Nel 2021 il PNRR, è stato inviato alla commissione europea. Sono 191,5 i miliardi da spendere, da qui al 2026, per rilanciare il Paese a seguito della pandemia. Parte di questi fondi, verranno, poi, destinati alla creazione e gestione dell'Identità Digitale.
Tra questi fondi destinati anche all'Identità Digitale, 9,75 miliardi. Contenuti sotto la voce di investimento denominata M1C1. Quelli della M1C1 sono investimenti in “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione”.
Gli obiettivi in quest'area hanno due obiettivi. Il primo riguarda il potenziamento di piattaforme esistenti, come PagoPA e l’appIO. Il secondo, le sperimentazioni, come quelle in ambito mobilità urbana. Una delle voci a cui sono dedicati i fondi del PNRR è quella, appunto, dell’identità digitale. Questo è un fattore abilitante che permette l'orchestrazione fluida di tutti i progetti dell'area. Una chiave potente e sicura nelle mani dei cittadini. Questa infatti potrà essere utilizzata per interazioni nel mondo fisico e digitale.
A che punto siamo con l’identità digitale?
Molti sono gli obiettivi che il PNRR traccia per l'Identità Digitale. Per comprenderli meglio, è utile avere chiaro il quadro della situazione. Sono due, infatti, attualmente i principali strumenti di identificazione: SPID e CIE. Questi strumenti permettono l'accesso ai servizi online offerti dalla PA e, in parte, da alcune aziende private. Vediamo, ora, i numeri che l'Osservatorio ha analizzato per SPID e CIE:
A ottobre 2023 SPID ha superato quota 36 milioni di identità attivate. Ciò gli ha permesso di raggiungere il 73% di diffusione nella popolazione maggiorenne. Analogamente, anche CIE è attualmente in possesso di oltre 39 milioni di cittadini. (Va però ricordato che CIE segue logiche differenti per due motivi. Uno è che la CIE è rilasciata come documento di riconoscimento obbligatorio. L'altro è che il numero degli utenti possessori di smartcard non corrisponde a chi la utilizza anche per i servizi online).
Nel corso dell’anno, sono cresciuti anche i servizi accessibili, sia lato pubblico che lato privato. SPID, però, rimane una chiave di accesso principalmente per la sfera pubblica. Questo nonostante gli interventi per facilitare l’entrata del servizio tra i privati. Uno di questi è stata l’attivazione di Soggetti Aggregatori. Queste sono aziende che possono “ospitare” l’autenticazione tramite SPID, ma non solo.
Possono anche ospitare l’intero servizio di altri attori che lo vogliano abilitare. Il principale caso d’uso di SPID in ambito privato è legato al processo di onboarding e primo riconoscimento. Questo limita di molto la frequenza di utilizzo di SPID. Questo perché, nell’accesso ai servizi privati, viene utilizzato solo nel primo contatto con il Service Provider.
Infatti, secondo la Ricerca dell’Osservatorio i dati sono chiari. Gli intervistati che dichiarano di utilizzare SPID per accedere a servizi privati, infatti, non arrivano al 20%. Di contro, la quasi totalità di queste afferma di utilizzarlo per accedere a portali istituzionali.
L’identità digitale nella strategia del PNRR e le evoluzioni all’orizzonte
I dati parlano chiaro. L'Identità Digitale e il suo potenziamento si colloca in una più ampia riforma della Pubblica Amministrazione. Questa ha l’obiettivo di “sburocratizzare” i processi, riducendone i tempi e i costi. Ma anche semplificando la vita di cittadini, di imprese e degli enti.
Nel PNRR, sono stati individuati poi degli obiettivi. Per tracciarli, insieme alla strategia “Italia digitale 2026”, ne sono stati delineati cinque:
- Diffondere l’identità digitale, raggiungendo una penetrazione pari al 70% della popolazione;
- Colmare il gap di competenze. In modo da rendere il 70% della popolazione abile nell’utilizzo di strumenti digitali;
- Favorire l’adozione di servizi in Cloud all’interno del 75% delle PA italiane;
- Raggiungere l’80% dei servizi pubblici erogati online;
- Arrivare a una copertura totale (100%) di famiglie e imprese con reti a banda ultra-larga.
Focalizzando l’attenzione sull’identità digitale, il PNRR esplicita la volontà di rafforzare il sistema. Questo si potrebbe fare “partendo dalle piattaforme esistenti (SPID e CIE), e non solo. Si potrebbe creare una convergenza con una soluzione unica e semplice per gli utenti.” (come dice il paragrafo dell’Investimento 1.4: Servizi digitali e cittadinanza digitale).
I principali driver che guideranno le scelte in materia saranno la user experience e l’accessibilità dei servizi digitali. Lo faranno con interventi per armonizzare le pratiche di tutte le PA verso una maggiore qualità. I motivi sono semplici. Migliorare l’esperienza d’uso del cittadino con tutti gli strumenti a disposizione. Non solo SPID e CIE, dunque, ma anche PagoPa e App IO. Ma anche un'altra novità. Una nuova piattaforma unica di notifiche digitali. Questa è stata annunciata e menzionata come novità di prossima introduzione.
Perché il PNRR è una svolta per l'identità digitale
Il PNRR segna un punto di svolta su molteplici fronti. Ad esempio, quello strategico. Per la prima volta, infatti, viene esplicitata la volontà di superare il dispersivo pluralismo. Un pluralismo che ha caratterizzato i sistemi di riconoscimento in questi anni. Ciò delineerebbe una direzione – sebbene con contorni sfumati – di sviluppo sinergico.
Un ulteriore fronte è quello dell’adozione concreta da parte degli utenti finali di soluzioni di Identità Digitale. Stando ai numeri attuali, infatti, raggiungere oltre 40 milioni di cittadini sembra poco ambizioso. Tuttavia, è importante considerare un fattore importante. L’emergenza pandemica ha dato un’importante spinta ai sistemi di identità digitali, ma non basta. Infatti, non abbiamo ancora raggiunto una diffusione soddisfacente.
Il buon livello di diffusione di SPID è un ottimo dato. È necessario, però, portare l’identità digitale anche in altre fasce della popolazione. Fasce che sono meno familiari con questi strumenti. Da un lato abbiamo le generazioni più anziane, meno digitali. Queste ancora faticano a gestire le proprie interazioni da remoto. Sono tagliate, perciò, fuori da una esperienza utente ancora “ruvida e incespicante”.
Dall’altro – di contro – ci sono i minori. Per loro la possibilità di attivazione di un’identità digitale è stata normata solo nel 2022. Per loro, però, i servizi sono molto limitati (più che altro si tratta dell’ambito scolastico). Come anche le modalità di rilascio sono ancora complesse. Questo soprattutto a causa del legame con l’identità digitale del genitore.
Quello dell'Identità Digitale per i minori è un tema che sta diventando sempre più urgente. In un mondo social e digitale, è impensabile non prevedere il rilascio di un’identità per i ragazzi. Questa, infatti, aiuterebbe certificare e a rendere sicure le loro interazioni online.
Al momento, per l'Identità Digitale nel PNRR, sia SPID e che CIE rappresentano i fattori abilitanti di un’architettura completa. Questi sono, infatti, due tra gli elementi fondanti che confluiranno in un sistema di identità digitale più integrato e semplice. Un sistema che si propone come la chiave di accesso universale sia a piattaforme esistenti sia nuove. In questo sistema, poi, l’utente è messo al centro di un ecosistema interconnesso e dinamico al suo servizio.
- Autore
Direttore dell'Osservatorio Digital Identity e Ricercatrice dell'Osservatorio Cyber Security & Data Protection
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