Trova applicazione in sempre più imprese italiane nei settori più diversi, abilita nuove forme di consulenza, è spinto da un ecosistema globale di startup digitali. Si diffonde il Design Thinking, approccio alternativo all’innovazione che integra capacità analitiche con attitudini creative, permettendo di risolvere problemi complessi (Creative Problem Solving), di realizzare e testare rapidamente prodotti o servizi (Sprint Execution), di coinvolgere più profondamente i dipendenti nei processi creativi (Creative Confidence) o di ridefinire la vision aziendale (Innovation of Meaning), con una vera e propria esplosione negli ambiti in cui la trasformazione digitale richiede nuove competenze e capacità per lo sviluppo della customer experience.
L'importanza del Design Thinking per il business
In un momento in cui siamo inondati da informazioni e in cui le innovazioni tecnologiche si susseguono a grande velocità, il Design Thinking consente di orientarsi e mantenere alta la concentrazione su ciò che veramente è in grado di coinvolgere tutti i livelli aziendali e di portare valore a un potenziale cliente. Le imprese italiane sono più consapevoli e mature rispetto al passato, ma spesso non sfruttano ancora tutte le potenzialità dei modelli alternativi di innovazione.
Il Design si sta trasformando da accessorio per imprese focalizzate su nicchie di consumatori a elemento centrale per il business di qualsiasi impresa. il Design Thinking è un catalizzatore di innovazione per le imprese, perché aiuta a catturare il potenziale delle innovazioni tecnologiche e a trasformarlo in prodotti o servizi significativi e accessibili all’utenza. La sua diffusione in settori molto diversi fra loro, inoltre, ne evidenzia il ruolo di supporto a progetti strategici.
I progetti di Design Thinking in Italia
Sono 291 i progetti di consulenza basati sul Design Thinking mappati dall’Osservatorio “Design Thinking for Business”, distribuiti tra Italia (44%), Paesi Bassi (17%), Svezia (16%) e Regno Unito (17%). Nel 2018 il 70% dei ricavi da progetti di innovazione basati sul Design Thinking deriva da clienti che operano nei settori finanza e assicurazioni (14%), sanità (9%), retail (8%), manifattura (7%), consulenza (7%) energia (6%), automotive (6%), informazione e comunicazione (6%) e PA (6%).
Oltre il 50% dei ricavi riguarda le funzioni Board (21%), Marketing (14%), Information Technology (10%) e Business Development (10%). Se si guarda ai domini di adozione, invece, il 60% dei ricavi è coperto da strategia (21%), servizio (17%), prodotto (15%) e processo/organizzazione (10%). In Italia l’approccio che produce più ricavi nella consulenza basata su Design Thinking è il Creative Problem Solving (32%), seguito dal Creative Confidence(25%), dalla Sprint Execution (24%) e dall’Innovation of Meaning(15%).
Il Creative Confidence fa breccia nelle imprese
La ricerca evidenzia come la distribuzione dei quattro modelli di Design Thinking fra le società di consulenza sia più equilibrata rispetto allo scorso anno, segno di una maggiore maturità e consapevolezza delle loro potenzialità. L’innovazione parte dal coinvolgimento delle persone che fanno parte dell’azienda e dalla creazione di valore per i destinatari dei prodotti e servizi aziendali e in questo senso è positivo che il Creative Confidence sia l’approccio cresciuto maggiormente in termini di ricavi. La prossima sfida è puntare maggiormente sull’Innovation of Meaning per essere in grado di cogliere in anticipo i trend emergenti e non farsi trovare impreparati di fronte alle evoluzioni del mercato.
L'adozione del Design Thinking in Italia
In Italia sono stati individuati 282 “innovatori” che hanno adottato il Design Thinking, in particolare membri del board direttivo, esperti IT, addetti Marketing e vendite e Designer, appartenenti a 215 imprese di diversi settori, soprattutto finanza e assicurazioni, energia, informazione e comunicazione, PA. Il 56% di questi è costituito da utenti esperti che adottano la metodologia da più di un anno, la cui impresa investe in media 1,8 milioni di euro in innovazione e utilizzano il Design Thinking principalmente per progettare nuove esperienze per gli utenti, prevedere trend tecnologici e sviluppare piattaforme o ecosistemi di innovazione.
Chi lo adotta da meno di un anno, lo impiega soprattutto per sviluppare nuovi prodotti o servizi, progettare esperienze utenti, promuovere nuovi valori, attitudini, comportamenti. In Italia i progetti durano in media 8 mesi e coinvolgono mediamente oltre 20 attori, di cui 6 del consulente e 15 dell’azienda con esigenze di innovazione. L’area che finanzia maggiormente i progetti è il board (33%), seguita da Marketing (11%) e Business development (10%). Quelle che guidano i progetti sono Board (19%), Marketing (16%) e ICT (13%), mentre le funzioni aziendali con il maggior numero di dipendenti che lavorano ai progetti sono marketing (63%), ICT (59%) e Board (58%).
Claudio Dell'Era e Stefano Magistretti - Osservatorio Design Thinking for Business
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- Autore
Professore Associato presso la School of Management del Politecnico di Milano e co-fondatore di LEADIN'Lab, Laboratorio di LEAdership, Design and Innovation. Gli interessi di ricerca di Claudio Dell'Era si concentrano sui temi Design Thinking e Design-Driven Innovation. Ha pubblicato più di 50 articoli scientifici in riviste internazionali come Journal of Product Innovation Management, Long Range Planning, R&D Management, International Journal of Operations & Production Management, Industry & Innovation, International Journal of Innovation Management.
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