La “farmacia dei servizi” per il miglioramento dell’assistenza territoriale

12 novembre 2019 / Di Chiara Sgarbossa / 0 Comments

Il sistema sanitario inglese ha recentemente attivato un nuovo servizio, chiamato CPCS (Community Pharmacy Consultation Service), che ha l’obiettivo di ridurre l’affollamento del pronto soccorso attraverso il coinvolgimento delle farmacie.

 

Il pronto soccorso... in farmacia

I pazienti con codici bianchi o con richieste meno urgenti (es. necessità di avere una prescrizione o un consulto), possono infatti recarsi direttamente presso le farmacie di comunità che hanno aderito al servizio, evitando di andare in pronto soccorso. Grazie a questo servizio, chiamando il numero di emergenza 111, il paziente riceverà da un operatore qualificato una prima valutazione della propria situazione o della richiesta. L’operatore potrà quindi decidere di dirottare il paziente verso la farmacia, comunicando il suo arrivo attraverso un sistema informatizzato. Il farmacista che svolgerà il consulto potrà comunque avvalersi di una consulenza telefonica da parte del medico (per maggiori informazioni sul servizio si rimanda a questo video). Il costo del servizio è pari a 14 sterline e consentirà di ridurre il ricorso a prestazioni sanitarie che avrebbero un costo maggiore per il sistema sanitario inglese.

Si tratta di un esempio virtuoso di come un sistema sanitario molto simile a quello italiano abbia cercato di trovare una soluzione a un problema urgente, come l’affollamento del Pronto Soccorso, che per altro affligge anche il nostro SSN.

 

La farmacia dei servizi in Italia

Anche in Italia si sta cercando di dare alle farmacie di comunità una nuova veste: grazie all'accordo in Conferenza Stato-Regioni sulle linee di indirizzo per la sperimentazione della “farmacia dei servizi” del 17 ottobre 2019, si prevede di rendere disponibili in farmacia una serie di servizi che consentiranno di potenziare l’assistenza territoriale, in particolare per i pazienti cronici e più fragili.

La sperimentazione, che per ora coinvolge 9 regioni (Piemonte, Lazio e Puglia nel 2018; Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia nel 2019; Veneto, Umbria e Campania nel 2020), prevede l’attivazione di servizi per il monitoraggio dell’aderenza terapeutica relativamente ad alcune patologie croniche, servizi di Telemedicina e, infine, di assistenza per l’attivazione, arricchimento e consultazione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

 

Quale futuro per la farmacia dei servizi

E i servizi che potrebbero essere attivati non si esauriscono in questa lista: in molte farmacie è già possibile, infatti, prenotare visite ed esami (sono 12.000 su un totale di 19.500 le farmacie che offrono questo servizio), pagare il ticket o effettuare test diagnostici. Ad oggi, però, i cittadini italiani non sembrano sfruttare ancora appieno questa opportunità: secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxapharma, solo il 9% ha effettuato la prenotazione di esami o visite e solo il 10% ha pagato il ticket in farmacia.

Sembrano, quindi, esserci i presupposti per dare alle farmacie un ruolo rilevante nell’assistenza territoriale, anche grazie alla loro capillarità e vicinanza al paziente. Siamo però solo all’inizio di un processo di cambiamento che dovrà anche essere accompagnato da una chiara misurazione dei risultati delle sperimentazioni, affinché questi servizi possano essere remunerati da parte delle regioni, ma soprattutto affinché siano effettivamente utili per i cittadini.

  • Autore

Direttrice dell'Osservatorio Sanità Digitale e dell'Osservatorio Life Science Innovation