La diffusione dello Smart Working cresce un po’ ovunque, anche in Italia, dove i progetti nel settore pubblico e nelle PMI sono in aumento. E sono in aumento anche le persone coinvolte nelle grandi aziende private (sono stati presentati recentemente i principali risultati della ricerca 2019 dell’Osservatorio Smart Working).
Smart Working: un tema... mondiale
Il tema, a livello globale, è oggetto di dibattito e di progettualità. Recentemente, infatti, alcune iniziative a livello internazionale hanno posto l’attenzione sulla revisione dei vincoli di luogo e orario di lavoro.
La flessibilità lavorativa in Finlandia
In Finlandia, ad esempio, si pensa a una revisione normativa che sancisca la possibilità per le persone di lavorare almeno la metà del loro tempo in luoghi diversi dall’ufficio (si rimanda per questo tema ad un articolo del World Economic Forum). Tale iniziativa segue l’approccio già usato nel Paese a partire dagli anni ’90, per favorire la flessibilità oraria, quando il “Working Hours Act” aveva dato formalmente la possibilità ai finlandesi di modificare il proprio orario di lavoro, con margini fino a 3 ore rispetto a quello tradizionale.
Questo approccio ha favorito una crescente diffusione nel Paese di una cultura basata sulla flessibilità, che dal 2011 ha portato 9 aziende su 10 ad offrire ai dipendenti forme di organizzazione flessibile del lavoro. È quindi un esempio virtuoso di come la normativa sia stata di supporto per modificare le modalità di lavoro delle persone. E si spera che anche l’estensione della flessibilità alla scelta dei luoghi di lavoro possa contribuire ulteriormente a favorire la diffusione di un modo di lavorare più smart.
I 4 giorni lavorativi di Microsoft in Giappone
Dall’altra parte del mondo, in Giappone, ad agosto Microsoft ha condotto una sperimentazione legata alla riduzione della settimana lavorativa a quattro giornate, mantenendo gli stessi salari. I risultati del test sono stati molto positivi in termini di soddisfazione delle persone (il 92% sì è detto soddisfatto della settimana corta) e di produttività (che è aumentata del 40%). Sicuramente si tratta di numeri che vanno letti alla luce della durata molto limitata della sperimentazione, ma che evidenziano come non sempre il numero di ore lavorative sia indicativo di una produttività maggiore. E come, avendo meno tempo a disposizione, si tende a rendere più efficienti le attività, a partire dalle riunioni. Per questo si può considerare l’esperimento come uno stimolo importante da cui partire per capire come è possibile riprogettare in modo più intelligente e smart il nostro modo di lavorare.
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