La quarta rivoluzione industriale è un fenomeno che investe tutto il tessuto industriale italiano. Protagoniste, in questo scenario, sono le Piccole e Medie Imprese (PMI) che da sole costituiscono il 99% delle imprese italiane. Per comprendere a pieno gli impatti dell'Industria 4.0 nel nostro Paese, è dunque più che mai fondamentale analizzare il grado di correlazione di queste imprese con i principi di Smart Industry e Smart Manufacturing.
PMI 4.0: obiettivo digitalizzazione
Per farlo partiamo da alcuni numeri. Le Piccole e Medie Imprese rappresentano il 95% delle imprese europee e generano 3,9 miliardi di euro di valore. In Italia, come visto, la situazione è ancora più marchiata: le PMI valgono da sole più del 99% del totale delle imprese e realizzano il 68% del totale valore aggiunto italiano, impiegando in media il 79% del totale occupati. È evidente come le PMI rappresentino la spina dorsale dell’economia continentale e allo stesso tempo sono una leva fondamentale per assicurare l’innovazione, la crescita economica, la creazione di nuovi posti di lavoro e la distribuzione del valore.
Ben conscio di queste premesse, l’Osservatorio Industria 4.0 ha esaminato 30 casi appartenenti a diversi settori industriali, e ha così identificato i diversi approcci che le PMI manifatturiere stanno tenendo nei confronti della digitalizzazione. Questi gli aspetti maggiormente analizzati:
- il processo di valutazione e di decisione avviato;
- i tempi operativi e di esecuzione dei progetti di Industria 4.0:
- le difficoltà incontrate e le soluzioni trovate per porvi rimedio;
- le ragioni che hanno guidato le scelte intraprese.
Industria 4.0: gli approcci delle PMI
A partire dai dati raccolti, e in un continuo confronto con letteratura scientifica, report di settore ed esperti industriali e accademici, le imprese analizzate sono state identificate e raggruppate in veri e propri archetipi di comportamento, che possiamo definire “Personas”.
PMI "Lente" e "Impassibili"
Un approccio emerso è quello delle aziende considerate “Impassibili”: si tratta di realtà aziendali per le quali è necessario sensibilizzare i vertici aziendali sul contenuto della trasformazione digitale al fine di delineare una strategia e mettere a punto un percorso di trasformazione con progetti concreti e condivisi.
Poi ci sono le imprese considerate “Lente”, e sono quelle che hanno capito il potenziale legato alla trasformazione digitale ma sono ancora lontane dall’intraprendere un percorso che miri in questa direzione. Queste aziende, da quanto emerso, hanno bisogno di stimoli, e cioè di vedere subito benefici concreti.
Le PMI più attive
Altri due profili emersi sono denominati “Attivi” e “Saranno Famosi”. Si tratta di PMI per le quali la trasformazione digitale ha preso il via, ma occorrono competenze interne altamente specialistiche affinché si possa realizzare la trasformazione immaginata. Infine, gli “Imitatori”, cioè quelle aziende che hanno bisogno di confrontarsi con realtà simili per vedere come hanno operato in fase di trasformazione digitale.
E in questo contesto così eterogeneo diventa fondamentale il ruolo dei principali attori dell’ecosistema di business e industriale (fornitori, università, agenzie per il lavoro e associazioni territoriali) che possono fornire le competenze necessarie e accompagnare le PMI durante il processo di digitalizzazione.
- Autore
Direttore dell'Osservatorio Industria 4.0
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