Big Data for good: il lato chiaro della Forza

31 maggio 2018 / Di Alessandro Piva / 0 Comments

Siamo abituati a pensare ai Big Data come a enormi moli di dati raccolti per lo più dai Giganti del Web. Google, Amazon, Facebook, grandi realtà che utilizzano dati che noi stessi, più o meno consapevolmente, mettiamo al servizio del loro business.

I benefici dei Big Data... per la collettività

Nelle Ricerche dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence, sondiamo ormai dal 2012 come le aziende italiane possano sfruttare i Big Data Analytics per estrarre valore. Tradotto in termini più concreti ciò significa incrementare il fatturato, ampliare la base clienti, creare nuovi servizi e prodotti e, in ultima analisi, accrescere il profitto.

Ma se invece i Big Data non fossero solo un tema oscuro che il cittadino medio guarda con diffidenza? Fino a che punto possiamo dare all’esplosione dei dati che ci circonda una valenza sociale? Come possiamo trasformarli in un patrimonio al servizio della collettività? I dati possono aiutarci a misurare con più precisione la qualità della nostra vita, possono creare nuovi posti di lavoro e modelli di business, ma soprattutto possono aiutarci nella comprensione di fenomeni complessi, da quelli economico-sociali a quelli fisici e naturali.

Verso il 2030: i dati al centro di uno sviluppo sostenibile

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dagli Stati Membri ONU nel 2015, si compone di 17 obiettivi, tra i quali riduzione della povertà e delle diseguaglianze, mantenimento della pace e rispetto dei diritti umani. I Big Data Analytics possono avere un impatto rilevante in tutti questi goal. Ne è un esempio l’iniziativa “Magic Box” di UNICEF: un piano innovativo per rispondere a situazioni di emergenza grazie all’utilizzo dei dati (anonimizzati) provenienti real-time dagli smartphone. L’obiettivo? Monitorare numerose situazioni critiche e riuscire a farlo in tempo reale, per essere sempre pronti ad azioni mirate: i Big Data possono salvare vite umane, non è retorica.

La Commissione Europea finanzia, ormai dal 2016, iniziative volte a creare un sistema di prevenzione e monitoraggio dei disastri ambientali in tempo reale. Inoltre, l’analisi dei dati potrebbe aiutarci a controllare e prevedere anche terremoti e tsunami. Grazie ai Big Data sarebbe possibile proteggere oltre 5 miliardi di persone che vivono oggi in territori sismici…e c’è chi ci sta già provando! È il caso della società Terra Seismic, giunta a due nomination consecutive per il Premio Nobel per la Pace, proprio grazie ai suoi studi e applicazioni in quest’ambito.

I Big Data per il cittadino: la situazione italiana

Il Data & Analytics Framework - che si inserisce nel Piano Triennale per l’Informatica nella PA - è stato un grande passo avanti in termini di consapevolezza: valorizzare l’enorme patrimonio informativo pubblico nazionale è ora una priorità. Per onestà intellettuale, bisogna ammettere che un’azione strutturata è ancora al di là da venire: l’ultima Ricerca dell’Osservatorio ha confermato che i tassi di crescita del budget Analytics nelle PA rimangono in media molto bassi. Tuttavia, ci sono delle best practice che può essere utile e interessante approfondire.

Big Data e Turismo

I Big Data Analytics possono essere utilizzati per ottimizzare i flussi turistici e monitorare costantemente la reputazione di un territorio, di un servizio o di un itinerario. In questo ambito, vi sono esperienze rilevanti di grandi centri, per citarne alcuni Torino, Venezia o Bari (di cui va ricordato il Progetto M.U.S.I.C.A.). Le potenzialità che si aprono riguardano però anche i piccoli paesi e alcuni borghi italiani, fondati sul turismo, se ne stanno rendendo conto. È il caso del progetto Smart Analytics realizzato dal Comune di Varazze.

Big Data e Sanità

C’è poi il tema dei Big Data per la Sanità, sul quale non si può non citare il caso di CINECA. Il percorso del Consorzio Interuniversitario, volto alla creazione di una banca dati che aggrega le prestazioni farmaceutiche di quasi 11 milioni di abitanti, ha origini ormai lontane. Gli impatti positivi dell’accesso e dell’analisi di questi dati sono ormai ben accertati e, più che in termini economici, dovremmo misurarli in termini di aumento della qualità della vita.

Infine, l’Italia ha un ruolo rilevante nei progetti europei volti all’utilizzo dei Big Data Analytics per la gestione dei disastri naturali. Considerando però le fragilità del nostro territorio, e dunque i benefici che l’analisi dei dati in tempo reale o in streaming potrebbe apportare, le potenzialità rimangono in gran parte inesplorate.

Analytics per l’innovazione sociale

Per concludere, non si può perdere l’occasione di sfruttare i dati che produciamo quotidianamente per migliorare la qualità della nostra vita. Progetti di sentiment analysis o di monitoraggio del comportamento online, analisi delle transazioni finanziarie, analisi dei dati provenienti dai sensori o dai satelliti, sono tutti esempi di iniziative che le istituzioni internazionali, le pubbliche amministrazioni o gli enti no-profit possono trasformare in impatto e innovazione sociale. Anche grazie a sinergie con le aziende private più proattive.


Alessandro Piva e Irene Di Deo - Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence

  • Autore

Direttore degli Osservatori Cyber Security & Data Protection, Artificial Intelligence e Cloud Transformation e Responsabile della Ricerca dell'Osservatorio Big Data & Business Analytics.