La storia di innovazione digitale di Cimberio Spa, azienda con radici nel distretto del Cusio - per la precisione a San Maurizio d'Opaglio (Novara) - oggi azienda specializzata nella produzione di valvole e componentistica in ottone per i settori termoidraulico, climatizzazione, reti di distribuzione gas e acquedottistica - può essere riassunta nell’equilibrio tra termini all’apparenza in contrasto tra loro: tradizione e innovazione, legame con il territorio e internazionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale, competizione e collaborazione. Una storia lunga quasi un secolo, che ha recentemente portato l’azienda a ottenere il riconoscimento di “Marchio Storico di Interesse Nazionale”, conferito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il percorso di innovazione digitale dell’azienda si snoda attraverso alcune tappe principali. Il primo traguardo è stato segnato dalla realizzazione, grazie all’investimento della commissione europea con il progetto Horizon 2020, di SmartCim, una valvola “intelligente” dotata di tecnologia IoT, in grado di acquisire dati dagli impianti idronici, analizzarli nel cloud e utilizzarli per ottimizzare la distribuzione di calore nelle diverse aree degli edifici, riducendo i consumi.
Da allora, non si è più fermato: SmartCim rappresenta infatti il “mattone” del progetto Knolval, un sistema di gestione dell’edificio (BMS) realizzato grazie alla collaborazione con l’allora startup Enersem – spin-off del Politecnico di Milano specializzata nello sviluppo di soluzioni innovative nel settore dell'energia – che permette di ottimizzare l’energia in qualsiasi circuito idronico e migliorare la climatizzazione di edifici e impianti, proprio grazie all’utilizzo di valvole intelligenti e alla loro gestione da remoto.
Come sono nate queste idee?
“Dalla volontà, che ha sempre caratterizzato l’azienda, di distinguersi per innovazione, qualità, eccellenza. Sul mercato c’erano già molte soluzioni per l’efficientamento energetico e il controllo di consumi, ma ad una condizione: che l’edificio fosse già predisposto per introdurre questi sistemi. Noi, invece, volevamo sviluppare un sistema che potesse funzionare con impianti non progettati in ottica di risparmio, magari appartenenti a edifici storici, non di recente costruzione, che poi rappresentano la maggior parte del parco edifici nazionale.” – spiega Matteo Pettinaroli, IT Manager di Cimberio.
“Non ci aveva ancora pensato nessuno, pur sapendo che demolire un edificio e adeguarlo agli impianti moderni fosse impensabile, per non considerare le implicazioni sulla sostenibilità. Questo è proprio il concetto di retrofit, poter intervenire su edifici storici senza apportare grandi variazioni. Per noi, insieme al concetto di riparabilità, che applichiamo alle nostre valvole ripristinabili, è un termine molto importante. Abbiamo fatto retrofit anche sui nostri macchinari, agganciando al nostro MES tutti i nostri macchinari, compresi quelli vecchi e non predisposti per Industria 4.0, attraverso l’utilizzo di un PLC.
Sappiamo che le normative nazionali ed europee porteranno le aziende ad avere sempre più a che fare con queste tematiche; non si tratterà semplicemente di rendicontare il proprio impatto sul territorio e sul contesto sociale, ma anche di dimostrare concretamente quali azioni le aziende intenderanno mettere in atto per ridurre questo impatto. Noi abbiamo voluto anticipare un po’ i tempi e farci trovare pronti. Stiamo per pubblicare il nostro primo bilancio di sostenibilità e abbiamo applicato anche internamente in nostro Energy Management System sviluppato da Enersem. E poi, progettiamo soluzioni che permettano a tutti di avere gli strumenti per raggiungere questi obiettivi nei prossimi anni” – aggiunge Francesco Caielli, Communication Manager di Cimberio.
Qual è stata la” scintilla” che vi ha portato a realizzare SmartCim?
La scintilla è stata il bando Horizon 2020, a cui l’azienda ha avuto accesso e che rappresenta forse il primo evento tracciato di come l’innovazione di prodotto in Cimberio è andata oltre la classica innovazione meccanica, introducendo il digitale.
Riprendendo il famoso paradosso, è nato prima il bando o l’idea innovativa? Avevate già progettato di realizzare SmartCim e avete colto l’opportunità dei fondi Horizon 2020, o viceversa?
“Le idee nel cassetto a noi non mancano mai, ma non tutte potevano rientrare in questo bando rispettandone i requisiti. E poi, come tutte le idee, per essere trasformate in azioni richiedevano tempo, energie e risorse economiche, senza certezze sui risultati. Per questo decidevamo di rimandare al futuro. Venire a conoscenza del bando ci ha permesso di chiederci quale fosse l’idea che, per quanto complessa, meglio si adeguasse ai requisiti e si potesse realizzare usufruendo del fondo perduto. Abbiamo potuto percepire più i benefici e meno i rischi imprenditoriali.” – afferma Matteo
Tra i benefici intravisti, Matteo e Francesco citano non solo il raggiungimento dell’obiettivo di realizzare le valvole intelligenti, ma anche lo sviluppo di competenze e collaborazioni, la visibilità dell’azienda e l’opportunità di realizzare qualcosa di inedito, che neppure le aziende competitor del distretto avevano immaginato.
“Sapevamo di avere una buona idea ma, non possedendo competenze dal punto di vista elettrico-elettronico, abbiamo cercato delle collaborazioni e, allargando il raggio di azione al milanese, trovato aziende che lavoravano con oggetti simili. Ne è venuto fuori un percorso condiviso che ha portato a un risultato nuovo, a qualcosa che non esisteva. Tanto che siamo stati invitati come espositori alla fiera di innovazione tecnologica di Las Vegas nel 2015” – aggiunge
Tra gli step successivi allo sviluppo del prototipo, Francesco e Matteo ricordano la prova sul campo, effettuata in Norvegia, a 400 km dal Circolo Polare Artico e quindi esattamente al Polo Nord, in una base spaziale.
“Sembra il racconto di un libro di fantascienza, ma è tutto vero. Lì, abbiamo potuto testare i nostri dispositivi in condizioni climatiche estreme. Questa opportunità è figlia di una reputazione che sul mercato è altissima e riconosciuta, e che ha portato gli impiantisti e scegliere di fare con noi questa sperimentazione, e di farlo con entusiasmo sincero. Ottenuti i risultati sperati, a quel punto ci occorreva un “orchestratore” del sistema, con competenze specifiche. Abbiamo pensato che Enersem, spin-off del Politecnico di Milano, potesse essere il partner adatto”.
Quali sono stati i vantaggi nel collaborare con una startup?
“A noi ha permesso di acquisire competenze che non avevamo e che oggi sono anche nostre, mentre la startup ha ottenuto conoscenze tecniche. Avendo competenze manifatturiere e ragionando in chiave di utilità, abbiamo fornito alla startup le chiavi di lettura dei dati e trasferito argomenti di produzione, che potranno applicare anche a progetti con altre realtà”.
A proposito di competenze, come vi assicurate il reperimento delle figure specializzate necessarie per portare avanti questi progetti?
“Abbiamo creato un’Academy con l’obiettivo di portare competenze nel territorio, in collaborazione con altre aziende della zona, che possono in questo modo reperire personale formato, orientato allo svolgimento dei lavori richiesti da queste aziende” – racconta Francesco
Le aziende del distretto del Cusio, accomunate dallo svolgimento di attività simili e dall’utilizzo degli stessi macchinari per la produzione di rubinetteria e valvolame, hanno individuato una necessità condivisa e, superando le logiche di concorrenza e competizione, collaborato all’istituzione dell’Academy.
Ecco allora spiegato, in conclusione, anche il binomio “competizione-collaborazione” che, oltre all’unione di tradizione-innovazione, territorio-internazionalizzazione, digitalizzazione-sostenibilità, caratterizza l’esperienza Cimberio.
- Autore
Ricercatrice dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI e dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale
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