Qual è lo stato di digitalizzazione delle PMI italiane?

01 marzo 2021 / Di Redazione Osservatori Digital Innovation / 0 Comments

Il processo di digitalizzazione delle PMI è lungo e tortuoso, ma ricco di opportunità. I trend della trasformazione digitale, d’altronde, hanno imposto alle imprese di qualsivoglia dimensione sfide tecnologiche, organizzative e culturali dure da affrontare. Competenze digitali e apertura al cambiamento sono la chiave, in particolar modo per le PMI italiane, realtà trainanti nel nostro Paese, ma ancora poco digitalizzate. Qual è la strada giusta da seguire?

Le PMI (acronimo di Piccole e Medie Imprese) sono le realtà imprenditoriali portanti del nostro Paese. In Italia ce ne sono circa 206.000 (meno del 5% del totale di imprese attive) e, da sole, contribuiscono a oltre il 41% dell’intero fatturato generato. Ma possiedono gli strumenti digitali giusti per contribuire allo sviluppo del nostro sistema economico? Scopriamolo nel dettaglio:

 

La digitalizzazione delle PMI ai tempi del Covid-19

Siamo ben consci di quanto sia importante l’Innovazione Digitale per mantenere alta l’asticella della competizione di un’azienda o di un intero sistema economico. Il livello di digitalizzazione delle PMI, in particolare, è uno dei pilastri su cui si misura lo stato della trasformazione digitale di un Paese.

Stando al DESI (Digital Economy and Society Index), l’indice creato dalla Commessione Europea per misurare e monitorare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, il livello di digitalizzazione delle PMI italiane è al di sotto della media europea. In termini di vendite online, tanto per fare un esempio, le nostre PMI occupano la posizione 26 su 28, ben lontana dalle controparti di Paesi come Irlanda, Regno Unito e Germania.

Anche in termini di integrazione delle tecnologie digitali e percorsi di digitalizzazione, le piccole e medie imprese sembrano ferme al palo. Sono notevoli i ritardi, specie in materia di presenza sul web, analisi di Big Data e infrastrutture tecnologiche avanzate.

La recente crisi sanitaria legata al Covid-19 ha sicuramente rimescolato le carte in tavola. Il digitale ha rappresentato, durante i mesi della pandemia, l'unico strumento per le PMI in grado di garantire una certa continuità di business. Durante l’emergenza, il digitale ha rappresentato una condizione necessaria per rimanere competitivi e per sopravvivere. Le PMI hanno accelerato alcuni aspetti della trasformazione digitale, volti in particolare ad efficientare le risorse e ridurre i costi e garantire flessibilità nel lavoro. La sfida per il futuro, però, sarà passare da un approccio reattivo all’emergenza ad un approccio strategico e di lungo periodo, estendendo la digitalizzazione ai diversi processi e rivedendo i modelli di business.

 

La presenza online delle PMI italiane

La digitalizzazione di un’impresa passa anche dalla propria visibilità online e dalla capacità di sfruttare i mezzi di marketing e comunicazione digitali. Benché l’80% delle PMI affermi di avere un proprio sito web, sono poche quelle che presentano siti veramente ottimizzati, performanti, mobile-responsive e costantemente aggiornati.

Altrettanto poche le imprese di piccola e media dimensione che puntano su un canale eCommerce proprietario e vendono online. Tale valore, nettamente inferiore a quello comunque relativamente basso delle grandi imprese italiane (25,8%), si attesta al di sotto della media europea (17.5%), con una distanza considerevole dai Paesi che fanno meglio. La pandemia ha portato in realtà le PMI ad un uso maggiore delle piattaforme e-commerce, con una crescita del +50% rispetto al periodo pre-Covid. Il trend non è stato quello di sviluppare piattaforme proprietarie, per la cui creazione mancano risorse economiche, competenze digitali interne e capacità di adattamento delle strutture e dei processi aziendali, bensì di rivolgersi a piattaforme terze.

Scarsi anche gli investimenti in pubblicità online. Sono ancora molte le imprese, infatti, che investono esclusivamente in forme tradizionali locali quali stampa, radio o tv. Larga parte delle PMI che investe in Internet Advertising punta esclusivamente sui canali social, ma con budget limitati e sporadici. Le potenzialità tipiche dei canali online, come i motori di ricerca, i video, ma anche gli stessi social, di intercettare traffico qualificato e interessato per le diverse nicchie di mercato, restano dunque inespresse

 

 

4 direzioni da seguire per la digitalizzazione di una piccola-media impresa

Il ritardo “digitale” accumulato dalle PMI del nostro Paese, va precisato, è sensibile ma colmabile. L’Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI ha tracciato la strada, o meglio, le quattro strade da percorrere in questo processo di trasformazione digitale, analizzando il fenomeno secondo quattro direttrici complementari, molto concrete. Approfondiremo questi aspetti nel proseguo dell'articolo.

  1. Interesse verso il digitale del vertice aziendale: il top management percepisce il ruolo delle tecnologie digitali come strategico per l’azienda?
  2. Organizzazione, governance e cultura digitale: come viene favorito lo sviluppo e il potenziamento di competenze digitali tra gli addetti dell’organizzazione?
  3. I processi aziendali coinvolti: quali sono i processi interni (produzione, HR, sicurezza informatica) supportati dalle tecnologie?
  4. Le tecnologie nei processi di interfaccia/di supply chain: quali sono gli strumenti digitali che supportano i rapporti con fornitori, partner e clienti?

 

PMI e digitale: quando la teoria non basta

Oggi, gran parte delle PMI in Italia è ben conscia del ruolo strategico che il digitale può giocare per il successo aziendale, tanto che quasi il 90% dei vertici aziendali considera l’innovazione una necessità per lo sviluppo del business.

Nella pratica, tuttavia, manca la reale volontà di innovare. Sono diversi gli elementi che descrivono tale tendenza:

  • previsioni di investimento in digitale invariate o ridotte rispetto all’anno precedente;
  • progetti di breve periodo non mirati a riorganizzare interi processi aziendali;
  • costi di acquisto percepiti come troppo elevati;
  • mancanza di competenza, cultura digitale e supporto da parte delle istituzioni;
  • scarsa conoscenza degli incentivi per le PMI.

Per far sì che la digitalizzazione possa diventare un pilastro strategico delle PMI sono necessari due aspetti. Innanzitutto deve avvenire una trasformazione culturale tramite un processo di promozione e sviluppo ad ampio spettro delle competenze digitali. È inoltre necessario che la digitalizzazione coinvolga tutti gli attori del mercato, quali le Pubbliche Amministrazioni e le grandi imprese, affinché i singoli attori e l’intero mercato possano beneficiarne appieno.

 

Una questione di competenze e cultura digitale

Un altro limite alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese è la mancanza di competenze e figure aziendali specializzate.

Ad oggi è difficile per una PMI dotarsi di “specialisti del digitale”: Innovation Manager per le attività legate ai percorsi di innovazione, eCommerce Manager, Data Scientist, addetti alla sicurezza informatica… Tutte figure presenti in maniera marginale nelle piccole e medie realtà. È significativo come il 18% delle PMI non abbia al proprio interno alcuna figura dedicata a queste mansioni.

Le PMI preferiscono affidarsi a fornitori esterni, per lo sviluppo del sito web aziendale, la gestione dei canali online, l’implementazione di CRM o ERP o la gestione di campagne di web advertising. Difficile reperire sul mercato competenze ad hoc, certamente, ma manca anche la volontà e la possibilità di formare e aggiornare le risorse interne. Poche le iniziative in questo ambito, perlopiù informali e basiche.

Lontani dal mondo delle PMI anche i nuovi modelli manageriali, sinonimo di produttività e flessibilità. Prima dell'emergenza, metà delle piccole e medie imprese, ad esempio, non adottava lo Smart Working e non ne era interessato, per motivi principalmente culturali. Durante l’emergenza il 58% delle PMI ha previsto per i propri dipendenti il lavoro a distanza e si è registrata una crescita anche in termini di dotazione digitale per il lavoro e la collaborazione da remoto. Si è registrato un aumento considerevole nell’uso di strumenti di web conference e chat per la collaborazione da remoto ed è aumentata anche la percentuale di PMI che utilizzano sistemi per lo scambio di file digitali. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le attività portate avanti nel 2020 hanno consentito di rispondere a esigenze puntuali e non a ridisegnare le strategie di lungo periodo.

 

Le tecnologie digitali su misura delle PMI

La conoscenza e l’adozione delle tecnologie digitali è un altro elemento fondamentale per l’innovazione di una PMI. Soprattutto nei processi interni, come gestione dei dati e delle informazioni aziendali (storage, analisi e protezione) o processi di produzione.

Ma quali sono le tecnologie che ogni PMI dovrebbe conoscere e saper padroneggiare?

La tecnologia abilitante per la trasformazione digitale in azienda è il Cloud Computing, ma sono ancora poche le PMI (circa un terzo del totale) che utilizzano questa tecnologia per lo storage delle informazioni aziendali.

Tanto interesse, ma poca azione, destano poi la gestione e l’analisi dei dati. La consapevolezza della centralità dei dati nell’acquisizione di vantaggio competitivo è forte, dalle piattaforme per conservare i dati fino agli strumenti per analizzarli e trarne informazioni strategiche. Così come è forte la discrepanza tra teoria e pratica. Oltre alle competenze, manca infatti la volontà di investire in progettualità avanzate per l’integrazione dei dati, da quelli relativi a più processi (quali ad esempio la riconciliazione di ordini e acquisti verso i fornitori) all’implementazione di piattaforme evolute (come un data warehouse).

Sempre a proposito di dati, cresce di rilievo il tema della sicurezza informatica (la Cybersecurity) e della protezione dati. Una PMI su quattro ha infatti affermato di essere stata vittima di almeno un attacco informatico nel corso della sua vita aziendale. A fronte del rischio crescente di furti o perdite di dati aziendali, le piccole-medie imprese italiane mostrano però ancora una scarsa sensibilità al tema. La recente entrata in vigore del GDPR ha perlomeno mobilitato diverse iniziative di adeguamento anche tra le PMI.

Menzione finale per le tecnologie relative all’Industrial Internet of Things, di sicuro interesse per le PMI manifatturiere. Ad oggi, sono ancora poche le piccole-medie imprese che hanno deciso di puntare su progetti e applicazioni IoT, complice anche la complessità burocratica che soggiace dietro gli incentivi (pur numerosi) per l’Industria 4.0.

 

Gli strumenti digitali per relazionarsi con clienti e fornitori: dalla fatturazione ai pagamenti

Pur con molte difficoltà, la fatturazione elettronica tra privati, resa obbligatoria del 2019, ha rappresentato un’importante spinta alla digitalizzazione per le piccole-medie imprese. La fatturazione ha un impatto positivo sia sul ciclo attivo che sul ciclo passivo, in particolare nel velocizzare il processo di registrazione della fattura. A dichiararlo è più di una PMI su due che utilizza la fattura elettronica.

Per quanto riguarda la fase di pagamento verso i fornitori, si registra anche nel mondo delle PMI, coerentemente col mondo delle grandi imprese, una prevalenza di utilizzo di strumenti elettronici, in primis il bonifico bancario digitale. Di contro, emerge un divario nella diffusione di strumenti di pagamento innovativi, quali i pagamenti disposti tramite Smartphone oppure con e-wallet.

 

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  • Autore

Gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia.