Fed aumenta tassi di interesse: che impatto su Supply Chain Finance?

27 ottobre 2017 / Di Antonella Moretto / 0 Comments

Da qualche mese a questa parte si parla di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed), in seguito alla prima stretta attuata nel marzo di quest’anno. È risultata però inaspettata la decisione del 27 settembre di non alzare i tassi, affermando di contro che un rialzo sarà necessario nei prossimi mesi, a fronte dei risultati positivi riscontrati attualmente nell’economia reale. 

Tali notizie hanno avuto un importante rimbalzo mediatico e il tema è stato collegato anche alle scelte di Supply Chain Finance delle aziende: ma quali sono i legami tra i due aspetti? 

Quelli da considerare e valutare sono un paio. Da un lato, il primo effettivo utilizzo di soluzioni di Supply Chain Finance da parte delle imprese risale agli anni in cui non solo era difficile avere accesso al credito, ma il costo di tale credito risultava anche particolarmente proibitivo, soprattutto per le imprese percepite come più rischiose. Pertanto, una stretta sui tassi a livello statunitense, che solitamente preannuncia una successiva analoga stretta sui tassi a livello europeo, potrebbe dare un nuovo volano all’utilizzo di strumenti di filiera: tali soluzioni, infatti, tornerebbero a risultare più competitive in termini di tasso di interesse rispetto alla possibilità per le imprese di ottenere credito in autonomia presso la propria banca di fiducia.

A questo effetto se ne potrebbe però affiancare un secondo, sui tassi stessi a cui ottenere le medesime soluzioni di Supply Chain Finance: fino ad oggi, una riduzione complessiva dei tassi di interesse ha reso anche i tassi di sconto delle stesse soluzioni di Supply Chain Finance più basse rispetto a qualche anno fa. Se in passato il tasso applicato per una soluzione di Reverse Factoring poteva arrivare al 4%/5%, oggi la medesima soluzione risulta accessibile a meno della metà del costo. È ovvio che queste aspettative di possibile rialzo mettono in allarme quelle società che utilizzano ormai tali strumenti in maniera costante e continuativa, preoccupate da un aumento del costo della propria fonte di finanziamento per il capitale circolante.

Dati questi due effetti contrastanti viene da chiedersi se aspettarsi un impatto complessivo positivo o negativo sull’adozione delle soluzioni di Supply Chain Finance: visto il sempre maggior bisogno di liquidità da parte delle imprese riteniamo di poter propendere verso la considerazione che una stretta sui tassi di interesse potrebbe avere un saldo finale positivo sulle soluzioni di Supply Chain Finance, con un aumento totale in termini di utilizzo.

Occorre, però, sottolineare anche un ultimo aspetto, che riguarda la volatilità percepita dalle imprese in merito alle scelte della Fed. La decisione attuale di non rialzare i tassi è infatti stata avvertita come una scelta contrastante rispetto alle attese. Questa incapacità di prevedere gli andamenti e le scelte, crea instabilità per le imprese. Un’instabilità che non fa altro che propagarsi anche a livello di Supply Chain e quindi di scelte di Supply Chain Finance a propria volta. Ancora una volta emerge quindi come anche le scelte finanziarie, a livello bancario così come a livello centrale, hanno ormai un impatto diretto e forte sulle scelte operative delle imprese e delle proprie filiere. Mondo finanziario e mondo industriale sono sempre più legati e sempre più connessi.


Di Antonella Moretto e Federico Caniato, Direttori Osservatorio Supply Chain Finance

  • Autore

Ricercatore in ambito Purchasing and Supply Management presso la School of Management del Politecnico di Milano e Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance. Docente di Supplier Relationship Management nel corso di laurea in Ingegneria Gestionale.