La Sanità nel DEF 2018: previsioni di spesa e ruolo del digitale

12 ottobre 2018 / Di Chiara Sgarbossa / 0 Comments

È stata recentemente pubblicata dal Governo la nota di aggiornamento del DEF, che, rispetto all’ultimo documento licenziato dall’esecutivo Gentiloni ad aprile, dichiara una lieve crescita nella previsione di spesa sanitaria: da 115,818 miliardi previsti per il 2018 ai 116,331 miliardi dichiarati nell’aggiornamento. Il DEF prevede un aumento della spesa anche negli anni successivi: 117,392 miliardi per il 2019, 119,452 miliardi per il 2020 e 121,803 miliardi nel 2021.

Nonostante l’aumento in termini assoluti della spesa, occorre sottolineare che l'incidenza della spesa sanitaria sul PIL sarà in decrescita nei prossimi anni: se nel 2018, la spesa sanitaria rappresenta il 6,6% del PIL, tale quota si ridurrà al 6,5% nel 2019 e al 6,4% nel 2020 e 2021.

 

DEF e Sanità: le linee di intervento

A fronte della crescente domanda di cura, dovuta all’invecchiamento demografico e alla sempre maggiore incidenza della cronicità, risulterà quindi cruciale indirizzare al meglio le risorse a disposizione, in modo da far fronte alle esigenze dei cittadini/pazienti. In quest’ottica, il documento individua alcune linee d’azione, tra le quali non manca quella della digitalizzazione del sistema sanitario. In particolare, si fa riferimento ai seguenti interventi:

  • l’istituzione dell’Anagrafe Nazionale dei Vaccini, che registrerà i soggetti vaccinati e quelli da vaccinare, nonché dosi e tempi di somministrazione delle vaccinazioni e gli eventuali effetti indesiderati;
  • l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) in tutte le Regioni;
  • la realizzazione del sistema di interconnessione dei sistemi informativi del SSN che consentiranno di tracciare il percorso seguito dal paziente attraverso le strutture sanitarie e i diversi livelli assistenziali del territorio nazionale, oltre che la tracciabilità dei medicinali ad uso umano anche al settore veterinario.

 

Le sfide della Sanità Digitale tra FSE e PDTA

Rispetto a questi ambiti, penso che le sfide fondamentali per i prossimi mesi saranno due.

  1. La diffusione dell’utilizzo del FSE tra cittadini e medici. Nonostante il FSE sia attivo in 17 regioni, solo in 5 regioni la percentuale di cittadini che ha attivato il Fascicolo supera il 50% e in solo 7 regioni tutti (o quasi tutti) i medici sono connessi al FSE.
  2. La diffusione di soluzioni che abilitino l’interscambio di dati e documenti sui pazienti attraverso PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici e Assistenziali) informatizzati, così da migliorare la continuità di cura e la presa in carico dei pazienti cronici. Ad oggi, infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, tali soluzioni sono ancora poco diffuse: il 29% delle aziende le utilizza con professionisti sanitari dell’azienda ospedaliera, appartenenti a diverse unità operative/dipartimenti, e il 23% con professionisti all’interno di una o più reti di patologia.

Queste due sfide vanno a braccetto: il FSE può, infatti, essere una soluzione potenzialmente utile per assicurare la continuità assistenziale all’interno e al di fuori dei confini regionali poiché potrebbe raccogliere tutti i dati e le informazioni sul paziente nell’ambito del suo percorso di cura. Ormai quasi tutte le Regioni hanno implementato il proprio FSE. Ora occorre renderlo uno strumento realmente utile per aziende sanitarie, medici e soprattutto cittadini! 

 

  • Autore

Direttrice dell'Osservatorio Sanità Digitale e dell'Osservatorio Life Science Innovation