto ad AgID e al Team per la trasformazione digitale nell’attuazione delle strategie di digitalizzazione della PA già definite.
Contenuti e obiettivi del Piano Triennale
In questo contesto un ruolo chiave è giocato dal Piano triennale per l’informatica nella PA che, da maggio 2017:
- indirizza la trasformazione digitale della PA;
- fissa i principi architetturali fondamentali da adottare;
- specifica le regole di usabilità e interoperabilità da seguire;
- chiarisce le iniziative da svolgere a livello centrale e locale.
Il Piano è basato su un modello strategico, caratterizzato da un’architettura a più livelli in cui sono raccolte tutte le iniziative sul fronte dell’innovazione digitale della PA italiana.
Per ogni componente del modello, il Piano specifica alcune azioni da realizzare in determinati orizzonti temporali grazie al contributo di specifici attori. Complessivamente le azioni sono 67. Ognuna di esse prevede l’ottenimento di uno o più risultati. Sono 108 quelli previsti dal Piano. Le infrastrutture fisiche e quelle immateriali sono le componenti con il maggior numero di risultati attesi, rispettivamente 27 e 46. Questo non sorprende.
Tali componenti, infatti:
- sono necessarie affinché le componenti dei livelli superiori possano essere adeguatamente finalizzate;
- sono i principali ambiti sui cui l’AgID e il Team per la trasformazione digitale hanno lavorato nel 2017.
Piano Triennale: l'analisi dei primi risultati
Nelle prossime versioni del Piano (il nuovo aggiornamento dovrebbe essere prodotto entro la fine di settembre) sarebbe opportuno focalizzare con maggior precisione tutti i risultati da ottenere anche per le restanti componenti, il cui sviluppo in caso contrario potrebbe essere rallentato. Ovviamente sulle infrastrutture fisiche e immateriali è di vitale importanza non accumulare ritardi. Questi, infatti, potrebbero propagarsi sulle altre componenti del modello, rallentandone l’attuazione.
A questo proposito è interessante analizzare lo stato dei risultati previsti per le infrastrutture fisiche e immateriali. Dei 73 risultati relativi a tali componenti:
- 25 sono stati completati;
- 14 sono in corso di completamento;
- 19 sono in ritardo rispetto alle scadenze;
- 15 non hanno scadenze esplicitate.
Più in generale, 44 dei 108 risultati previsti sono già stati ottenuti dopo un anno dal rilascio del piano e 16 sono in corso di implementazione.
Bilancio positivo
Questo è - a nostro avviso - un buon risultato che può essere in parte spiegato da una semplificazione del coordinamento tra attori preposti alla definizione e attuazione dell’impianto regolatorio. Gli attori che hanno in capo una quota maggiore di risultati previsti sono: AgID che deve essere coinvolta per l’attuazione di 87 risultati previsti, le PA locali (72) e il Team Digitale (22). Tutti gli altri attori (ad es. Funzione Pubblica, i Ministeri, ANAC) hanno invece un coinvolgimento minore, mediamente su 3 risultati.
Il quadro è quindi positivo e i presupposti per dare continuità a quanto fatto in questi ultimi anni ci sono. Certo, tornando alle parole della Bongiorno, serve “credibilità”. La trasformazione digitale della nostra PA non si realizzerà in pochi mesi. Serve tenacia, un commitment centrale forte e un altrettanto forte coinvolgimento degli enti locali, che devono beneficiare di quanto realizzato a livello centrale e scaricarlo a terra, grazie al loro contatto diretto con i cittadini.
Luca Gastaldi e Paola Olivares- Osservatorio Agenda Digitale