Per il rilancio post Covid serve un nuovo ecosistema per l’innovazione

Aggiornato il / Creato il / Di Alessandra Luksch

In questo ultimo decennio, fenomeni come la digital disruption e la globalizzazione hanno messo in crisi modelli di business e di innovazione. La pandemia da Covid19, però, ha acuito l’inadeguatezza delle imprese verso il cambiamento.

 

Il "vantaggio dell'ecosistema"

In questo panorama di crisi mondiale, tuttavia, il compito di avviare il rilancio deve essere una missione comune. E sarà l’ecosistema in cui operiamo l’alleato migliore.
È quanto affermano alcuni studiosi nelle loro recenti analisi. Mark J. Greeven e Howard Yu in “In a crisis, Ecosystem Businesses have a competitive advantage” (HRB) evidenziano come aziende quali Alibaba e Amazon siano in grado di rinnovare il proprio vantaggio sfruttando partnership, investimenti e alleanze per adattare continuamente la propria offerta a una base di clienti in evoluzione. Lo chiamiamo "vantaggio dell'ecosistema".

Henry Chesbrough, padre dell’open innovation, in “Innovation Imperatives from Covid-19” (Forbes), chiama alle armi le principali aziende produttrici di mascherine, o anche le aziende farmaceutiche con i loro laboratori, affinché collaborino in un nuovo ecosistema per aumentare i progressi dell’innovazione. In Why Now Is the Time for “Open Innovation”, Linus Dahlander e Martin Wallin (HRB) sottolineano come nell’emergenza coronavirus le aziende abbiano lavorato insieme in modalità open ad un livello senza precedenti e come l'innovazione aperta abbia il potenziale di ampliare lo spazio per la creazione di valore. Anche in Accelerating Innovation Through a Network of Ecosystems, Elizabeth J. Altman e Frank Nagle (Mit S.M.R.) descrivono il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) che sta realizzando progetti di innovazione sostenendo uno dei più grandi network di acceleratori, coinvolgendone 60, al servizio di 78 Paesi. Un esempio interessante di come accelerare l’innovazione attraverso un network di ecosistemi.

 

Il ruolo fondamentale delle startup

Anche dalle nostre ricerche emerge come l’esplorazione di un nuovo ecosistema per l’innovazione da parte delle imprese sia un fenomeno ormai in corso da alcuni anni. Per i prossimi tre anni, le oltre 200 imprese intervistate dall’Osservatorio Startup Intelligence prevedono di indirizzarsi verso un ecosistema per l’innovazione composto da molteplici attori, in cui spiccano Università, Centri di Ricerca e Startup, alla stessa stregua dei tradizionali fornitori o della R&S interna.

In questi mesi di difficoltà, le startup nazionali hanno dato prova di poter cambiare velocemente il proprio modello di business, come FrescoFrigo, Foorban, Wiserair, Wonderflow (per citarne alcune), così come di poter offrire nuove armi alle imprese tradizionali. Molte hanno chiuso round ed exit ragguardevoli in questo difficile periodo grazie alla lungimiranza di alcune corporate che hanno colto l’opportunità dell’open innovation per arricchire il proprio modello di business grazie alle startup. Milkman ha chiuso un round di finanziamento per 25 milioni, guidato da Poste Italiane; AppQuality un round da 3,5 milioni; Checkout Technologies ha chiuso recentemente la sua bella exit, e Campari ha acquisito il 49% di Tannico facendo un importante passo verso la sua strategia ecommerce.

Anche l’ultimo decreto rilancio del nostro governo riconosce il ruolo fondamentale delle startup nello sviluppo di innovazione, equiparandole a Università e Centri di Ricerca, relativamente al trattamento delle spese in Ricerca&Sviluppo. Sono le startup, e gli imprenditori (spesso seriali) capaci di lanciare nuovi progetti, la parte di vivace della Ricerca e Sviluppo, la linfa vitale per il progresso e la crescita di ogni Paese, capaci di aggregare un nuovo ecosistema.

 

Gli elementi di un ecosistema innovativo

Per sostenere l’innovazione è necessario, infatti, un ecosistema di attori complementari che si affianchino alle startup:

  • in primis le imprese a cui spetta il compito di comprendere i reali bisogni del mercato e la capacità di industrializzazione e commercializzazione;
  • le università e i centri di ricerca fonte inesauribile di invenzioni e brevetti e abilitatrici del processo di trasferimento tecnologico;
  • ma servono anche gli investitori professionali e istituzionali per accompagnare i progetti innovativi nella fasi più critiche del loro stadio di vita;
  • e infine le istituzioni, il governo e gli enti locali, che non solo possono contribuire a sostenere i finanziamenti, ma anche garantire una società sicura e stabile e di diritto.

È questo lo spirito che guida da sei anni l’Osservatorio Startup Intelligence, il progetto di ricerca, scouting e community che sostiene le imprese nel rinnovare i propri modelli di innovazione, la cui settima edizione partirà nell’ottobre 2020.

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  • Autore

Direttore degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy