Le value chain diventano sempre più continentali: quali nuove prospettive per il Supply Chain Finance?

29 gennaio 2018 / Di Antonella Moretto / 0 Comments

La rilevanza delle esportazioni per l’economia nazionale non è una novità, ma un articolo del 9 gennaio del Sole 24 Ore[1] mostra in modo analitico e puntuale il ruolo giocato dal nostro Paese in questa partita: con 450 miliardi di euro, nel 2017 è stato toccato il record storico di esportazioni. I dati dimostrano, infatti, che sono state le esportazioni a permettere alle nostre filiere di risalire la china al termine della recessione del 2009.  Questo risultato è stato ottenuto a livello europeo grazie a quelle che vengono definite delle Continental Value Chain, vale a dire delle catene del valore con sempre maggiore integrazione tra le attività delle imprese a livello continentale, dove si verifica un gran numero di passaggi di frontiera all’interno di un continente specifico per i beni intermedi prima che questi giungano alla destinazione finale. Esempi di Continental Value Chain possono essere i grandi impianti o i macchinari, realizzati con attività produttive e componenti provenienti da diversi attori europei.

La domanda che ci si pone riguarda come operare e come agire a livello di filiere, in modo da mantenere questa competitività nel corso del tempo. Noi, a questa domanda di base, aggiungiamo anche la prospettiva del Supply Chain Finance al fine di fornire una visione sulle Continental Value Chain che integri anche il punto di vista finanziario.

Tre sono i punti chiave che vorremmo evidenziare:

Il primo aspetto riguarda  la prospettiva prevalentemente nazionale di molte soluzioni di Supply Chain Finance appare non più adeguata. Catene così integrate a livello continentale richiedono soluzioni di finanziamento e di gestione dei flussi finanziari, nonché la capacità di valutare correttamente i propri partner, su scala internazionale, per rispondere alle reali necessità delle filiere. Il Supply Chain Finance deve quindi muoversi verso una nuova prospettiva internazionale.

Il secondo aspetto richiede una riflessione in merito alla posizione che le imprese italiane occupano nelle Continental Value Chain. Queste si trovano spesso in posizioni intermedie della filiera, focalizzate sulle attività manifatturiere di beni intermedi o strumentali[2]; non sono solitamente né gli attori in diretto contatto con il cliente finale e neppure i fornitori di materie prime. Le soluzioni di Supply Chain Finance offerte per le Continental Value Chain devono essere adeguate a rispondere alle esigenze di questi attori, spesso di piccole e medie dimensioni, e non sempre in diretto contatto con grandi clienti dall’elevato merito creditizio. Il Supply Chain Finance deve quindi muoversi verso una prospettiva multi livello lungo la filiera e multi dimensionale delle imprese.

Il terzo e ultimo aspetto riguarda invece la natura stessa degli investimenti necessari. L’indagine della Banca d’Italia citata nell’articolo evidenzia, infatti, come un approccio di Continental Value Chain abbia portato ad un aumento della marginalità delle attività manifatturiere italiane, proprio quelle che hanno sofferto maggiormente negli anni di crisi. Per sostenere questa marginalità nel tempo, occorrono però investimenti, sia in asset sia in capitale umano, e questi investimenti non possono essere lasciati ad appannaggio della singola impresa ma devono essere coordinati a livello di filiera. Le soluzioni di Supply Chain Finance si sono tradizionalmente focalizzate soprattutto sul capitale circolante, ma appare sempre più chiaro come sia necessario estendere questa visione anche ad investimenti in asset industriali di filiera. In quest’ottica, il Supply Chain Finance deve quindi muoversi verso una prospettiva integrata tra gestione del circolante e finanziamento degli investimenti. 



[1] Il nostro posto nelle catene del valore di Stefano Manzocchi (09/01/2018)

[2] Studio di Banca d’Italia “Processi di convergenza (divergenza) nell’area dell’euro: indicatori di redditività versus indicatori di costo e prezzo”, di Monica Amici, Emmanuele Bobbio, Roberto Torrini, dicembre 2017

 Di Antonella Moretto e Federico Caniato, Direttori Osservatorio Supply Chain Finance

  • Autore

Ricercatore in ambito Purchasing and Supply Management presso la School of Management del Politecnico di Milano e Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance. Docente di Supplier Relationship Management nel corso di laurea in Ingegneria Gestionale.