Comunicare la tracciabilità alimentare: c’è interesse da parte dei consumatori italiani?

Aggiornato il / Di Chiara Corbo

Lo scorso settembre è stata presentata a Bruxelles la U-Label, un progetto di etichetta elettronica ideato da Ceev e Spirits of Europe che, attraverso un QR-Code, consente al consumatore di accedere a una serie di informazioni sul prodotto (organolettiche, nutrizionali e indicazioni di provenienza). Questo progetto anticipa di due anni l’entrata in vigore della E-label per il vino, uno degli strumenti previsti dalla riforma della Politica Agricola Comune, che servirà proprio ad integrare le informazioni in etichetta dei vini con informazioni sugli ingredienti e gli allergeni.

 

Comunicare la tracciabilità alimentare: perché è importante

La neonata U-Label rientra all’interno di una serie di – ormai numerose - iniziative che le aziende intraprendono sempre più frequentemente per comunicare (attraverso strumenti innovativi) i dati relativi alla qualità, alle caratteristiche e all’origine dei prodotti alimentari. Questo perché conoscere le informazioni di tracciabilità di un prodotto alimentare è un parametro sempre più rilevante nel guidare scelte d’acquisto del consumatore, e le tecnologie digitali rivestono un ruolo importante per consentirgli di avere accesso velocemente ed efficacemente a tali informazioni.

La crescita della consapevolezza da parte del consumatore rispetto a tali aspetti è un processo avviato ormai da molti anni, ma non si può negare che la pandemia ha generato ulteriore motivazione e “urgenza”: già a giugno dello scorso anno, dopo il primo lockdown, una ricerca di Enpaia-Censis evidenziava che, nel post-Covid, l’89% dei rispondenti avrebbe acquistato di più alimenti la cui etichetta evidenziasse origine degli ingredienti e lavorazione. Dati confermati e ulteriormente approfonditi dalla Ricerca 2021 dell’Osservatorio Smart Agrifood, che ha lanciato una survey rivolta a oltre 1000 consumatori italiani per indagarne non solo l’interesse a conoscere la tracciabilità del prodotto, ma anche la tipologia specifica di informazione di maggiore interesse e la disponibilità ad utilizzare le tecnologie digitali per acquisirle.

Il quadro che ne emerge è molto chiaro: per la quasi totalità dei consumatori è importante conoscere l’origine della materia prima di un prodotto e avere garanzia rispetto alla sua italianità. Ancora meglio, poi, se poi il prodotto è garantito da un marchio di qualità (come DOP e IGP). Ed è proprio perché guidati da tale “fame” di informazioni che oltre la metà dei rispondenti cerca spesso notizie sulla tracciabilità dei prodotti quando li acquista.

 

Italianità e sostenibilità fattori chiave per comunicare la tracciabilità

Per rispondere a tali esigenze, gli attori della filiera alimentare puntano sempre di più a enfatizzare determinati aspetti e a comunicarli al consumatore finale. Lo fanno con iniziative private, promosse dai produttori e dai distributori: secondo il Rapporto Immagino 2021 di Nielsen e GS1, il 26,3% dei prodotti venduti fa riferimento nella propria etichetta all’italianità del prodotto, e circa il 22% alla sostenibilità.

Non mancano tuttavia iniziative “collettive” che puntano a valorizzare una collettività di produttori e le loro produzioni locali, promosse ad esempio dalla Pubblica Amministrazione come il progetto della Regione Lombardia che sta sperimentando la Blockchain per la tracciabilità dei prodotti di origine animale; o quello della Regione Abruzzo con la tracciabilità digitale dei prodotti locali di qualità, come il vino DOP e IGP, l’olio, la patate e la carota del Fucino.

 

Le innovazioni digitali per la tracciabilità

La grande maggioranza di tutte queste iniziative puntano all’utilizzo di strumenti digitali, che si dimostrano imprescindibili sia per raccogliere e condividere grandi moli di dati a livello di filiera, sia per veicolare con efficacia queste informazioni al consumatore. Da quest’ultimo punto di vista, vediamo dunque un’esplosione di etichette “smart”, contenenti QR Code, tag NFC o codici da apporre sui portali dei produttori per conoscere la “storia” del prodotto. Alcune aziende stanno sperimentando tecnologie ancora più innovative come la realtà aumentata.

In ogni caso la domanda che è obbligatorio porsi è: se il consumatore è molto interessato a reperire queste informazioni, è altrettanto propenso a utilizzare questi strumenti digitali? Ne fa già uso e sarebbe disposto ad utilizzarli? Quanto conosce la tecnologia oggi per la tracciabilità maggiormente “promossa” dalle aziende, ossia la Blockchain (che, secondo le indagini dell’Osservatorio, viene oggi utilizzata soprattutto per finalità commerciali e di marketing)? Sono temi sui quali le aziende devono necessariamente interrogarsi, per giustificare gli investimenti che stanno portando avanti (e che, per tale ragione, sono oggetto della Ricerca 2021 dell’Osservatorio Smart AgriFood che sarà presentata al pubblico il 3 marzo 2022).

 

La spinta innovativa del digitale nella tracciabilità alimentare

Vai al Video

  • Autore

Direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood, all’interno del quale si occupa di studiare gli impatti dell’innovazione digitale sulle filiere agroalimentari.