India e pagamenti: dall’Identità Digitale al Mobile Payment

24 aprile 2018 / Di Ivano Asaro / 0 Comments

L’India nel 2017 ha dominato le notizie internazionali in ambito pagamenti digitali e identità digitale e il trend sembra continuare anche nel 2018, dove nelle scorse settimane si è assistito a una serie di novità e lanci sul territorio indiano: dal via ai servizi di Mobile Payment di Google, Whatsapp e American Express, fino all’aggiunta del riconoscimento facciale per l’autenticazione tramite il servizio di Digital Identity Aadhaar. Questa attenzione – mediatica e da parte dei grandi attori internazionali – non è casuale, ma emerge dopo anni di intenso lavoro del Governo indiano, che dimostra di avere le idee chiare sul futuro dei pagamenti nel proprio Paese. A partire dal 2005, infatti, la Reserve Bank of India ha cominciato a stilare una serie di Vision sui pagamenti arrivando, nel 2012, a parlare per la prima volta di «less-cash society», ossia di un Paese in cui, di fianco al contante, abbiano un ruolo sempre più consistente i metodi di pagamento elettronici.

La Digital Identity come leva per i pagamenti

Per raggiungere i suoi obiettivi, l’India ha scelto di far leva sul connubio tra Identità Digitale e pagamenti, quindi sul concetto semplificato del “ti riconosco, allora paghi”. Nel 2008 il Governo ha lanciato quindi Aadhaar, un sistema di identificazione basato sui dati biometrici che vengono associati ad un codice univoco a 12 cifre e che conta oggi ben 1,2 miliardi di persone registrate (oltre l’85% della popolazione). Su questo programma di identità sono stati poi costruiti molteplici servizi di pagamento innovativi, basati sul protocollo UPI (Unified Payments Interface), un altro standard definito dal Governo tramite l’NPCI (National Payments Corporation of India), organo istituito dalla banca centrale indiana per guidare la trasformazione dei sistemi di pagamento. Gli utenti possono quindi confermare il pagamento tramite i dati biometrici già registrati centralmente e, notizia dei giorni scorsi, anche tramite riconoscimento facciale. Aadhaar, come BankID in Svezia, è diventato quindi un esempio di come un servizio di identificazione univoco, diffuso e riconosciuto a livello nazionale possa rivelarsi la base ideale su cui costruire altri servizi di successo come quelli di pagamento lanciati dal NPCI.

Queste iniziative promosse dalle autorità centrali sono state svolte anche nell’ottica di riuscire a servire i numerosi «unbanked», ovvero coloro che non sono in possesso di un conto corrente bancario.

Il Mobile Payment in India

In un Paese così attento ai pagamenti elettronici, stanno trovando terreno fertile diverse soluzioni di pagamentro tramite smartphone. Lo scenario del Mobile Payment in India risulta infatti particolarmente vario e con una moltitudine di servizi lanciati da realtà molto diverse tra loro. Sono infatti presenti sul mercato indiano servizi promossi da banche, società del settore delle telecomunicazioni, piattaforme di eCommerce ed infine anche puri wallet provider.

Tra i servizi innovativi vi è Paytm, partecipata con importanti investimenti da Alibaba, che gestisce il 26% del totale dei pagamenti digitali e utilizza per i pagamenti di prossimità il qr code e il numero di telefono come identificativo. Ad agosto 2017 anche Samsung ha lanciato il proprio servizio Samsung Pay – basato su NFC (Near Field Communication) – e a metà aprile ha annunciato il via del programma di Rewards per gli utilizzatori del servizio. Nei primi giorni di aprile, anche American Express ha avviato la propria soluzione basata sulle tecnologie qr code ed NFC.

Parallelamente alle iniziative private sono nati i servizi promossi dalla NPCI. Già nel 2010 l’NPCI ha lanciato l’Immediate Payment Service (IMPS) che permetteva di effettuare pagamenti via Mobile tramite SMS. Il più recente Unified Payment Interface (UPI), successore di IMPS, è invece una piattaforma aperta a banche e fintech che abilita scambi p2p gratuiti tra i conti correnti e i wallet degli utilizzatori.

UPI è ritenuto il potenziale game-changer dei pagamenti in India, tanto che anche alcuni colossi internazionali, pur di entrare nel mercato indiano, hanno modificato le loro soluzioni per adeguarle a questo protocollo: Google, ad esempio, ha lanciato Google Tez – un wallet basato su UPI che consente di pagare online o in negozio e di fare trasferimenti p2p – invece del noto servizio Google Pay. Anche Whatsapp ha annunciato da poche settimane di aver scelto l’India per il lancio del suo primo servizio di Mobile Payment: gli utenti indiani possono quindi utilizzare l’app di messaggistica per trasferire denaro ed effettuare pagamenti. L’India sembra quindi essere diventato il nuovo terreno in cui i big player internazionali testano nuove soluzioni di pagamento digitale, facilitati proprio dagli standard di pagamento e identificazione promossi dal Governo che rendono i servizi particolarmente efficienti e che permettono anche di andare a intercettare utenti “unbanked”.

Maggiori informazioni sul rapporto tra Digital Identity e Mobile Payment, in India e in Svezia, si trovano anche all’interno del video Il Mobile Payment nel mondo: 5 Paesi a confronto realizzato dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano.


Ivano Asaro - Direttore Osservatorio Mobile Payment & Commerce

  • Autore

Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments