Il Supply Chain Finance guidato dalle associazioni di categoria

16 aprile 2018 / Di Antonella Moretto / 0 Comments

Nelle scorse settimane è apparsa sui giornali la notizia di diversi accordi stretti da FederlegnoArredo con istituti finanziari e provider di informazioni, per agevolare ai propri associati l’accesso a soluzioni di Supply Chain Finance e di monitoraggio delle filiere più avanzati.

Il caso di FederlegnoArredo è l’ultimo, ma non l’unico: nel corso degli anni, infatti, molte altre associazioni di categoria – rappresentanti degli interessi di un particolare settore industriale - si sono mosse in questa direzione. Solo per citare alcuni esempi si ricordano Sistema Moda Italia sull’abbigliamento o Agricheck sull’agricoltura.

Il modello è semplice e quasi sempre analogo: l’associazione, in quanto tale, si accorda con un grande player per definire congiuntamente le condizioni di accesso ad un prodotto conveniente per gli attori della filiera (spesso il Reverse Factoring); a quel punto, le singole imprese interessate possono decidere di aderire al programma, godendo delle condizioni definite congiuntamente.

I vantaggi sono apparentemente chiari e condivisi tra tutti gli attori coinvolti. L’associazione di categoria offre un servizio di sostegno ai propri associati. Tra i suoi obiettivi, infatti, c’è il supporto alle imprese nel presentarsi al mondo finanziario e, grazie a partnership specifiche, riesce a snellire il processo di contatto impresa-istituto finanziario. Gli associati traggono vantaggi sia se si tratta di aziende di grandi dimensioni (che possono garantire la soluzione ai propri fornitori senza dover negoziare direttamente con l’istituto finanziario) sia se sono aziende di piccole dimensioni (che sono tutelati dall’associazione stessa nell’accesso a condizioni vantaggiose).

In questo modo, gli associati riescono a superare le criticità tipiche dell’approccio da singola impresa, andando ad ottimizzare le proprie prestazioni finanziarie, trovando vantaggio da un lavoro congiunto di rete e andando così ad aumentare il proprio potere contrattuale e ridurre le proprie asimmetrie informative. L’istituto finanziario riesce a superare il vincolo dimensionale, approcciando in modo aggregato imprese anche di piccole dimensioni, che singolarmente sarebbero onerose da gestire, soprattutto per i grandi gruppi: si riesce, così, a creare massa critica tra una polarizzazione di piccoli soggetti, tutti singolarmente poco rilevanti ma congiuntamente molto interessanti. Inoltre, il mondo finanziario riesce così a sfruttare gli aspetti intrinseci dei rapporti di filiera, riuscendo a trasformare in pratica un concetto talvolta sfuggente per il mondo bancario.

Analizzando questi esempi bisogna, infine, interrogarsi su cosa si possa imparare da essi, così da provare a renderli più diffusi. Sicuramente emerge chiaro il ruolo di catalizzatore delle associazioni di categoria, che se si avvicinano al mondo del Supply Chain Finance in maniera proattiva riescono ad aumentare la cultura manageriale in merito ad una gestione congiunta del capitale circolante. Di contro, questi esempi dimostrano che se si riuscisse ad agire in maniera più sinergica, sfruttando il legame dei network di filiera, non occorrerebbe un promotore principale, ma la filiera stessa potrebbe giocare da sola il ruolo di promotore di se stessa.


Antonella Moretto - Direttore Osservatorio Supply Chain Finance

  • Autore

Ricercatore in ambito Purchasing and Supply Management presso la School of Management del Politecnico di Milano e Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance. Docente di Supplier Relationship Management nel corso di laurea in Ingegneria Gestionale.