In uno scenario in cui il mercato degli smart objects è in crescita, il rapporto tra Internet delle cose, sicurezza informatica e privacy si fa sempre più controverso. In questo articolo, a cura dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, scopriamo come si sta evolvendo la normativa europea per conciliare sicurezza e tecnologia IoT (Internet of Things).
Quali sono i rischi di sicurezza collegati ai dispositivi IoT?
Alla base dell'Internet of Things vi sono gli Smart Objects, dispositivi connessi alla rete con diverse proprietà (self-awareness, interazione con l'ambiente circostante, elaborazione dati e appunto connessione). Tali proprietà dovrebbero tradursi in opportunità, ma anche in rischi che implicano la sicurezza.
Infatti, aumentando il numero di dispositivi connessi alla rete aumenta anche il numero delle vulnerabilità e dei possibili punti di accesso per un eventuale attacco al sistema informativo aziendale. Il fatto stesso di essere oggetti connessi alla rete rende i dispositivi IoT vulnerabili alle minacce Cyber, come dimostrano anche i numerosi attacchi hacker subiti da imprese e privati negli ultimi anni.
Come si può conciliare l’innovazione con la sicurezza degli utenti? La normativa europea si sta evolvendo in tal senso, con l’obiettivo di tutelare sempre di più i dati di imprese e consumatori e far sì che sul mercato vengano emessi soltanto prodotti conformi agli standard comunitari.
IoT e Sicurezza Informatica
Iniziamo dalla Cyber Security. Non si tratta di un tema legato solo ai dati raccolti, che potrebbero essere intercettati o manomessi da terze parti, ma anche della sicurezza “fisica”, legata alla possibilità che malintenzionati possano riuscire a impartire comandi agli oggetti da remoto (ad esempio l’apertura della porta di casa o la disattivazione del sistema di allarme).
Per disciplinare diversi aspetti, la Commissione Europea ha introdotto cinque nuovi Regolamenti, ai quali i produttori di dispositivi smart dovranno attenersi nel prossimo futuro. Si tratta del Digital Product Passport, dell’Artificial Intelligence Act (o AI Act), del Digital Services Act, del Cyber Resilience Act e del Data Act. Di particolare interesse per il mercato dell’IoT, sono poi i Regolamenti Cyber Resilience Act e Data Act, che mirano a definire con maggior chiarezza i diritti di imprese e consumatori riguardo ai dati.
IoT e Cyber Resilience Act
A ottobre 2024 il consiglio dell’Unione Europea ha approvato il Cyber Resilience Act (CRA), un nuovo regolamento che introduce norme per produttori e venditori di prodotti digitali, volte a garantire la sicurezza informatica del consumatore. Tale regolamento si fonda sui seguenti principi chiave:
- cyber security by design, secondo cui i produttori devono migliorare la sicurezza dei dispositivi già in fase di progettazione e sviluppo, nonché durante l’intero ciclo di vita, impegnandosi a rilasciare continui aggiornamenti di sicurezza;
- vulnerability management, principio che prevede che le aziende garantiscano l’assenza di vulnerabilità note su tutti i prodotti venduti e notifichino tempestivamente l'ENISA (l'agenzia europea per la sicurezza informatica) circa l’insorgere di qualsiasi vulnerabilità o incidente di sicurezza che interessi i propri prodotti;
- market surveillance, che sancisce la presenza di un'autorità di vigilanza del mercato alla quale tutti i produttori sono tenuti a fornire informazioni sulla conformità con il CRA;
- transparency of security properties of products, che guida le aziende verso una maggiore trasparenza delle proprietà di sicurezza informatica che caratterizzano i propri prodotti.
Tuttavia, non è ancora chiaro se per tutti i dispositivi IoT si applicherà tale regolamento. Infatti, il Cyber Resilience Act prevede che le norme siano adottate solo da prodotti digitali “critici” di classe I e II, come gestori di password e sistemi operativi, nelle quali gli oggetti smart al momento non sembrano rientrare (ad eccezione dello smart meter). Diverse associazioni di consumatori chiedono, però, che l’esclusione dei prodotti IoT consumer venga riconsiderata. Tali dispositivi sono in grado di raccogliere e memorizzare numerosi dati, talvolta sensibili, e se hackerati potrebbero provocare danni notevoli. Dall’altro lato, le associazioni delle imprese produttrici sostengono, invece, che classificare tutti i componenti dei prodotti IoT come critici porterebbe a considerevoli ritardi negli approvvigionamenti e nello sviluppo di prodotti più sicuri.
Le principali aziende europee del settore dell'elettronica hanno anche indirizzato una lettera all'Unione Europea, sollecitando un dialogo costruttivo per modificare il CRA prima della sua adozione suggerendo diverse proposte, come la riduzione dell'elenco dei prodotti considerati ad alto rischio
IoT e Data Act
Il 27 novembre 2023 la Commissione Europea ha approvato il Data Act. Si tratta di un regolamento che ha l’obiettivo di semplificare la gestione dei dati generati dall’uso di prodotti connessi o di servizi correlati. In questo modo l’obiettivo è quello di garantire equità nella distribuzione del valore tra le diverse aziende e aprire opportunità per l’innovazione basata sui dati a tutti i protagonisti del mercato.
Il regolamento pone il focus su tre punti centrali:
- accesso e riutilizzo dei dati, obbligando i produttori e i fornitori di servizi a consentire agli utenti di accedere e riutilizzare tali dati;
- portabilità dei dati, che potranno essere facilmente trasferiti tra diversi fornitori di servizi, senza ostacoli tecnici o commerciali;
- accesso degli enti pubblici ai dati privati in circostanze eccezionali (come disastri naturali o pandemie) o per compiti di interesse pubblico, dietro compensazione per le micro e piccole imprese.
La pubblicazione del Data Act è avvenuta in via definitiva l’11 gennaio 2024, e la sua effettiva applicazione è prevista a settembre 2025. In questi venti mesi le aziende devono quindi lavorare con sempre più attenzione sul tema dati, per non perdere le nuove opportunità aperte.
La sicurezza dei dati negli "oggetti intelligenti"
In generale, quando si parla di sicurezza dei dati ci si riferisce sempre a un tema rilevante e al centro dell’attenzione da parte di consumatori e imprese. Se si guarda a quanto già avvenuto in passato, si osserva che tutte le grandi evoluzioni tecnologiche (non solo l’Internet of Things) hanno registrato un percorso caratterizzato da errori, vulnerabilità e imprevisti nei confronti della Cyber Security. Ciò è accaduto ad esempio quando sono state sviluppate le prime pagine web o le prime App per smartphone, che hanno fatto registrare diverse falle e vulnerabilità in termini di sicurezza non considerate dagli sviluppatori in fase di progettazione.
Secondo una Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things il tema della sicurezza informatica è percepito come rilevante dalle aziende italiane, rispettivamente dal 96% delle grandi imprese e dall’82% delle PMI [1], anche se solo il rispettivo 54% e il 35% ha già valutato le misure da implementare a riguardo.
IoT e implicazioni sulla Privacy
L’altro aspetto chiave è quello della Privacy, non solo dal punto di vista normativo, ma anche da quello dei consumatori e dei produttori degli oggetti intelligenti. Con la crescente diffusione di soluzioni come quelle per la Smart Home, le aziende si interrogano sempre più spesso su come sia possibile cogliere il potenziale legato ai dati resi disponibili dai dispositivi intelligenti.
Lo dimostrano anche le strategie di grandi player come Google e Amazon, che hanno lanciato sul mercato gli smart home speaker a prezzi molto bassi, puntando evidentemente a generare un business che possa andare ben oltre la vendita dell’hardware. Ad esempio, in questo caso l’interesse può riguardare scopi molto ampi, che vanno dalla profilazione più accurata degli utenti (non più solo nella loro esperienza “online”) fino al supporto agli acquisti, che possono essere veicolati alla propria piattaforma eCommerce (come nel caso di Amazon) oppure fare leva su retailer terzi (come nel caso di Google Express, che consente negli Stati Uniti di utilizzare l’home speaker per fare acquisti da una rete di circa cinquanta retailer convenzionati).
In questo scenario di crescita tecnologica e di nuove soluzioni IoT, anche la normativa sta evolvendo, con lo scopo di favorire la competitività e, al contempo, preservare la privacy e garantire adeguati livelli di sicurezza.
L'impatto del GDPR sull'Internet of Things
Gli enti regolatori hanno iniziato da tempo a interessarsi dei risvolti legati alla gestione dei dati raccolti dai dispositivi IoT. Il Regolamento europeo UE 679/2016 in materia di protezione dei dati personali (GDPR - General Data Protection Regulation), valido dal 25 maggio 2018, è la normativa di riferimento per tutte le organizzazioni. Per poter comprendere la portata dei cambiamenti introdotti dalla normativa è necessario sottolineare il cambio di filosofia, con il passaggio a un approccio di “responsabilizzazione” del Titolare (la cosiddetta “accountability”).
Il GDPR prevede che il Titolare, già dalle fasi preliminari del trattamento, assuma un ruolo proattivo nella scelta e nell’adozione delle misure tecniche e organizzative, e in generale nella definizione delle modalità di adeguamento. Al contempo, egli deve essere sempre in grado di dimostrare la ratio alla base delle scelte effettuate e la propria compliance al Regolamento europeo, considerando il tema della protezione dei dati già in fase di progettazione (Privacy by Design) e non a seguito della vendita di oggetti smart.
Le prescrizioni previste dal GDPR in capo al Titolare del trattamento impattano in maniera notevole in questo ambito, comportando di fatto alcune procedure che il Titolare del trattamento deve garantire:
- l’utilizzo corretto, trasparente e lecito dei dati personali, in base ai principi previsti dal GDPR;
- la tutela dei dati fin dalla fase della progettazione (data protection by design, ribadita successivamente anche nel CRA);
- il trattamento “di default” solo dei dati necessari per ogni specifica finalità, secondo il principio di minimizzazione degli stessi (privacy by default), che implica che non sia possibile raccogliere e memorizzare dati per un generico uso futuro, ma diventa fondamentale individuare e dichiarare sin da subito la finalità per cui essi sono utilizzati;
- la valutazione di impatto del trattamento, quando esso comporta un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone interessate, soprattutto se effettuato mediante nuove tecnologie (DPIA, o Data Protection Impact Assessment);
- misure tecniche e organizzative adeguate, per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio emerso in fase di valutazione;
- la garanzia dell’esercizio dei diritti degli interessati (persone fisiche a cui i dati personali si riferiscono), compreso il diritto alla portabilità dei dati, ai sensi dell’art. 20 del GDPR.
La Privacy nell’IoT dal punto di vista degli utenti
La capacità di valorizzare i dati nell’Internet of Things va dunque di pari passo con la necessità di adeguarsi ai nuovi Regolamenti. Insieme alla tecnologia e alle normative, però, evolve anche la sensibilità degli utenti.
Secondo la Ricerca dell’Osservatorio, nel 2023 si è registrato un lieve aumento della preoccupazione per la privacy rispetto agli anni precedenti, con un aumento al 49%. In particolare, sono soprattutto Millenials (27-42 anni), Generazione X (43-57 anni) e Boomers (58-74 anni) a mostrare preoccupazione, mentre la Generazione Z (18-26 anni) si sente più tranquilla a riguardo.
Facendo il parallelo con altre innovazioni digitali, in primis lo smartphone, emerge come tale sfiducia sia spesso dovuto al fatto che i consumatori non riescono ancora a cogliere i vantaggi derivanti dalla condivisione e dall’uso (nel pieno rispetto delle normative) di tali informazioni. Una soluzione per superare la reticenza dei clienti potrebbe essere quella di proporre servizi dal valore chiaramente percepibile, come il pronto intervento di un’azienda di vigilanza in caso di tentativo di furto oppure un supporto concreto volto a ridurre i propri consumi energetici, dimostrando come i servizi possano migliorare la vita quotidiana.
[1] Fonte: survey CAWI indirizzata a grandi imprese e PMI italiane, Ott. 2022
- Autore
Direttore dell'Osservatorio Internet of Things e dell'Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano
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