L’interesse verso il Design Thinking è crescente e segue il trend di un’innovazione digitale sempre più pervasiva. Negli ultimi anni, gli ambiti di utilizzo di questo approccio si sono moltiplicati, ed è nato un modo nuovo di fare innovazione.
Le applicazioni del Design Thinking
Il modello innovativo proprio del Design Thinking sta facendo registrare sempre più fermento in diversi settori. Questo perché combina metodologie e tecniche quantitative a processi di inferenza maggiormente sintetici e intuitivi. Diverse Design Agency (Frog Design o Fjord tanto per citare i nomi più eccellenti) negli ultimi anni hanno sfruttato le proprie competenze per affrontare in maniera originale le sfide e le necessità proposte dalla progettazione di esperienze digitali.
Ma il Design Thinking, il che ne dica il nome, non è solo design. Sono diversi gli ambiti di applicazione e utilizzo in cui questo approccio trova e troverà sempre più concretizzazione: startup, progettazione di user experience, distribuzione di prodotti e servizi, formazione, consulenza, problem solving. Vediamo da vicino gli ambiti più appetibili nei prossimi mesi.
Design Thinking e Startup
C’è un libro, firmato da Jake Knapp, di Google Ventures, che evidenzia la potenzialità del Design Thinking nell’accompagnare la progettazione e il lancio di startup, parlando di una metodologia, definita Design Sprint, che viene proposta come sintesi tra Design Thinking e Lean Startup. In effetti, le sinergie e le affinità con l’approccio Lean Startup hanno permesso al Design Thinking di divenire un punto di riferimento per imprese nascenti, soprattutto in ambito digitale.
Progettazione di Prodotti e Servizi
Altro ambito di applicazione del Design Thinking è quello relativo a prodotti e servizi. Un settore che richiede un ripensamento radicale dei processi e delle strutture organizzative con cui tali prodotti e servizi sono progettati, realizzati e distribuiti. A conferma di ciò, cresce l’interesse delle società di consulenza direzionale e dei grandi sviluppatori software nei confronti del Design Thinking.
Design Thinking e Formazione
Ma anche nel mondo della formazione, l’interesse verso questo approccio è crescente. Nelle Business School, il Design Thinking, come confermato da un’inchiesta del Financial Times, sta diventando un argomento quasi imprescindibile. E nuove sperimentazioni nell’adozione di tale approccio arrivano anche dalle scuole, in relazione alla capacità di risolvere creativamente dei problemi complessi.
Design Thinking: fenomenologia di un successo
Ma perché il Design Thinking piace, incuriosisce e spinge sempre più aziende a investire? Le motivazioni alla base della diffusione del Design Thinking sono molteplici. Ma è possibile individuarne almeno tre.
1) Traformazione Digitale
La digitalizzazione sta impattando ogni settore, cominciando da quello dei prodotti e dei servizi. E lo sta facendo con una velocità tale da imporre un ripensamento radicale dei processi, sempre più accelerati, e delle strutture organizzative con cui tali prodotti e servizi sono progettati, realizzati e distribuiti. Da qui l’esigenza di un approccio che coniughi pensiero analitico e intuitivo, che renda il processo decisionale più efficace e più veloce. Ergo: il Design Thinking.
2) La spinta all'imprenditorialità
Altro elemento portante della diffusione del Design Thinking è l’esplosione dell'imprenditorialità. Negli ultimi dieci anni, del resto, questo contesto è stato stravolto da due fattori chiave: la crisi economica e la crescita di nuove realtà digitali come Facebook. Due elementi che hanno spinto il desiderio comune, specie fra i giovani, di diventare imprenditori. Una sfida complessa, certo. Una sfida in cui il Design Thinking assieme alla sua capacità di creare confidenza con i processi creativi e innovativi, assumono un ruolo centrale. La formula 80/20 di Google, attraverso cui il 20% del tempo di ciascun dipendente è dedicato a sviluppare progetti innovativi personali, rappresenta un esempio estremamente significativo in tale direzione.
3) Design Thinking e tecnologie digitali
Terza motivazione alla base della diffusione del Design Thinking riguarda le tecnologie digitali, che non solo hanno accelerato una serie di processi di business, ma hanno anche abilitato una creatività estremamente diffusa. Oggi esistono nuove piattaforme digitali orientate alla raccolta di idee, che propongono modelli collaborativi basati su crowdsourcing, hackathon, contest e call for ideas. Questi nuovi strumenti, se da un lato rendono più semplice produrre o eventualmente accedere a nuove idee in grandi quantità, dall’altro comportano una maggior difficoltà di orientamento e scelta. E proprio questa difficoltà apre una nuova: l’identificazione delle idee che hanno maggior “senso” per la persona che le riceve. Il Design Thinking permette di individuare direzioni e strategie di sviluppo che siano di valore sia per l’organizzazione che le promuove, sia per l’utente che ne fruisce.
Queste e altre sfide attendono gli innovatori alle prese con il nuovo paradigma del Design Thinking.
- Autore
Professore Associato presso la School of Management del Politecnico di Milano e co-fondatore di LEADIN'Lab, Laboratorio di LEAdership, Design and Innovation. Gli interessi di ricerca di Claudio Dell'Era si concentrano sui temi Design Thinking e Design-Driven Innovation. Ha pubblicato più di 50 articoli scientifici in riviste internazionali come Journal of Product Innovation Management, Long Range Planning, R&D Management, International Journal of Operations & Production Management, Industry & Innovation, International Journal of Innovation Management.
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