Privacy e riconoscimento facciale: la prudenza dell'Europa

30 gennaio 2020 / Di Redazione Osservatori Digital Innovation / 0 Comments
«Il 19 febbraio pubblicheremo un libro bianco sull’intelligenza artificiale e una strategia sulla protezione dei dati, per rassicurare i cittadini sulla privacy e per puntare all’eccellenza». L'annuncio è arrivato in queste ore per voce del commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, che ha spiegato anche come questo libro bianco «sarà accompagnato da una relazione sulla sicurezza e le responsabilità nell’intelligenza artificiale (AI)».

Cosa significa tutto questo? Che probabilmente il GDPR, da solo, non basta a controllare tecnologie sempre più invasive. E la stessa Vestager non ne ha fatto mistero: «Dobbiamo capire se le normative già esistenti - ha detto - sono adeguate anche alle tecnologie di AI, se valutare standard più elevati per il riconoscimento facciale per l’utilizzo dei dati».

I dubbi sul riconoscimento facciale

Giova ricordare che pochi giorni fa, sempre da Bruxelles, erano trapelati pesanti dubbi sulla tecnologia del riconoscimento facciale. Tanto che si è fatta largo l'ipotesi che l'Europa potrebbe bandirla per almeno 5 anni, tempo necessario a capirne le evoluzioni e a garantire una giusta protezione della privacy dei cittadini.

Una posizione nettamente più prudente, rispetto a quella di Stati Uniti e Cina, leader del settore dell'IA e già ampiamente proiettati in dinamiche che prevedono l'impiego del riconoscimento facciale.

Secondo la Vestager, le tecnologie basate su Intelligenza Artificiale e utilizzate in ambito pubblico (il riconoscimento facciale è fra queste) devono rispettare «standard particolarmente elevati quando si tratta di trasparenza e accountability». La partita, insomma, è appena iniziata.

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