Al giorno d’oggi si parla molto di tecnologia Blockchain, considerata una delle innovazioni più promettenti del nostro tempo. Basti pensare che solo nel 2024 sono stati censiti 298 nuovi progetti a livello mondiale. Tuttavia, il suo ruolo e il suo funzionamento sono spesso oggetto di confusione tra termini come criptovalute, Bitcoin, piattaforme Blockchain e smart contracts.
Questa guida nasce proprio con l’intento di provare a fare ordine e dare una spiegazione su cos’è la Blockchain, a cosa serve questa tecnologia e come viene applicata nel business. Il tutto con l’aiuto dell’Osservatorio Blockchain & Web3 della POLIMI School of Management, che da anni si pone l’obiettivo di creare conoscenza su questi temi.
Cos’è la Blockchain
La Blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi (ossia computer della rete aventi una copia del registro Blockchain) e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica.
La Blockchain può essere introdotta per disintermediare interazioni di varia natura, consentendo potenzialmente, di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie e così via. Altre modalità di utilizzo variano dalla creazione di processi sicuri all’introduzione di nuovi modelli di interazione.
Questa “catena di blocchi” è inclusa nella più ampia famiglia delle Distributed LedgerTechnology (DLT), ossia sistemi che si basano su un registro distribuito (che può essere letto e modificato da più nodi di una rete).
La rivoluzione digitale della Blockchain, però, è nata dal Bitcoin, la prima criptovaluta. Da allora la tecnologia si è evoluta e ha dimostrato il proprio potenziale in diversi settori, oltre a quello finanziario. Oggi i principali ambiti di applicazione della tecnologia possono essere divisi in tre macroaree, quali Internet of Value, Blockchain for business e Decentralized web, che a breve vedremo nel dettaglio.
Storia della Blockchain
Nonostante la tecnologia dei registri distribuiti (DLT) fosse già in circolazione da molto tempo, la Blockchain è nata il 3 Gennaio 2009 con l’invenzione di Bitcoin. Dalla nascita della prima criptovaluta sono state condotte numerose sperimentazioni e studi sulle piattaforme esistenti e sui casi d’uso.
Il 2016 è stato caratterizzato da un grande hype mediatico. La stampa ha iniziato a parlarne e si è diffusa l’idea che la Blockchain potesse essere una delle tecnologie capace di rivoluzionare il digitale. Questo entusiasmo ha generato un’esplosione dei progetti nell’ambito, spesso accompagnati da ICO (Initial Coin Offering). Tuttavia, esaurito l’hype mediatico, si è verificato un drastico crollo delle criptovalute, passato alla storia come “Cryptowinter”: molti progetti sono falliti e diverse normative hanno messo in difficoltà lo sviluppo delle ICO.
Nel 2020, invece, sono emerse iniziative da parte di banche centrali e governi. Queste hanno iniziato ad accelerare le sperimentazioni per l’emissione di Central Banks Digital Currencies (CBDC). Allo stesso tempo, la Commissione europea ha presentato il Finance Digital Package, comprendente le proposte di regolamento MiCAR e DORA, oltre a un regolamento sui sandbox finanziari e sulla digitalizzazione del settore.
Il 2021 ha visto crescere il mondo della finanza decentralizzata (DeFi), mentre i crypto-asset hanno acquisito maggiore rilevanza grazie all’adozione di alcuni istituti finanziari e alla riscoperta del fenomeno degli NFT.
Nel 2022 ha iniziato a diffondersi il concetto di Web3 e sono cresciute le applicazioni costruite su piattaforme pubbliche.
Il secondo inverno delle criptovalute si è manifestato tra il 2022 e il 2023, caratterizzato da un prolungato ribasso dei prezzi e da una crescente sfiducia degli investitori. Paradossalmente, mentre il mercato speculativo ha attraversato questa fase di contrazione, le aziende tradizionali hanno mostrato un rinnovato interesse per l’adozione della Blockchain nei loro processi operativi.
Il 2024 ha rappresentato un anno di consolidamento silenzioso ma decisivo: sotto una superficie apparentemente tranquilla, si è sviluppata un’intensa attività di sviluppo infrastrutturale. Come la posa delle fondamenta di un edificio, questi progressi sono stati meno visibili al pubblico ma fondamentali per costruire le basi di una adozione più matura e sostenibile della tecnologia Blockchain.
Come funziona il sistema Blockchain
La Blockchain è una struttura dati che contiene una sequenza di transazioni solitamente raggruppate in blocchi concatenati. Le transazioni da includere e il loro ordine nel blocco vengono stabilite tramite un meccanismo di consenso. Questo si basa tipicamente su incentivi e disincentivi economici, attuati tramite asset contabilizzati nella Blockchain stessa, e al suo interno può partecipare chiunque (piattaforme permissionless). Per aggiungere una transazione, questa deve essere firmata dall’emittente tramite un dispositivo di firma, comunemente chiamato wallet.
La sicurezza di tutto il sistema si basa su tecniche crittografiche: ogni blocco è collegato al precedente tramite algoritmi di hash crittografici che creano impronte digitali univoche, rendendo impossibile modificare i dati storici. Inoltre, ogni utente possiede una coppia di chiavi crittografiche matematicamente collegate. La chiave pubblica può essere condivisa liberamente e funge da indirizzo per ricevere transazioni, mentre la chiave privata deve rimanere segreta e viene utilizzata per firmare digitalmente le transazioni, autorizzandole e dimostrando la proprietà degli asset. Gli account degli utenti sulla Blockchain sono infatti costituiti da una chiave pubblica (il corrispettivo di un indirizzo IBAN), una chiave privata (il corrispettivo della password), e una seed phrase (una sequenza di parole che permette di rigenerare tutte le chiavi private del wallet, fondamentale per il recupero in caso di smarrimento).
Nel seguente paragrafo approfondiamo alcuni aspetti tecnici che pongono le fondamenta per la realizzazione di tutte le applicazioni discusse fino a questo momento.
Gli smart contracts
Sebbene il concetto di smart contract, a livello informatico, esista da prima dell’avvento della Blockchain, è proprio questa tecnologia ad aver “esaltato” caratteristiche e potenzialità dei cosiddetti “contratti intelligenti”. Per comprendere cosa sono gli smart contract è, dunque, fondamentale approfondirli all’interno del più ampio scenario della Blockchain.
Nonostante si chiamino contratti intelligenti, gli smart contracts non sono dei documenti, bensì un insieme di istruzioni espresse in linguaggio informatico e visibili a tutti, che vengono eseguite automaticamente da una rete Blockchain al verificarsi di predeterminati eventi. Una volta attivato, la sua esecuzione è garantita e non arrestabile. In alcune piattaforme uno smart contract è anche in grado di ricevere e inviare transazioni.
Tuttavia, esistono ancora alcuni limiti e criticità. Le difficoltà principali includono la gestione di contratti complessi, il riconoscimento e la trattazione giuridica di questi strumenti. La realizzazione di contratti troppo complessi potrebbe infatti aumentare il rischio della presenza di errori nel codice dello smart contract. Alcune problematiche di tipo giuridico derivano invece della natura globale della Blockchain.
Gli smart contract operano strettamente collegati ai token (che rappresentano asset digitali) e ai wallet (che permettono di gestire e trasferire questi asset), creando un ecosistema integrato dove i contratti automatizzano le transazioni e i trasferimenti di valore. Di seguito proviamo a capire meglio cosa sono questi elementi.
I token
I token sono strumenti utilizzati per la gestione di asset digitali non nativi all’interno di una piattaforma Blockchain. I token possono essere utilizzati come rappresentazioni di altri beni digitali o fisici o di un diritto, come la proprietà di un asset o l’accesso a un servizio.
Messa in parole semplici, quindi, un token è un’unità digitale che può essere scambiata senza intermediari, e che può rappresentare qualsiasi cosa: il diritto di voto, un’opera d’arte, un biglietto, un abbonamento, oppure la proprietà di una casa.
Non tutto nasce nativamente sotto forma di token. Anzi, la maggior parte del mondo oggi ancora si basa su processi cartacei o garantiti da intermediari. Alcune aziende, però, stanno iniziando a sfruttare i token e il processo di rappresentazione di un bene o un diritto sotto forma di token prende il nome di “tokenizzazione”.
I wallet
Come già accennato, i wallet Blockchain sono essenzialmente dei “dispositivi di firma” che permettono agli utenti di custodire token e criptovalute ed effettuare operazioni sulla DLT.
Che si tratti di aziende o utenti, i wallet conservano le chiavi private degli utenti. Per effettuare una transazione sulla Blockchain l’utente o l’azienda utilizza il wallet per firmare le transazioni con la propria chiave privata.
Esistono diverse tipologie di wallet e diverse possibili configurazioni. La distinzione principale si articola tra wallet custodial e wallet non-custodial.
- Wallet custodial: le chiavi del wallet sono gestite da una terza parte; l’utente utilizza il wallet fidandosi del provider, senza però dover conservare autonomamente le chiavi private.
- Wallet non custodial: questi wallet sono gestiti direttamente dagli utenti, che diventano quindi i soli possessori e responsabili del proprio wallet.
La differenza maggiore tra questi due approcci risiede nell’effettivo controllo degli asset. Il concetto può essere brevemente riassunto dal mantra “not your keys, not your coins”. Questa frase, spesso utilizzata nel mondo Blockchain, esprime come nel caso di un wallet custodial che l’utente non si possa definire direttamente proprietario degli asset, in quanto gestiti da terze parti.
Perché la Blockchain è sicura: le principali caratteristiche
Le Blockchain incorporano delle proprietà uniche in grado di offrire diverse opportunità in ambito business. I valori che vi stanno dietro rispecchiano in tutto e per tutto le motivazioni per le quali è stata creata.
La Blockchain nasce, infatti, in risposta alla crisi finanziaria del 2008, figlia di un sistema finanziario opaco, controllato da pochi attori. Allargando le vedute oltre al mondo finanziario, questa tecnologia nasce per dare alle persone uno strumento digitale sicuro, trasparente, decentralizzato e disintermediato.
Il mondo della Blockchain è molto vario, ogni piattaforma ha i suoi vantaggi e le sue particolarità. Tuttavia, è possibile identificare sei caratteristiche comuni a molte di quelle presenti oggi. La prima fa ovviamente riferimento alla digitalizzazione e alla trasformazione dei dati in formato digitale. Di seguito, le altre cinque caratteristiche della Blockchain e che rendono questa tecnologia molto sicura e affidabile.
Decentralizzazione
La decentralizzazione rappresenta il cuore pulsante della filosofia Blockchain, distribuendo le informazioni su una rete globale di computer (nodi) interconnessi invece che su server controllati da un’unica entità. Ogni nodo mantiene una copia completa o parziale del registro, creando una struttura resiliente che non presenta singoli punti di fallimento.
La decentralizzazione elimina la necessità di affidarsi a un’autorità centrale e riduce drasticamente i rischi associati alla concentrazione del potere, aumentando la resistenza agli attacchi informatici, alla censura e alla manipolazione dei dati, rendendo il sistema più democratico e inclusivo.
La disintermediazione elimina o riduce significativamente il bisogno di intermediari tradizionali, come banche, notai o broker attraverso meccanismi crittografici e protocolli di consenso automatizzati. Le parti coinvolte in una transazione possono interagire direttamente tra loro, riducendo i costi, aumentando la velocità delle operazioni e mantenendo un maggiore controllo sui propri asset.
La disintermediazione è particolarmente rilevante nei pagamenti internazionali, nel trading di asset digitali e negli smart contract, dove l’eliminazione degli intermediari può comportare risparmi significativi e maggiore efficienza operativa.
Trasparenza e Verificabilità
La trasparenza garantisce che ogni transazione registrata sulla Blockchain sia accessibile pubblicamente e possa essere esaminata da qualsiasi partecipante della rete. Questa caratteristica non compromette necessariamente la privacy, poiché le identità degli utenti sono spesso protette attraverso pseudonimi crittografici, ma assicura che tutte le operazioni siano tracciabili e auditabili.
La verificabilità permette a chiunque di controllare l’autenticità e la validità delle transazioni utilizzando strumenti crittografici, rendendo impossibile alterare retroattivamente i dati senza che l’alterazione sia immediatamente rilevabile da tutta la rete.
Programmabilità dei Trasferimenti
La programmabilità è implementata principalmente attraverso gli smart contract. Questa funzionalità permette di automatizzare processi complessi senza l’intervento umano, riducendo errori, costi e tempi di esecuzione.
La programmabilità apre infinite possibilità applicative, dai pagamenti automatici condizionali alle polizze assicurative auto-esecutive, trasformando la Blockchain da un semplice registro di transazioni a una piattaforma computazionale globale capace di eseguire logiche di business sofisticate in modo trasparente.
Immutabilità del Registro
L’immutabilità costituisce la garanzia finale di integrità dei dati, ottenuta attraverso sofisticati meccanismi crittografici e protocolli di consenso che rendono estremamente difficile e costoso alterare informazioni già registrate. Ogni blocco è collegato crittograficamente al precedente attraverso funzioni hash, creando una catena in cui la modifica di qualsiasi elemento richiederebbe la ricalcolazione di tutti i blocchi successivi.
L’immutabilità fornisce certezza temporale e integrità storica, elementi cruciali per applicazioni che richiedono prove incontrovertibili come la certificazione di documenti, la tracciabilità di prodotti e la gestione di record, rendendo la Blockchain uno strumento affidabile per la conservazione di dati critici nel tempo.
La Blockchain nel Web3
Con il termine Web3 si descrive una nuova versione del web basata sulla Blockchain e principi come la decentralizzazione, la componibilità delle applicazioni, l’accessibilità dei servizi, la privacy dei dati e la possibilità per gli utenti di possedere e scambiare asset digitali e gestire la propria identità online senza intermediari.
La parola “Web3” viene, quindi, usata per descrivere l’evoluzione del Web2 odierno, fortemente centralizzato e in cui i dati e le informazioni transitano attraverso pochi attori. Questa nuova forma di web offre la possibilità di creare applicazioni decentralizzate interoperabili (DApp), in cui diverse funzionalità possono essere combinate e integrate tra loro in modo modulare. Ciò permette agli sviluppatori di creare soluzioni personalizzate e innovative, ampliando le possibilità e le opportunità offerte dal Web3.
Un esempio di queste applicazioni del Web3 è dato dai protocolli di finanza decentralizzata (DeFi) di cui parleremo più avanti. Tutto questo è possibile grazie a tre componenti della tecnologia Blockchain: i token (fungibili e Non Fungible Tokens), gli smart contract e i wallet.
Mentre il Web3 rappresenta ancora una fase iniziale di sviluppo, le sue potenzialità sono ampie e promettenti. Gli utenti, le aziende e le istituzioni pubbliche stanno iniziando a esplorare e a adottare questa nuova era del web, spinti dalla ricerca di maggiore sicurezza, trasparenza e dalle nuove dinamiche di interazione abilitate dalla tecnologia Blockchain.
Le applicazioni della Blockchain
La Blockchain e il Web3 stanno rivoluzionando il panorama tecnologico mondiale, introducendo una vasta gamma di applicazioni innovative. Queste tecnologie non si limitano più alla mera gestione delle transazioni finanziarie, ma si estendono in modo trasversale a diverse tipologie di applicazioni. Tali soluzioni innovative possono essere suddivise in tre categorie.
- Internet of Value
- Blockchain for Business
- Decentralized Web
Nei prossimi paragrafi esploreriamo dettagliatamente ciascuno di questi cluster, gettando luce sulle loro applicazioni, impatti e potenziali futuri.
Internet of Value
Quando si parla di Internet of Value si fa riferimento ad applicazioni incentrate sullo scambio del valore, che spesso si concretizzano attraverso criptovalute, stablecoin e valute virtuali supportate dalle banche centrali, note come CBDC. Queste applicazioni introducono un nuovo paradigma nell’amministrazione degli scambi di beni di valore, in quanto eliminano la necessità di intermediari.
L’Internet of Value potrebbe, dunque, segnare una svolta epocale nel modo in cui le imprese e i singoli utenti conservano e trasferiscono valore tra di loro, rendendo superflui i tradizionali circuiti di pagamento privati.
La tecnologia Blockchain apre inoltre le porte a una nuova generazione di strumenti monetari digitali. Che si tratti di criptovalute, stablecoin o CBDC, le monete digitali introducono nuove caratteristiche, come la programmabilità e la trasferibilità globale, a tempi e costi inferiori rispetto agli standard di oggi.
Bitcoin e le criptovalute
Come abbiamo già detto Bitcoin è la prima criptovaluta, ma non è più l’unica. Negli ultimi anni il mondo delle criptovalute è letteralmente esploso, tanto che oggi se ne contano almeno un migliaio. Ma esattamente cosa sono le criptovalute? Sono strumenti finanziari alternativi o valute vere e proprie?
Definizione alla mano, le criptovalute sono monete digitali decentralizzate che utilizzano tecniche crittografiche per garantire la sicurezza degli scambi tra gli utenti. Tante sono le differenze dalle valute tradizionali e tante sono anche le nuove piattaforme che si sono guadagnate le luci della ribalta. Parliamo di Ethereum, Litecoin, Polkadot, Algorand, Cosmos, nomi ormai noti non soltanto agli addetti ai lavori.
Pur presentando molti punti di forza, queste tecnologie mostrano anche diverse criticità, come la volatilità, ovvero l’estrema instabilità del loro valore che può subire variazioni drastiche anche nell’arco di poche ore.
Stablecoin
Gli stablecoin sono asset digitali che godono delle garanzie e delle proprietà che rendono le criptovalute interessanti. Il loro prezzo viene stabilizzato rispetto ad un asset di riferimento che può essere una moneta fiat, come il dollaro o l’euro, un bene come l’oro, oppure un indice, nel senso di media pesata di più prezzi.
Gli stablecoin rappresentano pertanto l’incontro tra la versatilità delle criptovalute e la stabilità delle monete a corso legale. Allo stesso tempo, permettono di superare il limite principale delle criptovalute, ossia la volatilità.
L’andamento schizofrenico del mercato delle cripto negli ultimi anni ha rappresentato infatti il limite più grande alla loro adozione su larga scala. Il funzionamento degli stablecoin permette di superare proprio questa problematica strutturale.
Le CBDC (Central Bank Digital Currencies)
L’emergenza sanitaria ha indirettamente accelerato diversi trend relativi ai pagamenti digitali già in forte sviluppo nell’ultimo decennio. Uno di questi riguarda l’esplorazione della tecnologia alla base delle criptovalute per creare le versioni digitali delle loro valute nazionali, note come CBDC (Central Bank Digital Currency).
Le CBDC rappresentano una forma digitale delle valute fiat nazionali, le valute legali emesse e gestite da istituzioni sovrane come le banche centrali. A differenza delle criptovalute, le CBDC non sono decentralizzate, ma sono supportate da un governo e costituiscono una passività della banca centrale. Di conseguenza, godono dello stesso status legale delle valute tradizionali.
Mentre nei metodi attuali di pagamenti elettronici – come carte prepagate, dispositivi elettronici e bonifici – le transazioni avvengono attraverso intermediari, le Central Bank Digital Currency consentono trasferimenti digitali diretti senza dover ricorrere ai circuiti di pagamento tradizionali.
Tuttavia, nonostante i numerosi vantaggi legati all’introduzione delle CBDC, sorgono anche diverse sfide in questo nuovo panorama dei pagamenti digitali. Tra queste, vi sono questioni legate alla privacy dei cittadini, la necessità di garantire l’interoperabilità con i sistemi legacy e le altre valute digitali globali, nonché l’importanza di evitare stravolgimenti eccessivi nell’attuale settore finanziario.
A livello globale sono numerosi i progetti di CBDC in corso, ma pochi sono quelli che hanno già preso forma. In Europa, ad esempio, si sta discutendo del Digital Euro, una proposta di valuta digitale emessa dalla Banca Centrale Europea che coesisterebbe con il contante. Incluso nella proposta di regolamento Single Currency Package, il Digital Euro rappresenterebbe un’alternativa sicura, economica e ampiamente accettata per i pagamenti digitali.
Blockchain for Business
Tra le diverse applicazioni della tecnologia Blockchain, quelle rientranti nella categoria “Blockchain for Business” si focalizzano su progetti che mirano a efficientare i processi aziendali tradizionali. Questo particolare utilizzo della tecnologia a registro distribuito trova applicazione in vari settori, dalla logistica alla moda, all’agricoltura, al mondo finanziario.
I progetti “Blockchain for Business” possono essere ulteriormente suddivisi in due categorie:
- progetti di ecosistema: implicano la partecipazione di più attori all’interno di un settore e spesso prevedono la creazione di piattaforme per la gestione sicura di documenti e flussi di informazioni condivisi;
- progetti indipendenti: proposti e sviluppati da singole aziende, costituiscono iniziative autonome che non coinvolgono necessariamente altri attori dello stesso settore.
Tra le diverse tipologie di applicazioni presenti nella Blockchain for Business, di seguito forniamo un approfondimento sull’uso della DLT nelle Supply Chain e sulla tokenizzazione.
La Blockchain nella Supply Chain, utilizzi e vantaggi
All’interno delle Supply Chain – ovvero nei processi di produzione e distribuzione di beni e servizi, dalla loro origine fino al consumatore finale – si possono trovare usi della Blockchain molto diversi.
Le principali aree di applicazione presenti nella “catena di approvvigionamento” sono:
- gestione sicura di dati condivisi tra diverse funzioni aziendali o aziende dello stesso gruppo;
- tracciabilità di prodotti e merci lungo la catena di approvvigionamento per garantire la trasparenza dell’origine dei beni e certificare i diversi passaggi avvenuti lungo la filiera, come avviene ad esempio nel settore alimentare;
- scambio di documenti in formato digitale, come ordini e Documenti di Trasporto (DdT);
- automazione del portale fornitori tramite l’utilizzo delle Verifiable Crendentials (VC);
- automazione di contratti e pagamenti lungo la filiera.
Tra le applicazioni emergenti spicca il Digital Product Passport (DPP), introdotto dall’Unione Europea nell’ambito della proposta di Regolamento Ecodesign per prodotti sostenibili (ESPR – COM/2022/142). Il DPP funge da registro permanente che documenta l’intero percorso del prodotto, archiviando informazioni certificate relative a provenienza, materiali utilizzati, impatto ambientale, possibilità di riparazione e procedure di dismissione.
Oltre all’applicazione della tecnologia Blockchain nei processi di Supply Chain in azienda, ci sono infine applicazioni in ambito Supply Chain Finance che combinano diversi casi d’uso tra quelli presentati per efficientare sinergicamente sia i flussi finanziari che quelli informativi all’interno della filiera.
Tokenization, significato e utilizzo per i processi tradizionali
I token, che, come abbiamo visto in precedenza, sono alla base del funzionamento della Blockchain, sono strumenti utilizzati per rappresentare una vasta gamma di cose, tra cui certificati, prodotti, diritti di accesso o appartenenza a un’organizzazione. A oggi l’applicazione più diffusa riguarda l’utilizzo dei token per rappresentare asset sulla Blockchain, soprattutto asset finanziari.
Numerose iniziative internazionali stanno esplorando la tokenizzazione di asset – come immobili, crediti di carbonio e orologi di lusso – e sviluppando piattaforme per strumenti finanziari digitali. Le applicazioni più rilevanti riguardano azioni e obbligazioni in ambito finanziario. Tra i progetti principali ci sono BUIDL, il fondo tokenizzato di BlackRock su Ethereum, e la piattaforma di Clearstream, che gestisce strumenti finanziari digitali in un contesto regolamentato.
La tokenizzazione degli asset finanziari può aprire la strada a una rivoluzione nel mondo finanziario globale, consentendo l’introduzione di logiche di programmabilità, migliorando l’efficienza dei processi e stabilendo nuovi standard di sicurezza e trasparenza nei mercati finanziari.
Decentralized Web e Blockchain
Come abbiamo visto, tra i vari utilizzi della tecnologia Blockchain spicca la sua figura come pilastro fondante di una nuova versione di Internet, nota come web decentralizzato o Decentralized Web.
A oggi, Internet è amministrato principalmente da un ridotto numero di aziende, responsabili sia dell’infrastruttura che dei servizi. Non solo, però: tali aziende gestiscono anche i dati degli utenti – basti pensare a realtà come Google e Meta a cui affidiamo le nostre identità online –.
Questa nuova versione del web, che si baserà sulla tecnologia Blockchain, propone una gestione disintermediata dell’identità. Inoltre, intende introdurre anche il concetto di possesso di oggetti “virtuali” su Internet, insieme alla possibilità di interagire con applicazioni decentralizzate e molto altro. Tutto ciò permetterebbe di offrire un’esperienza utente nuova e avanzata.
In questa sezione della guida digitale dedicata alla Blockchain, forniremo un’introduzione dettagliata ai concetti chiave del Decentralized Web. Tra di questi, le applicazioni decentralizzate (DApp), le organizzazioni decentralizzate (DAO), gli asset rappresentati sotto forma di token non fungibili (NFT), i collectibles e un nuovo paradigma di identità digitale noto come Self-Sovereign Identity (SSI).
Che cosa è una DApp: gaming DeFi e molto altro
Le (acronimo di “Decentralized Applications”, che letteralmente significa “applicazioni decentralizzate”) costituiscono una rivoluzione nell’ambito delle applicazioni online: a differenza delle app tradizionali, le DApp sfruttano le piattaforme Blockchain e la loro rete distribuita anziché affidarsi a server centralizzati.
Tramite l’appoggio alla Blockchain, le DApp consentono di introdurre servizi innovativi, impensabili nel Web2, come per esempio il lending peer-to-peer (ossia prestiti tra utenti senza intermediari). Un ulteriore elemento distintivo delle applicazioni decentralizzate è la gestione dei dati. Le app tradizionali richiedono l’accesso ai dati dell’utente, mentre le DApp permettono alle persone di utilizzare la propria identità sulla Blockchain. Ciò consente un’interazione disintermediata con le applicazioni.
Le DApp, quindi, presentano vantaggi rilevanti nel risolvere alcune delle sfide tipiche delle applicazioni del Web2. La loro solidità deriva dall’assenza di un singolo punto di vulnerabilità, mentre l’immutabilità incorporata assicura l’integrità operativa dell’applicazione. Infine, agevolano interazioni sicure tra gli utenti, consentendo loro di mantenere un controllo diretto sui propri asset e dati.
Le DApp sono varie e molto diverse tra loro, tra le categorie più diffuse ci sono:
- la DeFi (acronimo di “Decentralized Finance”, in italiano “finanza decentralizzata”);
- le DApp di gaming;
- i marketplace;
- i social network;
- le DApp di gambling.
Nel settore DeFi, le DApp sfruttano le piattaforme Blockchain – principalmente Ethereum – per creare nuovi prodotti e servizi finanziari. Queste DApp DeFi possono essere a loro volta divise in diverse categorie, come gli exchange decentralizzati (es. Uniswap), le piattaforme di lending (es. Compound) e le soluzioni di tokenizzazione di asset finanziari (es. OndoFinance).
Cos’è e come funziona una DAO
Le DAO (acronimo di “Decentralized Autonomous Organization“, ovvero “Organizzazione Autonoma Decentralizzata”), rappresentano un innovativo modello di organizzazione basato sulla Blockchain. L’Osservatoriostesso, però, dà una definizione puntuale delle DAO:
Le DAO sono come una particolare tipologia di community online di proprietà collettiva degli stessi membri della community. La partecipazione a una DAO è gestita attraverso l’utilizzo di token, ciascun possessore del relativo token ha la possibilità di esprimere il proprio voto sulle questioni inerenti alla DAO stessa.
Le DAO sono dunque entità autonomamente gestite, che permettono agli utenti di prendere decisioni democratiche attraverso votazioni decentralizzate, riducendo la necessità di intermediari fidati.
Queste organizzazioni sono utilizzate in vari contesti, tra cui la finanza decentralizzata (DeFi), la gestione di progetti open source e organizzazioni senza scopo di lucro. Un esempio di successo è l’uso dei DAO nelle piattaforme DeFi per votare su modifiche di protocollo o per decidere su proposte di finanziamento. Negli Stati Uniti si è invece assistito all’acquisto di un campo da golf da parte di un gruppo di utenti privati, riunitosi sottoforma di DAO (“LinksDao”).
Cosa sono gli NFT: il mondo dei collectibles nella Blockchain
Gli NFT, o Non-Fungible Tokens (“token non fungibili”), rappresentano un’innovazione dirompente con impatti significativi nella rappresentazione della proprietà di qualsiasi asset digitale (e non). Basati sulla tecnologia Blockchain, offrono tracciabilità e autenticità attraverso un codice unico.
I primi NFT hanno iniziato a diffondersi nel 2017 con il gioco Cryptokitties, permettendo agli utenti di acquistare, collezionare e scambiare gattini virtuali unici sulla Blockchain di Ethereum. Questo pionieristico esempio di “collectibles” digitali ha aperto la strada a un’esplosione del fenomeno, facilitata dalla relativa semplicità di realizzazione degli NFT. Nel tempo, i Non-Fungible Tokens hanno ampliato la loro portata ben oltre i semplici oggetti da collezione, guadagnando popolarità nel mondo dell’arte, della finanza, della musica e dei giochi online.
La creazione di un token non fungibile è infatti accessibile anche a chi non ha competenze di programmazione, attraverso servizi e piattaforme. Nonostante l’hype attorno al mondo dei collectibles sia calato da allora, la tecnologia offre possibilità d’innovazione in diversi ambiti. La tokenizzazione potrebbe, infatti, trasformare beni illiquidi in asset rapidamente negoziabili, con potenziali applicazioni nel settore immobiliare, finanziario e non solo.
SSI e Blockchain
Il termine “Self-Sovereign Identity” (SSI) è stato coniato nel 2016 da Christopher Allen, esperto di sicurezza e identità online. Indica un modello di identità digitale decentralizzato basato sulla tecnologia Blockchain, che restituisce agli utenti il controllo sulle proprie informazioni personali.
Il modello SSI mira a superare i limiti dei sistemi di identificazione digitale centralizzati, come quelli basati sugli Identity Provider (di cui il caso italiano di SPID è un esempio). La Self-Sovereign Identity consente infatti agli utenti di generare un identificativo univoco, controllato attraverso meccanismi crittografici simili a quelli utilizzati nelle transazioni su Blockchain come Bitcoin o Ethereum.
Il funzionamento tecnico della SSI si basa su tre elementi principali: i Decentralized Identifiers (DID), le Verifiable Credentials (VC), e i DID Document. I DID sono identificativi univoci basati su chiavi crittografiche, le VC sono attributi collegati a un’entità e i DID Document forniscono informazioni aggiuntive a un DID.
La tecnologia Blockchain fornisce la base per la SSI, con vantaggi come il controllo dell’utente sulle informazioni personali, la flessibilità nella creazione di certificati, la riduzione del rischio di frodi e duplicazioni dei documenti e costi infrastrutturali inferiori.
Alcuni esempi internazionali di implementazione della SSI includono progetti come Verified.me in Canada, uPort in Svizzera, DIZME in Europa, e l’iniziativa europea ESSIF.
I rischi associati alla Blockchain
Nonostante le numerose potenzialità, la Blockchain presenta anche diverse criticità e rischi che è importante considerare. Dal punto di vista tecnico, i principali limiti riguardano la scalabilità: molte reti possono processare solo un numero limitato di transazioni al secondo, causando rallentamenti e costi elevati durante i picchi di utilizzo. Un altro aspetto critico è il consumo energetico, particolarmente elevato nelle piattaforme che utilizzano meccanismi di consenso basati sul Proof of Work (un processo dove i computer competono per risolvere complessi calcoli matematici per validare le transazioni, richiedendo enormi quantità di energia elettrica).
Sul fronte della sicurezza, sebbene la Blockchain sia intrinsecamente resistente alle manomissioni, rimangono vulnerabilità negli smart contract mal programmati e negli exchange centralizzati, come dimostrato da numerosi attacchi informatici che hanno causato perdite milionarie. Inoltre, la perdita delle chiavi private (le “password” crittografiche)/seed phrase (che permette di recuperare la chiave privata) comporta l’impossibilità definitiva di recuperare i propri fondi, poiché non esiste un’autorità centrale che possa ripristinare l’accesso.
Dal punto di vista normativo, l’incertezza regolamentare in molti Paesi crea difficoltà per le aziende che vogliono adottare questa tecnologia, mentre la natura pseudonima delle transazioni solleva preoccupazioni legate al riciclaggio di denaro e al finanziamento di attività illecite, spesso facilitato dall’utilizzo di criptovalute nei mercati del Dark Web.
Infine, la volatilità estrema delle criptovalute e la presenza di progetti fraudolenti nel settore rappresentano rischi significativi per gli investitori e gli utilizzatori finali.
I progetti Blockchain nel mondo
Nel 2024 l’Osservatorio ha rilevato un leggero aumento dei progetti Blockchain e Web3 avviati da aziende tradizionali a livello globale. Sono infatti 298 i nuovi casi (+3,5% rispetto al 2023) portando a 1.576 i casi complessivamente documentati dal 2016 ad oggi. Tuttavia, tra le nuove iniziative si osserva un calo marcato delle sperimentazioni (-43%), segnale di una maturazione dei progetti avviati negli anni precedenti, ma anche di un rallentamento nell’avvio di nuove sperimentazioni da parte delle imprese tradizionali.
La crescita dell’interesse è confermata anche tra le grandi aziende internazionali: il numero di imprese della classifica Fortune Global 500 attive in progetti Blockchain o Web3 è salito da 153 (31%) nel 2023 a 204 (41%) nel 2024, con ben 51 nuove iniziative lanciate solo nel corso dell’anno.
Per quanto riguarda i progetti riconducibili all’Internet of Value, nel 2024 si è registrato un incremento sia in numero (88 nuove iniziative avviate a fronte delle 86 del 2023, +2%) sia in livello di maturità, con un forte aumento delle iniziative in produzione (+53%) e una contestuale riduzione delle sperimentazioni (-37,5%). Parallelamente, si è assistito a una crescita dell’offerta di soluzioni infrastrutturali, tra cui piattaforme di scambio, servizi di custodia e soluzioni legate alla diffusione delle stablecoin, che favoriscono l’adozione di criptovalute.
I progetti di Blockchain for Business, condotti quasi esclusivamente da aziende tradizionali, rappresentano ancora oggi la fetta più consistente delle iniziative analizzate: sono 149 le iniziative avviate nel 2024, +43% rispetto al 2023. All’interno di questa categoria, il trend dominante è la tokenizzazione di asset finanziari, mentre emergono con forza anche iniziative legate alla tokenizzazione di asset non finanziari, come i Digital Product Passport (DPP) in Europa.
Infine, nel Decentralized Web la Blockchain viene utilizzata come piattaforma abilitante per sviluppare servizi fortemente innovativi. Tuttavia, lo sviluppo di queste soluzioni procede a due velocità: da un lato le aziende tradizionali mostrano ancora difficoltà nell’adottare modelli decentralizzati (sono 61 le nuove iniziative nel 2024, 37 in meno rispetto all’anno precedente), dall’altro startup e attori nativi digitali avanzano con maggiore rapidità e sperimentazione (sono più di più di 16.000 dapp e il TVL – Total Value Locked, ossia “Valore Totale Bloccato” – della DeFi, valore in continuo aumento).
Contenuti suggeriti dell’Osservatorio Blockchain & Web3