Le banche investono nelle Startup Fintech: l’Open Innovation è realtà?

26 luglio 2018 / Di Ivano Asaro / 0 Comments

Banche e startup: competitors o alleati? La domanda nasce dal fatto che sempre più spesso le banche italiane investono in startup Fintech, con queste ultime che passano da essere un nemico da combattere a importanti alleati con cui instaurare relazioni strategiche. L'Open Innovation sta diventando realtà?

 

Banche e startup Fintech: le iniziative in Italia

Iniziative di questo genere cominciano ad essere numerose, e qui ne riportiamo solo alcune tra le più significative. Iccrea Banca prima, Banca Sella dopo e infine Banca Etica, Banca Valsabbina e Sparkasse – Cassa di Risparmio di Bolzano hanno investito ad esempio in Satispay, la startup per i pagamenti p2p che ha recentemente annunciato un nuovo importante aumento di capitale di 15 milioni di euro e una valutazione superiore ai 100 milioni di euro.

Intesa Sanpaolo il mese scorso ha investito in Oval Money, startup italo-inglese attiva nel mondo del risparmio (l’equity non è stata dichiarata, ma l’ammontare dell’investimento si attesterebbe comunque a sei zeri) con l’obiettivo di creare una collaborazione e offrire un servizio più completo ai clienti di Banca 5, acquisita da poco dal gruppo Intesa Sanpaolo. Da ricordare inoltre che è ormai qualche anno che lo stesso gruppo bancario studia e monitora le startup italiane e internazionali all’interno del suo Innovation Center.

Ad aprile del 2018 Nexi ha acquisito Sparkling18, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo di nuove soluzioni di pagamento via smartphone, sfruttando gli asset della startup che dal 2013 opera nel mercato della finanza digitale, sviluppando Mobile Wallet ed app per gli acquisti in modalità multicanale anche per nomi noti della grande distribuzione.

Poste Italiane, Banca Finanziaria Internazionale e Fabrick hanno di recente investito in Conio, il wallet per bitcoin che ha raccolto 3 milioni di euro a giugno 2018. SIA è stata tra le prime a muoversi già anni fa e a gennaio 2016 ha rilevato il 69% di UBIQ, startup nata nel 2012 che aveva dato vita a T-Frutta, un’app che permette ai consumatori di avere un cashback in denaro ogni qualvolta comprino prodotti proposti all’interno dell’app stessa in determinati punti vendita.

Il Fintech District di Banca Sella

Infine, non possiamo non citare il lavoro di Banca Sella che, a fine 2017, ha inaugurato a Milano il Fintech District proprio con l’obiettivo di favorire la crescita delle startup fintech e la loro collaborazione con il mondo bancario. Presso il Fintech District si trovano a condividere gli spazi decine di startup del settore finanziario che stanno cambiando il mondo della finanza italiana (solo per citarne alcune: Circle, Conio, Credimi, Euclidea, Lendix, Modefinance, Moneyfarm, N26, Opentech, Oval Money, Plick, Prestiamoci, sardex.net, Satispay).

 

Che succede a livello internazionale?

Va detto che se le banche italiane sembrano finalmente aver iniziato a muoversi in questa direzione, quelle internazionali da diversi anni percorrono questa strada. Solo per fare un paio di esempi tra i più emblematici, BBVA, una delle prime 3 banche spagnole, persegue da tempo una vera e propria strategia incentrata sulle startup e crede nella bontà di un ecosistema fatto di partnership e investimenti con queste nuove realtà. BBVA ha quindi investito con Venture Capital in decine di startup (es: Coinbase, Insikt, Docusign, etc.), ne ha incubate alcune internamente (es: Nimble, Commerce360, etc.), altre le ha acquisite interamente o in parte (es: Atom, Simple, Holvi, etc.). Inoltre, 10 anni fa ha lanciato la BBVA Open Talent, una delle più grandi competizioni di Fintech al mondo che negli anni ha visto partecipare più di 6.000 startup provenienti da oltre 80 Paesi.

Barclays, invece, dopo aver avviato nel mondo una serie di programmi di sviluppo dedicati alle startup dal nome Barclays Accelerator, a maggio 2017 ha inaugurato a Londra un nuovo spazio di co-working dedicato alle startup Fintech, il Rise London, con l’obiettivo dichiarato di arrivare a co-creare prodotti, servizi e piattaforme insieme a questi nuovi partner.

In un contesto in cui il concetto di Open Innovation viene ripetuto spesso, queste operazioni fanno pensare che qualcosa in questa direzione si stia invece muovendo. Alcuni attori del mondo finanziario stanno infatti abbracciando la teoria secondo la quale per creare più valore e competere meglio sul mercato, non è più possibile affidarsi soltanto a intuizioni e risorse interne, ma che servano anche idee, soluzioni, strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, in particolare dal mondo delle startup innovative.


Ivano Asaro e Valeria Portale  - Osservatorio Mobile Payment & Commerce

  • Autore

Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments