La trasformazione digitale avanza a ritmo incalzante. Un cambiamento esponenziale a cui le nostre imprese faticano a rispondere, nonostante la crescente consapevolezza sulla posta in palio. Un punto della situazione italiana con gli Osservatori del Politecnico di Milano Startup Thinking, Start-up Hi-Tech e Digital Transformation Academy. Come si evolve l'Open Innovation in Italia?
Sopravvivere alla trasformazione digitale: verso l'open company
La sfida è chiara: quale che sia il settore di appartenenza, per sopravvivere, le organizzazioni dovranno mettersi in discussione e trasformarsi nel profondo, diffondendo al loro interno una nuova cultura dell’innovazione ed introducendo modelli organizzativi e processi capaci di reagire e riconfigurarsi velocemente. Nessuna organizzazione tradizionale, neppure la più consolidata e ricca di risorse e competenze, può affrontare un simile sforzo da sola.
Occorre aprirsi, rendersi permeabili agli stimoli esterni ed interni, incarnando un modello di open company: un’organizzazione agile e inclusiva, capace di ingaggiare l’intera popolazione aziendale, bilanciando exploration ed exploitation, scouting di nuove iniziative ed execution di quelle attuali, come solo una realtà autenticamente agile ed imprenditoriale sa fare.
Per consentire questa trasformazione organizzativa e culturale, un ruolo fondamentale è rivestito dalla capacità di saper guardare oltre i confini aziendali, ispirandosi e collaborando con differenti attori esterni, tra cui spiccano centri di ricerca, università e startup.
Questi sono i principali risultati delle Ricerche presentati in occasione del Convegno “Innovazione digitale 2020: imprese e startup insieme verso l’open company”, degli Osservatori Startup Intelligence, Startup Hi-tech e Digital Transformation Academy.
La strada per l'Open Innovation
Cresce il ricorso all’Open Innovation e le imprese guardano per l’innovazione sempre più a fonti alternative come Università, Centri di Ricerca e startup. La buona notizia è che questo tipo di strada sta diventando praticabile anche nel nostro Paese, dove stiamo assistendo all’emergere di azioni di sistema.
Nonostante gli investimenti in startup hi-tech italiane siano ancora ridotti, se paragonati agli altri Paesi europei, i dati confermano una crescita e strutturazione dell’ecosistema italiano volto a favorire la collaborazione tra imprese incumbent e startup, consapevoli che questa sia la strada per una crescita sostenibile nel nostro Paese.
Durante il 2019 l’ecosistema delle startup hi-tech nazionale ha suscitato, infatti, un discreto interesse. E diverse sono state le azioni messe in campo dai principali player italiani, tra cui anche il Governo:
- la creazione dell’albo degli Innovation Manager, e del cosiddetto Voucher per consulenza in innovazione, che permetterà a piccole e medie imprese di usufruire di finanziamenti per avvicinarsi concretamente al digitale;
- il Fondo dei Fondi, creatura del Fondo Nazionale Innovazione nato con l’obiettivo di utilizzare parte del miliardo di euro a disposizione del FNI, per investire in fondi di venture capital o direttamente in startup e piccole e medie imprese;
- il Global Startup Program, programma attivo fino a dicembre 2019, avviato dall’ICE (Istituto Nazionale per il commercio estero), per favorire l’internazionalizzazione del sistema economico del Paese che coinvolge 120 startup;
- le azioni di Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti.
La spinta alle startup dai Venture Capital
I principali Venture Capital italiani hanno creato VC Hub Italia, un’importante cordata che ha reso possibile una sorta di “forum permanente”, composto dai principali gestori di fondi di Venture Capital italiani con l’obiettivo di promuovere la sviluppo del settore in Italia.
Segnali positivi giungono anche dalle imprese private nei confronti del mondo delle startup, in termini di creazione di Hub per l’innovazione, incubatori e acceleratori, Call4ideas e fondi di Corporate Venture Capital, indice della crescita di consapevolezza del ruolo delle startup innovative.
In questo quadro si inseriscono le azioni concrete che il Politecnico di Milano e Polihub - terzo incubatore universitario al mondo - stanno mettendo in campo in questi anni. Tra queste iniziative un posto d’onore spetta a Poli360, il neo-nato fondo di venture capital da 60 milioni di euro che vede la collaborazione tra il Politecnico di Milano e 360 Capital Partners, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo di progetti e startup ad alto contenuto tecnologico.