Nell’ultimo anno l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale ha suscitato un grande dibattito, anche per le possibili implicazioni in ambito salute. Particolarmente attenzionate sono le nuove soluzioni di Generative AI e, nello specifico, i Chatbot basati su Intelligenza Artificiale e progettati per rispondere a quesiti simulando la conversazione umana (è il caso di ChatGPT e, in ambito medico, Med-PaLM). Tali soluzioni potrebbero rappresentare un’importante opportunità anche nel settore sanitario, ma non mancano preoccupazioni, in particolar modo dal punto di vista etico e legale. Tutti questi argomenti sono stati analizzati nell’ambito della Ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano
Intelligenza Artificiale in Sanità: il rapporto medico - macchina
Prima di tutto è necessario premettere che il rapporto umano nel processo di cura è assolutamente imprescindibile e insostituibile: l’Intelligenza Artificiale, che consente ad esempio di definire una diagnosi sulla base di grandi moli di dati del paziente, può supportare il medico nella presa di decisioni in modo più rapido e nella personalizzazione della cura rispetto alle caratteristiche del paziente.
Il medico, quindi, non può essere sostituito dalla macchina, ma quest’ultima può consentirgli, ad esempio, di ridurre il tempo per cercare e incrociare informazioni necessarie a effettuare una diagnosi, utilizzando questo tempo nel dialogo e nella relazione con il paziente. Dai risultati della Ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale non emerge infatti preoccupazione da parte del medico circa la possibilità che l’Intelligenza Artificiale possa sostituire il suo lavoro.
L’utilizzo degli strumenti più innovativi è a oggi ancora limitato: ad esempio, circa 1 medico su 10 ha utilizzato Chatbot basati su AI per cercare informazioni e riferimenti scientifici rispetto a una determinata patologia, sebbene circa il 50% degli specialisti la consideri un’applicazione promettente per il futuro.
Intelligenza Artificiale e Sanità, le implicazioni per i pazienti
Secondo la Ricerca dell’Osservatorio, più della metà dei cittadini sarebbe interessato a utilizzare chatbot basati su Generative AI (come Chat GPT) per cercare informazioni in ambito salute. Se il rapporto medico-macchina non desta particolari preoccupazioni, lo stesso non si può dire per gli assistiti: i medici, infatti, sono preoccupati del possibile utilizzo inappropriato degli strumenti di AI da parte dei cittadini/pazienti e dei consigli errati che questi potrebbero ricevere. Per questo motivo, i professionisti sanitari ritengono maggiormente opportuno che strumenti di Intelligenza Artificiale debbano essere utilizzati a supporto delle decisioni e delle attività del personale sanitario.
Intelligenza Artificiale e Sanità: dal PNRR all’Artificial Intelligence Act
Il PNRR prevede risorse specifiche per lo sviluppo di strumenti di Intelligenza Artificiale per la valorizzazione dei dati sanitari, ad esempio nell’ambito della sanità territoriale e delle attività di programmazione del Ministero della Salute.
L’Artificial Intelligence Act, che dovrebbe entrare in vigore dal 2024, riconosce l’impatto molto elevato che l’AI può avere su vari ambiti, tra cui anche il settore sanitario. Tuttavia, queste tecnologie portano con sé rischi e questioni etiche che dovranno essere regolate e gestite.
Tra i rischi maggiori, ci sono quelli legati alla privacy dei dati dei cittadini, che devono essere sempre informati dell'utilizzo dei loro dati personali, in linea con quanto definito nel GDPR. Nel caso specifico della sanità, inoltre, l’utilizzo autonomo di queste tecnologie da parte del paziente può portare a comportamenti rischiosi, sollevando questioni etiche.
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